venerdì 10 gennaio 2014

Caro amico ti scrivo

Caro amico ti scrivo, così ti oltraggio un po’. E siccome sei molto lontano, più forte ti oltraggerò. Da quando sei partito le cose sono andate nel peggiore dei modi. Doveva essere una vacanza rilassante, in un posto che fa di tutto per non permettere ai bianchi di rilassarsi e avresti dovuto cercare anche una casa dove passare una serena vecchiaia, con la pensione d’invalidità che lo Stato italiano ti avrebbe mandato laggiù, in Madagascar. Ma le cose sono andate diversamente. Non solo hai avuto conferma che l’ambiente è ostile per gli stranieri, ma dubito che sceglierai quelle favolose contrade come meta dei tuoi prossimi viaggi. Per questo ti avevo proposto mia moglie come guida turistica, che, stando a quanto concordato insieme, avrebbe dovuto proteggerti dai pericoli, in primis dal vazaha-profit, che i malgasci si fanno un punto d’onore a praticare nei nostri confronti, di noi occidentali. La pratica è talmente diffusa che ci sono stati venditori di merce, qualsiasi tipo essa sia, che brontolavano con Tina, in mia presenza, perché non riuscivano a capire come una loro compaesana potesse schierarsi dalla parte del bianco, anziché di un suo compatriota e ci rimanevano male quando venivano a sapere che Tina preferiva difendere suo marito, piuttosto che commercianti disonesti quali loro erano.

Puoi capire, da questo solo esempio, quanto saresti stato una facile preda per approfittatori di tutte le risme e quanto ti sarebbe stata utile Tina in qualità di guida, per controllare i prezzi del conto del ristorante o per permetterti di comprare cibo e bevande nei chioschi senza venire sistematicamente imbrogliato. Ma tutto questo non è entrato nella tua consapevolezza e siccome ognuno si costruisce la propria realtà, hai cominciato a vedere anche nella tua guida un estraneo impegnato a derubarti, dimenticando che stavi in compagnia di mia moglie, a cui avevo fatto una “capa tanta” sulla necessità di trattarti bene, perché eri mio amico, nonché potenziale compaesano in un prossimo futuro, se dovessi decidere di trasferirmi in Madagascar.
Infatti, avendola licenziata dopo pochi giorni, dopo che ti ha scarrozzato da Antananarivo a Fianarantsoa, da Fianarantsoa a Tulear e da Tulear a Mangily, non le hai dato nemmeno ciò che le spettava in base ai nostri accordi, per non parlare della buonuscita, che in francese si chiama “pourboire” e che non si nega neanche alla più sciattona delle cameriere. Pensavi forse di poter usufruire di un servizio senza pagarlo? Pensavi di essere più furbo dei malgasci?
Un italiano che conobbi nel 2006, tale Marcello Lucaroni, di Roma, mi disse che “i malgasci riescono a mettertelo nel culo anche se stai con la schiena appoggiata al muro”. Ambasciator non porta pena e questa fu una delle prime lezioni che imparai andando in Madagascar. Ciò non significa che, nonostante ce la mettessi tutta e stessi attento, i malgasci non riuscissero a farmi pagare più del dovuto, merci e servizi che chiedevo loro.

Capisco che sei friulano come me e che la spilorceria ce l’abbiamo nel sangue, forse ancora peggio dei genovesi, ma una persona corretta dovrebbe rendersi conto che i prestatori di un servizio, qualunque esso sia, vanno pagati, perché il loro tempo, le loro energie, la loro pazienza va in qualche modo retribuita. Altrimenti, diventi automaticamente disonesto e ti comporti come quell’Hudorovich, di etnia Rom, che, fatto scaricare nel campo nomadi un camion di legna da ardere, ivi portata da Giuseppe Quercioli, si rifiutò di pagarlo, contando sul fatto che la legna ormai era stata scaricata. Al che il Quercioli gli disse: “Ti regalo la legna, ma pagami almeno il gasolio impiegato per trasportarla”.
E l’Hodorovich, per tutta risposta: “Vattene via se no ti ammazziamo!”.
Vabbé, quelli sono zingari e si sa come sono fatti, ma tu sei un sacilese, mezzo veneto e mezzo friulano, espositore – e pure bravo – nei mercatini come me. Non mi sei mai sembrato una persona disonesta, anche se l’apparenza inganna.
Facendo i mercatini dell’usato sai che i marocchini sono pessimi clienti, toccano tutto, si mettono a contrattare in modo snervante e alla fine non comprano niente, facendoti perdere tempo.
Ecco, caro Mauro, con Tina ti sei comportato peggio dei marocchini, ché almeno fanno perdere tempo ma non denaro. La cosa curiosa è che tu, stando agli SMS che mi hai mandato in questi ultimi giorni, sei convinto di averle dato più del dovuto, mentre Tina mi dice che alla fine, tirate le somme, le hai dato solo 50.000 ariary. Siccome i patti parlavano di 10 euro al giorno, pari a 30.000 ariary, se l’hai licenziata dopo quattro giorni, avresti dovuto darle 120.000 ariary. Se l’hai licenziata dopo cinque, 150.000. Io non so bene come siano andate le cose, ma la matematica non è un’opinione e comunque non posso fare da mediatore a 11.000 Km di distanza, attraverso costose telefonate intercontinentali ed SMS un po’ meno costosi. Siete due persone adulte e dovreste cavarvela da soli.
Per Tina, che ha 31 anni, tu che ne hai 57 saresti il primo cliente, e siccome dopo sette anni che la frequento ha imparato a parlare perfettamente l’italiano, vorrei mettere a frutto questa sua dote e farle fare di mestiere la guida turistica per italiani, o per francesi, all’occorrenza.

Cominciando con te, con questa sua esperienza deludente, non si può dire un inizio incoraggiante. Non importa, anche dalle esperienze fallimentari si possono trarre lezioni costruttive. E’ ugualmente tutto mestiere che entra e in futuro chiederemo una caparra onde evitare episodi spiacevoli come quello che ti ha visto protagonista.
Ora sto distribuendo volantini nelle agenzie di viaggio e se qualche prossimo cliente dovesse farsi avanti, metteremo subito in chiaro che un anticipo è estremamente gradito. Speriamo anche che non capitino clienti capricciosi come te e che abbiano fiducia nelle capacità di Tina.

Infatti, caro Mauro, per te era la prima volta in Madagascar e avresti dovuto imparare ad adattarti al nuovo ambiente, o almeno provarci. Quando siete arrivati a Fianarantsoa, dopo un’intera giornata di viaggio in taxi-brousse, accaldati e stanchi, capisco che avresti voluto farti una doccia, ma se proprio quel giorno l’azienda idroelettrica stava facendo dei lavori e tutta la città era senz’acqua, avresti dovuto armarti di pazienza e non pretendere da Tina di andare in un altro albergo, o addirittura fuori città. Fuori città la gente ha i pozzi e negli altri alberghi di Fianarantsoa avresti trovato la stessa situazione. C’era poco da fare! Solo aspettare che l’azienda ripristinasse il guasto.
Quando poi Tina mi ha fatto sapere che non le avresti pagato la cena le volte in cui volevi rimanere in camera a digiunare, ho pensato che ti stavi sottraendo agli impegni presi. Infatti, gli accordi parlavano di 10 euro al giorno, più vitto, alloggio e spese di trasporto. Il che significa, se non erro, che per vitto si intende colazione, pranzo e cena, per alloggio si deve intendere una camera d’albergo analoga, o anche di prezzo inferiore alla tua, e per spese di trasporto si tratta di un biglietto del taxi-brousse per te e uno per lei. Mi sembra elementare e ovvio.
Su una cosa però sono d’accordo con te: il fatto che Tina abbia portato una sua amica al ristorante e che tu abbia dovuto pagare il pasto anche a costei. Tuttavia, se è vero, come Tina mi dice, che ti eri portato a letto quella sua amica, è scontato che oltre a pagarla per il servizio di prostituta, tu le pagassi anche uno o più pranzi. Con le makorele di Tamatave io facevo così e loro erano ben contente di farsi pagare la cena. Posso però immaginare che la tua anima di friulano spilorcio, dalle braccine corte, ti abbia fatto andare su tutte le furie, quando hai dovuto pagare il conto, ma, anche qui, da persona adulta avresti dovuto dire all’amica di Tina che non era gradita la sua presenza e la ragazza se ne sarebbe andata. Così non avresti fatto tutte quelle storie per niente.
Dici anche che Tina trincava birra come uno scaricatore di porto: ebbene, hai forse il diritto di giudicare le persone? Ti senti in diritto di giudicare la tua guida, se mangia o se beve troppo dal tuo punto di vista?
Lasciamo perdere tutti gli SMS che ti ho mandato mentre ero giù, prima della tua partenza, con i quali ti davo suggerimenti e indicazioni, però per favore non venirmi a dire che ti ho incastrato mettendoti nelle mani di mia moglie. Lei ha fatto tutto il possibile con te, esercitando tutta la pazienza di cui era dotata e io penso che tu sia piuttosto ingrato nei miei confronti, dopo che ti ho regalato il mio libro, ti ho prestato la valigia e ti ho dato un sacco di utili indicazioni.
A me fai venire in mente alcuni proverbi: “Chi non vuole non merita”; “A lavar la testa all’asino, si perde la spazzola e il sapone” e, venenum in cauda, “Non fare il male che è peccato e non fare il bene che è sprecato”.

Cosa ti aspettavi da me? Che ti dicessi: “Sì, è vero, ti ho proposto di prendere Tina come guida affinché potesse approfittare di te”? Davvero mi immagini così perfido? Siamo colleghi, siamo compaesani e fra italiani all’estero scatta – l’ho notato molte volte – un piacevole spirito di corpo, che spinge degli sconosciuti ad aiutar un compatriota in difficoltà. E in un posto pieno d’insidie come il Madagascar, le difficoltà arrivano di sicuro. Quando ho avuto una forma lieve di malaria, un certo Giovanni, di origini piemontesi, mi ha telefonato per dirmi quale medicina prendere. Quando ero alle prese con una cagnetta paralizzata, il mio testimone di nozze Aimone del Ponte, di Aviano, anche lui pordenonese come te, si era offerto di porre fine alle sue sofferenze, avendo fatto, nella vita, il macellaio.
Di lui ti avevo anche dato il numero di cellulare, affinché tu avessi un abboccamento a prescindere dalle difficoltà in cui avresti potuto trovarti. Non l’hai fatto, perché hai preferito dare il benservito a Tina, ma spero che tu abbia almeno conservato il numero di telefono del nostro compaesano.
E poi, non ti avevamo promesso di farti conoscere una brava ragazza di nome Natassia? Posso capire che, trovandoti in mezzo amakorele giovani e carine, che conoscono l’arte della seduzione, tu abbia dimenticato Natassia, che ti aspettava ad Ankilibe e ti sia buttato a capofitto con le professioniste.
E infatti, dopo aver mandato via Tina, che ti aveva accompagnato a Mangily, ti sei messo con una prostituta del posto che ti ha riaccompagnato all’albergo di Monsieur Salim, a Tulear, ma siccome non volevi pagarla perché forse il prezzo richiesto ti è sembrato eccessivo, lei ha fatto ciò che tutte le makorele fanno in questi casi, quando si trovano di fronte un vazaha-pollo da spennare: ha chiamato i poliziotti, che ti sono entrati in camera armati, ti hanno messo sotto pressione e alla fine hai dovuto sborsare 400.000 ariary (140 euro), che poi la ragazza si sarà spartita con i suoi amici gendarmi.

E questo ti è successo dopo solo due settimane di permanenza in Madagascar. Cosa ti succederà ancora da qui al 20 febbraio? Se tu ti fossi tenuto la tua guida, questo non ti sarebbe capitato, perché Tina ti avrebbe messo in guardia, dato che le prostitute, con i polli alle prime armi, agiscono esattamente così. Con me non è mai successo, anche perché ho frequentato makorele a Tamatave solo dall’ottobre al dicembre 2006. Poi ho cambiato città e ho incontrato Tina.
Come ti ho scritto con un SMS, se la ragazza era minorenne venivi portato in carcere, non tanto perché i malgasci siano moralisti e combattano la pedofilia (ammesso che andare a letto con una diciassettenne sia da considerarsi in tal modo), quanto perché mettendoti in prigione possono ottenere ancora più soldi. E c’è più gente che ci guadagna, giudici, avvocati e poliziotti. Se trovi gente avida, che non si ritiene soddisfatta dai soldi che hai con te, ti fanno fare una telefonata in Italia affinché tu chieda ai tuoi parenti di mandare ancora soldi. Per fortuna non ti è successo, ma da qui alla fine di febbraio c’è ancora tempo. Se posso darti un consiglio, chiedi di vedere, prima, un documento alla makoreleche ti si presenta e se ha meno di 18 anni metti le gambe in spalle prima che puoi. Senza indugi.
Vedi che alla fine, quei 140 euro che hai speso per una scopata avrebbero potuto servirti per fare un po’ di corte a Natassia e per pagare il dovuto a Tina. Con Natassia, una pescivendola che tutte le mattine va in città a vendere il pesce in una bacinella, pescato dal padre e dai fratelli, questo increscioso episodio non ti sarebbe capitato.


Ma tant’è. Evidentemente, avevi bisogno di fare questa esperienza. Avevi bisogno di trovare conferma di quanto cattiva è l’umanità e hai agito nel tuo piccolo nello stesso modo in cui agiscono interi popoli. Quei popoli che se non imparano le lezioni della storia, se non imparano dagli errori del passato, sono condannati a ripeterli. Succede continuamente. Succede da secoli. E questo va a disdoro dell’ottusa razza umana e un po’ anche a tuo disdoro.
Di ammirevole c’è solo il fatto che hai voluto fare di testa tua, con tutte le stupidità attinenti, direbbe Dino Buzzati.
Hai voluto provare l’ebbrezza dell’avventura e cavartela da solo. Non è del tutto disprezzabile, come scelta, anche se sarebbe più saggio dare ascolto a chi ha più esperienza, ma questo gli adolescenti non lo capiscono, né apprezzano.
Tu non sei un adolescente, o sbaglio?

Alla fine di febbraio tornerai in Friuli. Ci vedremo sicuramente a qualche mercatino e, conoscendo la psiche umana, penso che mi investirai di insulti e improperi, attribuendomi colpe che non ho, soprattutto di averti messo alle costole una zecca di nome Tina, dimenticando che nessuno ti ha obbligato ad accettare la mia offerta. Se è questo il tuo reale pensiero, lo trovo infamante e vergognoso.
Vedremo. In tal caso, ti lascerò perdere perché è meglio che ognuno vada per la sua strada e che ognuno si faccia, nella vita, i suoi errori.
Io, comunque, in Madagascar quest’anno ci torno.  
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