domenica 17 novembre 2013

La Quarta Via


La Quarta Via è un termine che Ouspensky prese da George Gurdjieff. Anche se appare per la prima volta nel XX secolo indica una tradizione antica, un vasto insegnamento praticato nel corso della storia da pochi individui. Qualunque cosa essi abbiano definito come il loro lavoro, nello spirito sarebbe coinciso con la “Quarta Via” (The Fourth Way) di Gurdjieff e Ouspensky.

“Non potete dire che questo sistema è la Quarta Via; la quarta Via è grandissima e questo sistema al confronto è piccolissimo” (da La Quarta Via, pag. 122).

Gurdjieff e Ouspensky sulle tre vie

La Quarta Via, ovviamente, include altre tre vie. Queste, secondo Gurdjieff, sono rappresentate dalla Via del Fachiro, dalla Via del Monaco e dalla Via dello Yogi. Tutte portano allo stesso fine: il risveglio della coscienza nell’uomo. Tuttavia ciascuna raggiunge la destinazione tramite mezzi differenti.

Le tre vie derivano dai tre possibili centri di gravità nell’uomo. La via del fachiro corrisponde all’uomo motorio-istintivo, la via del monaco all’uomo emozionale e la via dello yogi all’uomo intellettuale. Ogni “via” si concentra su uno dei centri dell’uomo e, attraverso di esso, genera coscienza. Poiché coscienza resta separata dalle funzioni, le tre vie portano allo stesso risultato.

Questa è la teoria sulle tre vie, come fu presentata da Gurdjieff e Ouspensky. In pratica, tuttavia, un ambiente di lavoro non può concentrarsi solamente su un unico metodo. Tutti gli insegnamenti coinvolgono aspetti fisici, emozionali e intellettuali. Parlando più realisticamente, un insegnamento sarà una combinazione di queste tre vie, con il centro di gravità in una di esse.

La Quarta Via si distingue dalle altre tre nell’equilibrio degli elementi che la compongono: quando un insegnamento si sforza di armonizzare i tre centri nell’uomo, e attraverso ciò lo conduce oltre le funzioni verso la coscienza, può essere considerato un’espressione della Quarta Via. Questo spiega l’osservazione di Ouspensky sul sistema e sulla Quarta Via. Il sistema, così come lo presentò lui, era l’espressione nel ventesimo secolo della Quarta Via, che era una tradizione antica ...


Ouspensky sulla Quarta Via


Poiché la Quarta Via è un percorso, deve essere compreso, non attraverso i libri ma attraverso l’esperienza. Di conseguenza sarebbe inutile aggiungere qui altre spiegazioni sulla Quarta Via ai libri già esistenti scritti da Gurdjieff, Ouspensky e dai loro studenti. Tuttavia non è stato detto molto sulla Quarta Via come tradizione e influenza. Per uno studente che percorre il sentiero della Quarta Via è fondamentale prendere coscienza della tradizione più grande di cui fa parte.

In questo spirito Ouspensky diceva che il sistema non era stato creato dall’uomo ma che, insieme all’antica tradizione della Quarta Via, aveva un’origine più vasta. Inoltre ribadiva che, se il sistema fosse stato inventato dalla mente umana, il suo obiettivo sarebbe immediatamente fallito: elevare l’uomo a un livello sovrumano. La mente umana ha dei limiti precisi oltre i quali non può andare e qualsiasi sistema che cerchi di elevare l’uomo al di sopra, deve provenire da un piano superiore, oltre i limiti umani.

Inizialmente lo studente principiante non deve necessariamente interessarsi a questo piano superiore giacché esso si manifesterà più apertamente man mano che avanza lungo il percorso. Ma più si inoltra per questo sentiero, più la conoscenza e la consapevolezza di un’unità più vasta diventano indispensabili, perché la Quarta Via si basa sul famoso aforisma di Ermete Trismegisto “Come in alto così in basso e come dentro così fuori”. L’uomo è un microcosmo. Le leggi e i fenomeni che si verificano in lui sono identici a quelli che si manifestano al di fuori di lui. La conoscenza di sé pertanto aumenta in modo direttamente proporzionale alla sua conoscenza del mondo.

Ouspensky sull’unità e sulla molteplicità

Nella sua presentazione del sistema, Ouspensky ribadisce l’importanza del principio della scala. L’uomo e il mondo – il microcosmo e il macrocosmo – si rispecchiano a vicenda, anche se su diverse scale. L’uomo può quindi conoscere alcune verità su se stesso osservando fuori. A causa della difficoltà dell’uomo a vedere se stesso, può solo osservare alcuni fenomeni esteriori e applicarli a se stesso. As Above so Below così indicava il cammino verso la conoscenza oggettiva.

Tuttavia l’uomo deve tenere il suo interesse per le cose esteriori sotto controllo, perché perde facilmente se stesso alla ricerca della conoscenza teorica. Ouspensky a questo proposito introdusse un altro principio di osservazione: il principio della relatività. Altre scale e idee hanno valore per l’uomo solo in relazione al suo scopo di risvegliarsi. La conoscenza di cosmi più grandi o più piccoli può aiutare l’uomo solo nella misura in cui aumenta la conoscenza di se stessi. Ouspensky portava come esempio di un cattivo esempio la scienza moderna, che ignora completamente il principio della relatività e si concentra liberamente su mondi più piccoli o più grandi perdendo di vista l’uomo. La psicologia moderna vaga verso l’altro estremo, indulgendo nelle funzioni dell’uomo e trascurandone la similarità con i cosmi che lo circondano.

Ouspensky sulla conoscenza di sé

L’uomo è per natura in uno stato di auto-ignoranza. Il cammino verso il risveglio è dunque sinonimo di un percorso verso la conoscenza di sé. “Conosci te stesso”, frase tradizionalmente attribuita a Socrate, in realtà è alla base di qualsiasi insegnamento reale. In base ai principi di scala e di relatività, l’uomo non può sapere nulla prima di conoscere se stesso.

Ouspensky mostrò un duplice cammino verso la conoscenza di sé. Un aspetto era l’auto-osservazione che invitava l’uomo a osservare se stesso in circostanze diverse, a prendere nota di ciò che vedeva e gradualmente a raccogliere una collezione di “fotografie” che presentavano un quadro oggettivo di chi fosse veramente. Un altro aspetto, senza il quale il primo sarebbe stato inutile, era la conoscenza del sistema. Il sistema descriveva la psicologia dell’uomo in grande dettaglio. Dopo aver praticato abbastanza osservazione di sé, l’uomo che lavorava su se stesso poteva iniziare a classificare ciò che vedeva nella miriade di funzioni descritte dal sistema.

Ouspensky sul ricordo di sé

Tali sforzi dovevano essere collegati alla coscienza. Ouspensky notava come questo punto distinguesse il sistema da tutti gli altri insegnamenti psicologici. A differenza della psicologia moderna, l’uomo osservava le sue funzioni, non per un interesse nelle funzioni stesse ma per estrarne coscienza. L’intero insegnamento portava a questo. Lo studio delle leggi e dei fenomeni dovevano puntare a generare coscienza. L’uomo, nel suo normale stato di sonno, era privo di coscienza. Attraverso sforzi sistematici e coerenti, poteva risvegliarsi e diventare cosciente.

Il ricordo di sé era lo specifico sforzo necessario per essere coscienti. In ogni momento e circostanza, l’uomo è chiamato a ricordare se stesso. Si tratta di un tentativo di rottura con qualsiasi mondo immaginario nel quale possa trovarsi in un determinato momento per tornare alla realtà attuale. Ouspensky lo paragonava a una freccia a due punte, di cui una rivolge l’attenzione verso l’oggetto visualizzato e l’altra, verso se stessi. Si tratta di una riorganizzazione interna istantanea: l’estrazione della coscienza dalle funzioni momento per momento.

Ouspensky intuì subito l’importanza di questa idea su tutte le altre del sistema già dalla prima volta che Gurdjieff gliela presentò. In seguito fu colpito da come gli altri studenti non riuscissero a conferirgli un’importanza adeguata e come le persone non coinvolte nel lavoro la ignorassero del tutto, spesso con la scusa di aver già ottenuto uno stato di ricordo di sé.

Ouspensky sulla posizione dell’uomo nell’universo

Ouspensky diceva che l’evoluzione spirituale dell’uomo era un lusso. L’evoluzione era possibile solo a causa dei benefici che apportava ai cosmi superiori. Nello schema universale delle cose esisteva un movimento generale della crescita verso il basso: la perpetua espansione fisica dell’universo che creava ai pianeti che a loro volta davano vita a lune e così via. Parallelamente a questa via larga, esisteva la via stretta del movimento verso l’alto, contro corrente. Questo era il percorso della coscienza e rappresentava il motivo per il quale l’evoluzione spirituale era così rara e difficile.

Ouspensky descriveva ripetutamente le difficoltà e le sfide presentate dal risveglio ponendo l’accento sulle numerose insidie nascoste lungo il percorso e, perlappunto, vide molti dei suoi studenti cadere vittime di tali insidie. Tuttavia considerando ciò che era in gioco e l’entità della ricompensa, continuò il suo cammino lungo la Quarta Via e fece del suo meglio per ispirare e istruire chi gli stava intorno ed era disposto a seguirlo.

ggurdjieff.it

Pubblicato da Catherine a 02:22

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