martedì 11 febbraio 2014

INCONTRO CON UNA DONNA DI UN UNIVERSO PARALLELO? LA STORIA DI UN TESTIMONE

La testimonianza di Renzo M., raccolta direttamente, è la prova vivente di una persona arrivata proprio da un’altra realtà. Gli addetti ai lavori direbbero: da un’altra dimensione. Una rara testimonianza che, se non fosse per i numerosi testimoni che all’epoca furono in qualche modo coinvolti in questa assurda e inspiegabile storia, mi troverei sicuramente in seria difficoltà a riferirla, tanto è fantasiosa e per certi versi incredibile. Ecco i fatti.

Una trentina di ragazzi riempivano la capiente sala del bar del paese, metà dei quali componevano il gruppo di Castelguglielmo (RO), una cittadina del basso Polesine, mentre il resto veniva da Badia Polesine. Erano soliti incontrarsi e trascorrere le fredde giornate invernali in compagnia, in ambienti caldi e accoglienti. Si erano riuniti anche quella domenica di un ormai lontano inverno e in quell’occasione fu presentata a Renzo, e agli altri componenti del gruppo, una ragazza che nessuno di loro aveva mai visto né conosciuto prima. Renzo M. rimase quasi scioccato quando lei gli strinse la mano. Quando presero posto si ritrovarono seduti uno di fronte all’altra in quella colorata cornice umana che riempiva la stanza. Mille pensieri cozzavano nella testa di Renzo, ma quello che stava provando non aveva niente a che fare con emozioni o sentimenti che già conosceva. Non era amore a prima vista e nemmeno il classico colpo di fulmine; si trattava di una cosa ben diversa, qualche cosa che andava ben oltre la sua conoscenza. Poche furono le parole che uscirono dalle loro bocche in quella chiassosa riunione, ed entrambi sembrarono assorti in una specie di meditazione interrotta solo da qualche prolungato sguardo. Giunto il momento del congedo, Renzo le strinse la mano e il battito del suo cuore cominciò ad aumentare vertiginosamente mentre uno strano tremore percorse il suo corpo. Guardando la ragazza allontanarsi, chiese agli amici se qualcuno sapesse dove abitava.

Qualcuno rispose che abitava in una frazione della cittadina, che la conoscevano già da qualche tempo ma che solo da poco era entrata a far parte del loro gruppo. Prima di congedarsi si erano dati appuntamento nella stessa sala di lì a quindici giorni. Interminabili furono per Renzo i giorni che mancavano all’incontro. Finalmente arrivò la tanto attesa domenica e alla stretta di mano della ragazza riprovò la stessa sensazione della volta precedente. Si vergognava al pensiero che il tremore che lo stava scuotendo potesse essere da lei percepito. Per una serie di casualità, non riuscì a sedersi accanto a lei e le tante domande che si era proposto di farle sarebbero state fuori luogo durante il corso della riunione. Avrebbe quindi atteso con pazienza la fine della serata per chiederle quanto voleva. A fine riunione, mentre si stringevano la mano, riecco il tremore e quella incomprensibile quanto strana sensazione che inevitabilmente lo bloccarono. Nel darle la mano per salutarla, di tutto ciò che voleva dirle gli uscì di bocca solamente: “Ci vedremo ancora?”. Dopo qualche attimo di esitazione lei rispose di sì; girò le spalle e si avviò alla macchina insieme agli amici che l’avevano accompagnata. Prima di salire in auto si girò verso Renzo e ancora una volta lo salutò mentre le sue labbra mostravano un triste sorriso.
La domenica successiva Renzo provò un irrefrenabile desiderio di farle visita. Qualche cosa, dentro, lo spingeva ad andare dove abitava la ragazza. Quando arrivò, un tuffo al cuore lo fece sobbalzare sul sedile dell’auto. Lei era ferma sul ponte che lui si apprestava a superare e al suo passaggio lo salutò con la mano mentre sul suo viso c’era ancora quello strano triste sorriso. Una ventina di metri più avanti invertì la marcia per andare incontro alla ragazza ma... sul ponte non c’era più nessuno. Stupito e incredulo, percorse velocemente le poche strade che potevano averla allontanata, ma in nessuna di queste la trovò. Fermò la macchina vicino al ponte dove due anziane signore si erano appena fermate per fare due chiacchiere. Sorprese per l’insolita domanda, risposero che erano ferme li già da un po’ di tempo e che su quel ponte, oltre a loro, non si era mai fermato nessuno. Renzo pensò che, probabilmente, la loro memoria e vista non dovevano più essere quelle di una volta... Perchè dire che erano lì da tanto tempo se le aveva viste arrivare ora? E come potevano dire di non aver incrociato la ragazza che lasciava il ponte? Si convinse che non volessero dare informazioni ad un estraneo.

Era strano che se ne fosse andata così, senza aspettarlo dopo averlo salutato. Questo lo faceva stare male come non aveva provato mai. Solo a notte fonda si rese conto di essere ancora al volante, vagando senza meta, e decise di tornarsene a casa. Alcuni giorni dopo si recò in un bar della cittadina dove erano soliti incontrarsi alcuni amici. Trovati un paio di loro, chiese maggiori informazioni sulla ragazza che anche loro avevano conosciuto. Ma i due si guardarono in faccia pensando ad uno scherzo. In breve, Renzo si rese conto che non conoscevano, non ricordavano nulla di quella ragazza che era stata assieme a loro per alcune domeniche! Il disagio dei ragazzi era palpabile. Renzo se ne andò confuso più che mai lasciando i due amici senza parole. Salì in auto e tornò velocemente al suo paese per cercare altri testimoni, ma la risposta fu per tutti la stessa: nessuno sapeva nulla di quella ragazza. Come era possibile? Erano stati seduti vicini per intere serate! Il fatto si stava trasformando in un incubo. Ora che nessuno gli credeva, si rendeva conto di trovarsi in una posizione terribilmente imbarazzante nei confronti degli amici. Alcuni giorni più tardi, come ultimo ed estremo tentativo, andò ad incontrare due ragazze che facevano parte dello stesso gruppo, ma il risultato non fu diverso. Renzo si rese conto che le risposte alle sue domande non sarebbero mai arrivate. Capì, anzi, che doveva tenersi tutto dentro per non far dubitare gli altri della sua salute mentale.

Che cosa accadde realmente in quelle settimane? Renzo M., pur non sapendo come, aveva attraversato una porta spazio-tempo e la sua vita aveva interferito con avvenimenti che si svolgevano, nello stesso momento e nello stesso posto, in un’altra dimensione. Il nostro mondo è come una radio: girando appena la manopola si cambia completamente stazione. Pardon: dimensione...
Dino Colognesi (12 agosto 2011)


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