venerdì 1 novembre 2013

Arconti

 da www.kricio.com
Gli esseri umani si trovano impegnati in un cammino di consapevolezza momentaneamente interrotto da forze estranee.
Carlos Castaneda

“L’amarezza è la loro gioia, la depravazione la loro bellezza. Il loro piacere è l’inganno.”
(Apocrifo di Giovanni BG 56, 3-7)


Tra gli elementi inconsueti della letteratura gnostica, il più strano è certamente quello che concerne gli arconti, figure che rappresentano un vero e proprio enigma.
- Dove possiamo collocare queste strane entità nello ambito dei miti terrestri?
- Sono da considerare entità reali appartenenti ad una specie a sé stante di origine non terrestre?
- Qual è il loro rapporto con ‘Gaia’, l’intelligenza della biosfera del pianeta?
- In che modo tali entità si rapportano alla umanità?
Il nome deriva dal greco archai (origine delle cose e del tempo). Nel mondo classico mediterraneo lo appellativo arconte era utilizzato per indicare il governatore di una provincia oppure – più genericamente – qualsiasi autorità religiosa o governativa. Da qui il plurale, arconti, il quale viene spesso tradotto nei testi gnostici come “le autorità” (Non esiste una parola copta equivalente ad ‘arconte’).
Nella mia abitudine di tentare l’impossibile, propongo tre definizioni, o tre livelli di definizione:
Primo livello: cosmologia.
Nella cosmologia gnostica gli arconti sono una specie di esseri inorganici emersi nel sistema solare prima della formazione del pianeta Terra. Sono cyborg che abitano il sistema planetario (terra, sole e luna), il quale viene descritto come un mondo virtuale (stereoma) in cui si manifesta la proiezione delle forme geometriche emanate dal pleroma, regno dei creatori, gli Dei cosmici.



Gli Arconti sarebbero quindi una vera specie con un proprio habitat, e potrebbero anche essere considerati come entità simili a divinità, ma prive di intenzionalità (libero arbitrio), e mosse da una nefasta tendenza ad allontanarsi dai loro confini per invadere il regno umano. Si narra che gli arconti soffrano di invidia nei confronti della umanità, dotata del libero arbitrio di cui essi sono sprovvisti.

Secondo livello: psicologia.
Nella psicologia gnostica, scienza noetica delle scuole misteriche, gli arconti rappresentano una forza aliena la quale si intromette subliminalmente nella mente umana per sabotarne i processi e deviarla verso pensieri insani e scorretti. Non è a causa loro che agiremmo disumanamente, in quanto tutti noi abbiamo il potenziale di rinnegare nei fatti la nostra umanità innata e violare la verità nei nostri cuori – ma spesso a causa delle loro ingerenze i nostri errori si incancreniscono e cronicizzano.
Se messi di fronte alle nostre azioni crudeli talvolta avremmo il potere di prenderne atto e poi correggere, contenere la aberrazione. Ma ovviamente non sempre tutto ciò accade. E’ proprio nella esagerazione e nella cronicizzazione delle nostre tendenze folli e disumane, nella devianza della nostra innata intelligenza, che gli gnostici hanno riconosciuto la ingerenza di una specie non terrestre la quale razzola nei ​​peggiori difetti umani.

Quindi, gli arconti sarebbero in sostanza dei parassiti psico-spirituali. Eppure, in quanto figli dello Eone Sophia, sarebbero anche nostri parenti cosmici.

Come entità inorganiche di due tipi, embrionali e rettiloidi, gli arconti sarebbero in grado di penetrare la atmosfera terrestre ed agire per terrorizzare gli esseri umani, sebbene non vi sia ragione o scopo di queste incursioni, e non abbiano alcun particolare obiettivo da realizzare qui.

Lo statuto ontologico degli arconti dunque sembrerebbe duplice: esisterebbero sia sotto forma di specie aliena indipendente dal genere umano, sia sotto forma di presenze nella nostra mente, una sorta di software psichici operanti nel nostro ambiente mentale. Il rischio derivante dalla invasione del nostro software mentale è di gran lunga maggiore di qualsiasi rischio fisico innescato dalla violazione della biosfera. Attraverso telepatia e suggestione essi tentano di sviare la nostra evoluzione dalla giusta rotta. La loro tecnica più efficace si avvale della ideologia religiosa e della progressiva sostituzione dei loro pensieri ai nostri. Secondo gli gnostici una delle tattiche principali degli arconti consiste nel salvazionismo giudaico – cristiano. La nostra capacità di individuare e discernere le forze aliene che lavorano nella nostra mente sarebbe quindi fondamentale per la nostra sopravvivenza all’interno del Creato.


Terzo livello: sociologia.
Nella visione gnostica della società umana gli arconti sono forze aliene che agiscono per mezzo di sistemi autoritari, compreso il sistema della fede, per indurre gli esseri umani a rivoltarsi contro il loro potenziale innato e distruggere la loro simbiosi con la natura. Ma tutto ciò accade di riflesso, in quanto gli arconti non sarebbero in grado di agire direttamente sulla umanità, senza la sua attiva collaborazione.
Più che agenti del male, essi agiscono per indurre in errore. E’ quando viene ripetuto con la consapevolezza di essere nel torto, che l’errore umano si trasforma in male ed agisce contro il piano universale della vita.


Lo gnosticismo asserisce che gli arconti sfruttino la nostra tendenza a non correggere i nostri errori, per acquisire potere sul genere umano. E chiunque si adoperi per facilitare il loro compito può essere considerato una sorta di arconte minore, un accessorio degli arconti.

In che modo un essere umano potrebbe assistere gli scopi degli arconti? Ad esempio adottando i loro programmi mentali. Cioè adattandosi alla intelligenza aliena e assorbendone i principi come fossero di matrice umana. Oppure conformandosi – attivamente o passivamente – alle agende proposte o imposte dal potere. Jacques Lacarriere suggerisce come gli gnostici riscontrino l’impronta umanizzata degli arconti in tutte quelle strutture e sistemi autoritari che negano l’autenticità e la autodeterminazione dello individuo. Sostiene inoltre che gli gnostici identifichino “un carattere fondamentalmente corrotto di tutte le imprese ed istituzioni umane: il tempo, la storia, i poteri, gli stati, le religioni, le razze, le nazioni …” (The Gnostics, pag 24.)


La corruzione non si verifica perché gi esseri umani commettono errori, ma perché tali errori non vengono mai corretti. Lacarriere asserisce che gli gnostici siano giunti a questa conclusione “attraverso la osservazione razionale del mondo naturale e del comportamento umano.” In definitiva, afferma la “tesi secondo cui tutto il potere – qualunque esso sia – è una fonte di alienazione … Tutte le istituzioni, le leggi, religioni, chiese e poteri non sono altro che una mistificazione e una trappola, il perpetuarsi di un antico inganno.” (Ibidem. pag 28-29)
Tutto ciò può sembrare una visione cupa delle cose umane, ma data l’evidenza della esperienza storica (per non parlare dei fatti di attualità), non si può dire che sia errata o esagerata.


Razionalità non-ordinaria.
Qualsiasi cosa sia immaginabile, esiste in natura.
A. Einstein


Se si intendono seguire realmente i ragionamenti dei veggenti gnostici è necessario tenere a mente un concetto: l’indagine sugli arconti non può esprimersi nei limiti della comune razionalità.
Aristotele osservò che una mente è realmente matura solo quando sia capace di assorbire un’idea senza accettarla; senza ‘comprarla’, come si dice oggi. Dunque da parte mia non ho alcuna intenzione di vendervi la teoria gnostica degli arconti. Mi propongo invece di esaminarla e sondarla; tutto qui. L’equanimità è essenziale quando ci si accosta a simili argomenti. Inoltre, questo studio richiede l’applicazione di una facoltà speciale che potrebbe essere denominata razionalità non-ordinaria,

Quando i fans della serie Star Trek discutono animatamente dei personaggi e degli eventi della serie, essi fanno uso della razionalità non-ordinaria.


Nei cosiddetti giochi di ruolo, i giocatori assumono una identità fittizia, ed il gioco consiste nel comportarsi in modo coerente rispetto alla identità impersonata, attraverso una sorta di razionalità virtuale. Sviluppare e mantenere tali codici coinvolge la loro razionalità non-ordinaria.

In effetti, la razionalità non-ordinaria è identica a quella ordinaria, salvo per il fatto che il suo contesto è immaginato, piuttosto che percepito. I veggenti gnostici erano esperti di razionalità non-ordinaria, e nella interpretazione delle loro esperienze, in uno stato di elevata percettività.

Non tutto nel cosmo o nella psiche umana può essere esaminato e studiato in termini razionali, naturalmente, sebbene il punto non sia questo. Il punto della razionalità non-ordinaria è riuscire a raggiungere una comprensione moderata e sobria di tutti quegli aspetti della esperienza umana che si trovano al di là dei limiti della ordinaria percezione.

Questo breve saggio tratta degli arconti nel contesto dell’esercizio immaginativo proposto da Coco De Mer nel saggio La Nostra Partecipazione al Sogno di Gaia. Ciò che apprenderemo su tali entità e sul rapporto che ci lega ad essi, coinvolgerà la razionalità non ordinaria, ma questo non vuole affatto dire che sia solo una sciocchezza irrazionale. La contemplazione degli arconti non è un esercizio di fantasia, né un gioco di finzione.


Lungi da tutto ciò. Se gli gnostici avevano ragione, è soprattutto studiando la influenza degli arconti che potremo imparare qualcosa sul modo di lavorare delle nostre menti, e riappropriarci del potere sovrano della nostra intelligenza che Sophia avrebbe infuso in tutti noi.


Visioni frattali.


Gli arconti possono essere considerati come la progenie di Sophia, ma non nello stesso senso con cui le specie nascono e si sviluppano nel grembo di Gaia, la biosfera terrestre. In realtà tali entità sono chiamate arconti (dal greco archai, “primordiale, antecedente nel tempo”) proprio perché esistevano nel sistema planetario già da prima che sulla Terra si sviluppasse un habitat favorevole alla vita.
Il sogno di Sophia produsse un aumento di potenza nel centro cosmico, e la Dea, saettando come un fiume di elettricità, influenzò in modo insolito i campi inerti di materia primordiale.
I testi gnostici ricorrono alla espressione ‘feto abortito’ per descrivere i risultati di tale influenza.
“Esiste un velo tra il mondo di sopra ed i regni inferiori. Sotto tale velo nacque l’ombra. Alcune delle ombre diventarono materia, come un feto abortito.”
La Ipostasi degli Arconti, 94: 5 – 15


Secondo la visione di Coco de Mer gli arconti emersero dal sogno di Sophia come una perdita di placenta. Il nostro mondo, la biosfera terrestre abbinata al sole e alla luna, è la manifestazione di tale sogno.
Con il sorgere degli arconti entra in gioco un altro sogno che si pone al di fuori del triplice ordine del nostro mondo. Propongo di definirlo il Sogno Alieno. (Tale scelta terminologica diverrà evidente man mano che si procederà nella lettura).
Tale nuovo sogno non è che una scaturigine del potere di emanazione di Sophia; una estemporanea fuoriuscita che non impedisce la evoluzione del sogno originale.
Il mito di Gaia descrive come l’impatto dell’Eone Sophia contro la densità della materia atomica produsse una gigantesca frattura, simile alle crepe che si formano dopo un impatto sulla superficie di un lago ghiacciato. Tale modello configura un centro in cui si trova Sophia (corrispondente allo Insieme di Mandelbrot) e una ragnatela di linee di frattura che corrono in tutte le direzioni (il mare ghiacciato delle onde frattali).

N.d.t. - Benoit Mandelbrot (1924 – 2010), fu un matematico polacco naturalizzato francese, noto per gli studi sulla geometria frattale. L’insieme di Mandelbrot o frattale di Mandelbrot è uno dei frattali più popolari, conosciuto anche al di fuori dell’ambito matematico per le suggestive immagini multicolori che ne sono state tratte (fonte Wikipedia).


L’Episodio 9 del Mito di Gaia descrive come Sophia, situata nel centro della zona d’impatto, vide attorno a sé qualcosa di simile ad un mare di onde di trazione, che sembravano formare – con una sorta di auto-ripetizione - infinite forme che assomigliano a cavallucci marini. I cavallucci marini sono molto simili alle forme che compaiono nella alta reiterazione della equazione di Mandelbrot. Forme che sembrano corrispondere al modello anatomico che si genera spontaneamente da un impatto tra Sophia e la materia atomica, un modello definito ‘corpo ombra’, oppure haibes, in lingua copta.


Foto in alto: l’ingrandimento del frattale di Mandelbrot presenta un’immagine grafica che sembra corrispondere allo scenario descritto dai veggenti gnostici.
Un accenno ai frattali. Sebbene sia noto come simili modelli frattali si ripetano frequentemente in natura (nelle felci, ad esempio: la disposizione delle foglie su un gambo si ripete nella forma dei rami derivava – v. post correlati), le derivanti forme auto-replicanti prodotte da una simile elevata iterazione difficilmente possono definirsi ‘naturali’, in senso stretto. I frattali, come già detto, non sono che il prodotto della infinita reiterazione di una formula matematica, ottenuto attraverso un computer.


Tuttavia, le forme così prodotte ricordano molto la ‘trama della realtà’ contemplata da molti consumatori di LSD negli anni ’60. I modelli contemplati in uno stato di alterazione sensoriale dunque potrebbero essere reali, sebbene celati, come la gran parte dei processi che definiamo ‘soprannaturali.’

Le formazioni frattali descritte nel Mito di Gaia (episodi 9 e 10) sono veri e propri fenomeni fisici che si verificano spontaneamente nella eventualità in cui un Eone (una massa energetica di plasma stellare ad alta porosità) si riversi nei campi densi della materia elementare. In un primo momento questi cavallucci marini di derivazione frattale sembrano inanimati, strutture rigide e di natura cristallina, ma nel momento stesso in cui Sophia acquisisce consapevolezza della loro esistenza, essi si animano.


Nella seconda fase della creazione, descritta nell’opera Protennoia Trimorfe (NHLE 1996, p. 511), l’Eone Sophia ”… scende per potenziare le sue emanazioni, conferendo loro spirito e respiro.”
E’ così che tali elementi mutano, trasformandosi da cavallucci marini semi-rigidi in flessuose forme fetali dotate di coda. Le code a quanto pare sono destinate a scindersi e trasformarsi in altri embrioni, e proprio attraverso tale bizzarro processo di auto-generazione emerge la neonata orda degli arconti.
Il Signore degli Arconti.
La Ipostasi degli Arconti descrive un ulteriore sviluppo che segue la formazione delle entità arcontiche fetali. Un passo di tale opera asserisce che:
“Fu interposto un velo tra il mondo di sopra ed i regni di sotto, e sotto il velo nacque l’ombra. Alcune delle ombre divennero materia e furono proiettate oltre…
“E la creazione ad opera di Sophia [dal suo impatto] divenne un prodotto [dema] simile a un feto abortito. Modellata dall’ombra, questa cosa assunse una forma plastica e si tramutò in una bestia arrogante simile ad un leone. Era un essere androgino, giacché derivante dalla materia [neutra, inorganica].”
La Ipostasi degli Arconti, II, 4, 93:30 ff (con le mie chiose tra parentesi)


Una lettura attenta di tali passi rivela un dettaglio fondamentale: dopo la formazione embrionale degli arconti, si forma una seconda variante dal “corpo d’ombra”, la quale denota spiccate caratteristiche. La Ipostasi degli Arconti descrive tale entità come “una bestia simile ad un leone arrogante”, ma questa creatura è descritta anche in un altro testo cosmologico, il Vangelo apocrifo di Giovanni (10: 5) come “un essere dal corpo serpentino (drakon) e la testa da leone.”


Dunque, abbiamo due distinte tipologie di arconti:
- uno di tipo fetale o embrionale
- l’altro di tipo rettiloide


Ne La Ipostasi degli Arconti (93: 30 – 94:5), un supplice chiede al grande angelo Eleleth:
“Narrami degli Arconti, di come sono venuti in essere, da che tipo di genesi, e di chi li ha creati e ha prodotto la loro forza.”
Gli insegnamenti dati in risposta a questa domanda si rivelano precisi e dettagliati. Vengono indicate due distinte varianti di arconte, con relative peculiarità. Un altra grande opera cosmologica, il Trattato Tripartito, afferma che “i due ordini [di] Arconti si aggredirono a vicenda per prendere il comando, a causa della loro essenza.” (84: 5-15)


Tale duplice fase con cui si ebbe la loro generazione, rese gli arconti depositari di una natura aggressiva e divisiva che li induce a lottare tra loro.
Il problema viene provvisoriamente risolto quando la tipologia rettiloide assurge ad una posizione dominante rispetto alla massiccia orda di feti, e sull’intero dema.
Aprendo gli occhi l’arconte draconiano vide una grande quantità di materia [diffondersi attraverso le membra galattiche], e divenne arrogante, affermando: “Io sono Dio [la divinità unica di queste regioni], e non c’è alcun altro dio a parte me.” (Hyp Arch, 94:20)


Mentre la tipologia fetale è inerte, cristallizata in una fase di sviluppo, il leader rettiloide è aggressivo, territoriale, e dotato di poteri demoniaci.
Per prima cosa, è un formidabile mutaforma:


“Ialdabaoth possiede una moltitudine di facce, così da potere dare un volto ad ogni loro desiderio … Ha condiviso il suo fuoco con loro, perciò è diventato il loro signore. Per via della potenza della gloria luminosa di sua madre, è stato chiamato Dio. E non obbedisce al luogo da cui è venuto.”
Apocrifo di Giovanni, 11:35-00:10


La rivendicazione da parte del Signore degli Arconti di essere l’unico dio nel cosmo è, manco a dirlo, un momento decisivo nella cosmologia gnostica – se non dello intero processo evolutivo umano. Tutti i testi cosmologici descrivono questo evento, ognuno con lievi variazioni. Gli gnostici identificano Yaldabaoth con Yahweh o Geova, il dio tribale degli ebrei. Questa divinità non è solo cieca, ma anche stupida e folle (Ipostasi degli Arconti 89: 24-25).


Per gli gnostici la follia è la incapacità di correggere gli errori mentali. La mentalità degli arconti “non può essere rettificata”, e, quel che è peggio, “la natura arcontica non è in grado di svilupparsi” (Gilhus, La Natura degli Arconti, p. 40). A causa delle modalità con cui sono stati creati essi non hanno alcuna tendenza alla evoluzione e al cambiamento.Il loro è un sogno alieno sognato dalla biosfera, la vita intelligente di Gaia.

Il concetto di un dio che è al tempo stesso folle e privo di volontà appartiene per lo più allo gnosticismo. Inutile dire che, quando gli gnostici espressero le loro opinioni sulla identità di Geova agli ebrei e ai cristiani, tali concetti non furono ben accolti.


L’apocrifo di Giovanni aggiunge particolari cruciali in merito agli Arconti. Per prima cosa rappresena un raro esempio in cui Sophia viene esplicitamente definita ‘madre’ degli Arconti. Si aggiunge anche che il Signore degli Arconti “non obbedisce al luogo da cui è venuto.” Questo è un dettaglio rivelatore. Il fatto che il Signore degli Arconti tenda ad allontanarsi dai luoghi che gli dettero i natali, incarna una delle principali preoccupazioni degli gnostici: la tendenza degli arconti a violare le linee di confine. Fin dall’inizio essi si sono dimostrati una specie invasiva.

E’ detto che l’arconte draconiano sia cieco (‘bille’, in copto), dunque non è in grado di vedere il Pleroma nè Sophia. “La cecità verso il mondo spirituale caratterizza gli Arconti”. (Gilhus, p. 17). Vengono chiamati Samael o Saklas. Entrambe i termini rispettivamente in ebraico ed aramaico signifcano ‘cieco.’


Prendere coscienza della cecità degli arconti è di fondamentale importanza ai fini della nostra ricerca sul come essi influenzano l’umanità.


Alias ​​Geova.


Il Signore degli Arconti è stato definito con un nome bizzarro,Yaldabaoth (pronunciato Yall-DAH-buy-OT). Gli studiosi non sono concordi sul significato e la origine di tale nome. Secondo una traduzione significherebbe ”il bambino che attraversa lo spazio.” Secondo un’altra “capo dell’orda”. (Jarl Egil Fossum, Il Nome di Dio e l’Angelo del Signore, p. 332-6.)
Le due differenti traduzioni potrebbero riferirsi ad entrambe le tipologie arcontiche. Nell’Antico Testamento il titolo seba’ot YHWH, Yahweh Sebaoth, compare 276 volte vicino al titolo di Dio Padre (Dizionario delle divinità e demoni nella Bibbia, p. 155). Gershom Scholem, studioso della Cabala e del misticismo ebraico, ha definito il nome Yaldabaoth come “un composto del participio attivo aramaico yaled (generante) e il nome Abaoth, che rappresenta una forma abbreviata del nome Sabaoth. Così, Ialdabaoth significherebbe ‘colui che ha generato Sabaoth.’ (Nathaniel Deutsch, L’immaginazione gnostica, pag 55.)
Oltre a quelle citate, esistono molte ulteriori interpretazioni. Il nome Yaldabaoth potrebbe semplicemente essere una variante di Geova, il dio padre degli Ebrei. Gli gnostici identificano Geova con il Signore degli Arconti e bollano l’intero mito giudaico della salvezza come un sotterfugio allestito dagli arconti. Quando giunsero alla conclusione che fosse fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità una co-evoluzione con Sophia, gli gnostici non si curarono di pensare a quanti individui e gruppi stessero offendendo.
Il loro atteggiamento intransigente e talvolta sprezzante, combinato con la loro incapacità di prevedere l’alto grado di violenza fisica che si abbatté su di loro dopo che osarono sfidare i dettami giudaico-cristiani, senza alcun dubbio alimentarono il clima di fanatismo vizioso che distrusse i Misteri.


La Paura.


L’elemento che caratterizza più di ogni altro la condotta degli arcontti e i suoi effetti sulla umanità è la paura. Nello Antico Testamento la paura di Dio è uno degli aspetti principali della esperienza religiosa. La possibilità che la paura umana possa essere fruita come una sorta di nutrimento da parte di alieni invasivi è ampiamente sostenuta nei dibattiti di esopolitica.

Il Secondo Trattato del Grande Seth afferma che l’agenda degli Arconti si baserebbe su due punti: “la paura e la schiavitù”. Gli arconti vorrebbero tenere l’umanità sotto “una continua paura e preoccupazione” (NHLE 1990, p. 367). In altri passaggi si mette in guardia dallo uso della paura praticato dagli arconti come arma psicologica. In un dettaglio sorprendente di alcune icone gnostiche viene raffigurata la tipologia arcontica rettiloide che regge una sfera tra le fauci, ricordando la icona mitica del serpente che offre il frutto proibito. Gli gnostici avevano la loro precisa versione di ciò che accadde nel Giardino dell’Eden, eventi nei quali gli arconti sarebbero stati profondamente coinvolti, dunque non dovrebbe sorprendere riscontrare nel mondo gnostico una serie di riferimenti allo scenario paradisiaco che fu teatro di tale primordiale attività cosmica.

Tutta questa attività nella generazione frattale degli arconti è immaginale, ma non immaginaria, cioè non si tratta di un mero frutto della nostra mente. La veggenza gnostica si concretizza in un uso sobrio delle facoltà immaginative, non certamente in una totale fuga in un mondo di finzione.


E’ necessario il ricorso a concetti non ordinari per descrivere ciò che sta accadendo sulla Terra, tuttavia lo scenario risulta sviluppato in modo ragionevole e coerente se considerato nell’ambito della cultura gnostica.
Conflitto fetale.
I veggenti gnostici hanno immaginato la generazione degli arconti come una alta iterazione frattale intorno allo Insieme di Mandelbrot, e hanno descritto tale scenario in modo inquietante. Gli embrioni frattali e rettiloidi imitarono infatti le caratteristiche di gestazione umana (o viceversa). Nella concezione umana, il sacco embrionale si compone di due parti: il sacco vitellino (settore 4 nella figura in basso a destra), e la massa fetale collegato ad esso (1), sospesa nel liquido amniotico (2).


In questa fase l’embrione in via di sviluppo ha una definizione anatomica a forma di pesce (un elemento che la scienza medica ama usare per rammentarci le nostre origini pre-umane). Ha una testa ben distinguibile, una coda e l’ombelico che lo collega al sacco vitellino attraverso cui viene alimentato.
La generazione frattale degli arconti denotò le medesime caratteristiche in modo chiaro e preciso.
Poiché l’embrione cresce, il sacco vitellino si contrae mentre ha luogo uno sviluppo secondario. Altro organo connesso allo ombelico è la membrana vascolare fetale (5), una vescicola che riempie l’intercapedine tra lo amnios (3) e il corion (7), il limite più esterno del sacco intero placentare. Una sorta di tensione morfologica gioca tra queste strutture in continua evoluzione: per poter crescere ed alimentare il feto, la membrana fetale deve contrarsi o spingere indietro il sacco vitellino che contiene il feto.
Una simile relazione intercorse tra gli arconti embrionali e rettiloidi. Proprio come lo sviluppo embrionale umano si suddivide tra la crescita del feto nel sacco vitellino e la repressione del sacco vitellino per produrre la placenta da parte della membrana fetale, la potenza degli arconti era divisa “per via della loro essenza.” Tale conflitto venne a risolversi parzialmente quando il genotipo rettiloide raggiunse una posizione dominante sulla massiccia orda di neonati.

Tale metafora è estremamente preziosa non solo perché permette di crearci una idea in merito a ciò che i veggenti gnostici rilevavano dalle loro percezioni extrasensoriali, ma anche perché propone una connessione tra specie umana terrestre ed entità arcontiche pre-terrestri. Per maggiori informazioni su tale connessione, vedere il passaggio di chiusura: “Cucine cosmiche.”


Il potere del serpente.
Ialdabaoth veniva descritto come un “serpente dalla testa di leone.” Per gli gnostici il leone rappresentava la forza cieca della procreazione (un’associazione che deriva probabilmente dalle scuole misteriche egiziane, data anche dalla osservazione della forza ed il rumore che producono i leoni durante i loro accoppiamenti nel deserto). Ecco perché la testa leonina sul corpo rettiloide è molto appropriata.
Questo tipo di arconte draconico appare nella iconografia gnostica non perché gli gnostici adorassero i rettiliani; al contrario essi adoperavano tale immagine come un magico scongiuro nei confronti della influenza arcontica, nella stesso modo in cui un teschio effigiato su un’etichetta indica la velenosità di un liquido.


Il serpente dalla testa leonina è stato battezzato dagli Gnostici con nomi magici come Ophis, Knuphis e Abrasax.


Nell’ambito della anatomia occulta del misticismo asiatico e Yoga, tale icona è nota comeKundalini: il potere del serpente. Gli gnostici che praticavano lo yoga Kundalini furono definiti Ofiti, dal greco ophis “serpente.” Tale culto fu condannato dai primi cristiani come adorazione pagana del “serpente”.
I non iniziati tendono a interpretare la immagine del serpente Kundalini in maniera grezza e letterale. Per gli gnostici il serpente dalla testa di leone coronata dai raggi solari non rappresentava solo l’immagine del Signore degli Arconti, ma anche la fonte del potere spirituale che consente agli esseri umani di resistere alle sue insidie. Questo equivoco legato alla Kundalini non si verificò tra gli studiosi non ortodossi ed esoterici come GRS Mead, Helena Blavatsky, e CW King (Gli Gnostici e i loro Resti) i quali effettuavano il collegamento con naturalezza, così come mitologi comparativi come Joseph Campbell e Alain Danielou.


In Le profondità dello Spazio Esterno, Campbell evidenzia come l’immagine della Kundalini, il “potere del serpente”, appaia nell’arte presso la Valle dell’Indo già nel 2300 aC, e appare in molte antiche culture molto precedenti alla era volgare. Fino al 16° secolo nei talleri d’oro tedeschi (Campbell, fig. 8) era raffigurata la crocifissione su una faccia ed un serpente attorcigliato ad una croce dall’altro.


Perfino in epoche così tarde, Cristo sarebbe stato identificato con la Kundalini – senza una vaga idea del perché, comunque – ma per gli gnostici il serpente in croce rappresentava un annullamento del potere salvifico attribuito alla crocifissione (cioè, la glorificazione della sofferenza come forza redentrice).

Il risveglio della Kundalini produce estasi, innesca una super-coscienza, apre le facoltà occulte e le onde dei rilasci di energia di guarigione che si manifestano al livello corporeo con secrezioni fisiologiche e ormonali. Come il mitico serpente a guardia dello albero della conoscenza nella Genesi, la Kundalini era “il messaggero di salvezza” per gli gnostici. In un rovesciamento completo della lettura abituale della Caduta, gli Gnostici considerano il serpente come un alleato spirituale per la umanità primordiale:



“Il primo a tentare di liberare l’umanità dallo stato di schiavitù impostole da un dio inconsapevole che spacciandosi per lo Assoluto, sbarrava la via verso l’albero della vita eterna.” (Campbell, pag 78).


Il dio inconsapevole che si identificava falsamente con l’Assoluto era Yaldabaoth, alias Geova. Gli gnostici insegnavano che il nous, intelligenza spirituale di cui è dotata la umanità, sarebbe inibita dalla intrusione arcontica, una sorta di invasione subliminale a livello del pensiero e del linguaggio (ad esempio, la sintassi mentale). Il Nous può essere liberato mediante l’accesso al potere della Kundalini, una corrente estatica la quale di solito è latente nel corpo degli esseri umani.
Nella sua monografia sugli Arconti, IS Gilhus osserva che: ”La strategia erotica è il mezzo più importante utilizzato dagli pneumatici per salvare la luce persa” (P. 51).


Con la espressione ‘pneumatici’ gli gnostici solevano identificare gli esseri umani che perseguono il sentiero della illuminazione psicosomatica, il metodo chiave della religione gnostica. Lo Pneuma, la “forza spirituale”, si sviluppa con la coltivazione del nous, la ‘intelligenza superiore.’ Gli arconti tuttavia frappongono un campo cieco di resistenza contro tale processo: in breve, operano affinché gli esseri umani restino ignoranti in merito al loro intrinseco potenziale spirituale. Quando la Kundalini si risveglia, la persona si apre come un fiore ad una sorta di intelligenza superiore. Alcune sette gnostiche come gli Ofiti praticano lo ‘allevamento’ collettivo della Kundalini per produrre una protezione contro le intrusioni arcontiche. In effetti, per preservare la Kundalini, trattengono la loro energia sessuale allo interno del corpo, quale principale strumento di difesa contro la influenza degli arconti.
Il Dialogo del Savio, NHC III, 5 (85), contiene il seguente scambio di battute:
Giuda disse: “Ecco, le autorità (arconti) abitano sopra di noi, quindi regneranno su di noi.”
Il Salvatore disse: “Sei tu che regnerai su di loro. Ma solo quando riuscirai a liberarti delle phthonos, ad assumere la tutela della Luce, e accedere al nymphion.”


Il salvatore-insegnante pone l’accento sul fatto che chiunque in potenza possiede il potere di sconfiggere gli arconti, ma sottolinea anche che alcune debolezze umane inibiscono l’uso di tale potere.

La parola greca phthonos può essere tradotta come “gelosia” o “invidia.” Gli gnostici consideravano l’invidia come la firma degli arconti, la principale ‘falla’ che ci renderebbe vulnerabili alla intrusione arcontica.


La “tutela della Luce” viene attivata mediante la Kundalini, spesso descritta come un fulmine/subisso di luce elettrificata che si espande lungo il corpo.

“Nymphion” è una parola in codice per definire la condizione di protezione psicofisica generata da alti livelli di Kundalini.




Sir John Woodruffe, primo divulgatore occidentale dei principi della saggezza tantrica indù, equiparò la pratica del Kundalini yoga (elevazione del potere del serpente mediante i chakra della colonna vertebrale) con i riti gnostici del “culto del serpente” (Shakti e Shakta, p. 191 ss.).


Studiosi del buddismo come EA Evans-Wentz, JM Reynolds e HV Guenther sono giunti a conclusioni simili, ma gli studiosi dello gnosticismo non sono dello stesso avviso, ciò perché non riescono a guardare al di fuori del loro ambito per comprendere a pieno la teoria e la pratica della Gnosi.

La immagine del leone-serpente fu effigiata in molte forme nei geroglifici sulle pareti del tempio di Horus a Edfu, a quaranta chilometri a sud di Nag Hammadi. Nelle celebrazioni egizie del culto di Hathor, il leone-serpente rappresentava la “stirpe reale” del faraone. Il bambino reale Horus fu spesso raffigurato nel gesto di succhiarsi un dito, il quale ricorda vividamente la postura con cui venivano raffigurati gli arconti embrionali.


E’ possibile che i sacerdoti egiziani delegati alla educazione dei giovani membri delle dinastie possedessero una profonda conoscenza della Kundalini e della influenza arcontica?
Il serpente Kundalini venne raffigurato nella arte sacra egizia come un cobra eretto, o una coppia di cobra talvolta attorcigliati intorno ad un bastone, oppure dallo ureo, copricapo a forma di cobra indossato dalla divinità. La treccia cerimoniale sul lato della testa di Horus rappresenta un’altra indicazione del potere del serpente. La treccia faraonica, tradizionalmente indossata sul lato destro della testa, ripete visivamente la forma dei cobra spermatici di Edfu.

L’immaginario esoterico del potere del serpente opera contemporaneamente su vari livelli. Vedremo come il complesso simbolismo biologico del mito gnostico ha molto da insegnarci sulla natura degli arconti, e su come possiamo resistergli.




Lo Stupro di Eva.


Ialdabaoth è anche definito Archigenetor, cioè “padrone degli allevatori.” (Ap Giovanni II, 12, 25)
Gli gnostici, la cui etica è coerente alla loro cosmologia, reputano la procreazione biologica – in quanto atto involontario - un meccanismo irrazionale che rinforza il potere arcontico. Proprio come Ialdabaoth essi allevano le loro creature e possono anche essere coinvolti in incroci con gli esseri umani, la qual cosa è decisamente uno degli elementi più sconcertanti del mito di Sophia.
Diversi testi descrivono il tentativo degli Arconti di ‘violentare Eva’, di inseminare cioè la specie umana. Gli stessi testi chiariscono tuttavia come l’obiettivo non venga mai conseguito.
La Ipostasi degli Arconti descrive questo episodio:
“Poi gli arconti si avvicinarono ad Adamo, e vedendo la sua controparte femminile divennero molto agitati ed eccitati. Si dissero l’un l’altro: «Venite, andiamo a seminare il nostro seme in lei”, e tentarono di catturarla. Tuttavia ella – madre dei viventi – derise la loro incoscienza e cecità mutandosi in albero, e lasciò che essi si impadronissero del suo riflesso” (89: 15-25).
Questo passo dimostra la raffinatezza immaginale della visione gnostica. I veggenti gnostici narrarono del tentativo di inseminazione di Eva da parte degli arconti, interferendo così nella genetica umana, ma allo stesso tempo osservarono come il tentativo si rivelò un fallimento. La metamorfosi di Eva in albero ricorda il mito greco di Daphne, la quale si trasformò in alloro.
(Tale parallelo dimostra ancora una volta come la cosmo-mitologia gnostica non sia stata un colpo di fortuna, ma un sistema di conoscenze visionario profondamente radicato nella mente dei pre-cristiani.)
Tramite gli stati alterati di coscienza i veggenti gnostici riuscirono ad intuire elementi che con il passare dei secoli stanno rivelandosi empiricamente veri e dimostrabili. In tempi antichissimi essi furono in grado di sviluppare molte straordinarie intuizioni circa i mondi non visibili, le attività degli dei, il rapporto tra umanità e specie aliene, e la pluriennale esperienza della specie umana.
Come appena narrato, gli arconti non riuscirono a catturare Eva, tuttavia in qualche modo si impadronirono della sua ombra, del suo riflesso. Ciò implica che, sebbene gli arconti non siano in grado di accedere alla nostra struttura genetica, sarebbero in grado di influenzare o distorcere la nostra immagine della donna, del femminile, ed in questo senso – in maniera indiretta – sarebbero realmente riusciti a stuprare Eva.

Come spesso accade, l’intuizione gnostica in ordine cosmico ci sfida a comprendere cosa stia succedendo nelle nostre menti. E’ possibile che noi esseri umani abbiamo profanato l’immagine della donna? Per esempio, imponendo alle donne una nozione di identità artificiale, una falsificazione della propria vera natura? Se è così, tale distorsione è identificata dagli gnostici come la conseguenza dello stupro di Eva da parte degli arconti.




Corrispondenze con gli Anunnaki.


Il passaggio appena descritto tratto da La Ipostasi degli Arcontirichiama alcune teorie in voga negli ultimi tempi, concernenti un antico intervento alieno sulla genetica umana. La maggior parte di queste teorie suppongono che qualsiasi cosa gli alieni decidano di fare, essi siano capaci di farla. Ma i veggenti gnostici sono pervenuti ad una conclusione diversa: le entità aliene non sarebbero affatto potenti come vorrebbero dare ad intendere. Il pericolo principale che la specie umana corre con gli arconti non è tanto ciò che essi possono fare, quanto ciò che erroneamente credono di poter fare. La carta vincente degli arconti è l’inganno (apaton in greco), ed in particolare l’inganno circa la natura e la portata dei loro poteri.


“L’amarezza è la loro gioia, la depravazione la loro bellezza. Il loro piacere è l’inganno.”
(Apocrifo di Giovanni BG 56, 3-7)


Alcuni elementi del mito gnostico potrebbero iniziare a risultare familiari. Il tema della inseminazione aliena della razza umana è presente anche nelle narrazioni arcaiche sumere, risalenti al 3° millennio aC, ed è dilagante negli attuali dibattiti di alienologia. I testi sumeri descrivono una specie aliena chiamata Anunnaki, la quale avrebbe contribuito in maniera determinante alla evoluzione della nostra specie attraverso l’ingegneria genetica, inaugurando così la civiltà umana.
Questi racconti si trovano su tavolette cuneiformi risalenti a circa 1800 anni prima di Cristo, ma sembra siano solo redazioni tardive di versioni molto precedenti. A quanto pare, la storia di una ingerenza aliena è uno dei più antichi miti scritti della nostra civiltà (v. post correlati). Molte persone che seguono i dibattiti di alienologia sono del tutto a conoscenza del mito sumero degli Anunnaki, il quale può facilmente trovare riscontro nelle moderne tecnologie genetiche, tuttavia dal dibattito è totalmente assente il benché minimo riferimento alla interpretazione gnostica dello stesso mito. La visione gnostica circa la attività degli Arconti / Anunnaki si differenzia in molti punti significativi dalla versione evinta dai resoconti sumeri. Gli gnostici non considerano gli arconti come esseri superiori dal punto di vista della civiltà. Né li considerano in grado di accedere al genoma umano (che gli gnostici definivano Anthropos); tuttavia anche la visione gnostica ammette che gli arconti avrebbero ricoperto un certo ruolo nella nostra evoluzione fisica.
Questo punto è piuttosto difficile da chiarire, tuttavia la differenza di gran lunga più evidente tra la versione sumera e quella gnostica è che nella prima non è contemplato in alcun modo il mito di Sophia e non viene mai fatto cenno alla origine degli Arconti / Anunnaki. Si tratta di una lacuna notevole.


Nella sua rielaborazione estratta dallo studio dei materiali sumeri, Zecharia Sitchin descrive gli Anunnaki come una specie non umana, molto avanzata abitante il pianeta Nibiru, il quale attraverserebbe il sistema solare ogni 3600 anni. Nella versione di Sitchin gli Anunnaki giunsero sulla Terra in cerca d’oro per la produzione di una sospensione colloidale necessaria per stabilizzare la loro atmosfera. (Per un resoconto completo, vedi l’ultimo libro di Sitchin, Il Libro Perduto del Dio Enki.)


Sebbene Sitchin abbia dimostrato di essere un esperto sumerologo dotato di una profonda comprensione delle lingue antiche, nessuno studioso ortodosso ha mai approvato la sua interpretazione circa gli Anunnaki. Nella peggiore delle ipotesi si tratterebbe di personaggi partoriti dalla fantasia di quelle antiche popolazioni. Da parte nostra non siamo in grado di affermare con certezza se la teoria di Sitchin sia una traduzione accurata dei testi cuneiformi o una elaborata costruzione mentale.
Ultima nota. È solo un caso che gli arconti embrionali e serpentini descritti nei testi gnostici presentino una elevata somiglianza con le due tipologie extraterrestri più frequentemente descritte nei tempi attuali, cioè i grigi ed i rettiliani? Se gli gnostici sono riusciti a intuire un simile scenario, che cos’altro potrebbero avere compreso?

Cucine Cosmiche.
“Gli stessi meccanismi che hanno creato le nostre credenze religiose, hanno creato le nostre convinzioni circa gli extraterrestri. Un approccio serio al fenomeno finirebbe per causare una revisione del nostro rapporto con la religione.”
John Keel - UFO: Operazione Trojan Horse


E’ sorprendente rinvenire rapporti vividi e dettagliati di alieni predatori in testi oscuri risalenti al 4° secolo dopo Cristo, ma le rivelazioni dello gnosticismo risultano molto più sorprendenti. La letteratura gnostica circa gli arconti – infatti – non si limita a presentare dei rapporti.
Spiega le loro origini nell’ordine cosmico, la loro natura (inorganica, imitativa, non intenzionale), il loro aspetto, le loro tattiche, il loro atteggiamento nei confronti della umanità, ed altro ancora. Non poteva essere tracciata una soluzione più chiara e coerente dei fenomeni misteriosi degli ufo e degi alieni.

La elevata bizzarria del materiale gnostico pone naturalmente una questione di credibilità. Ci troviamo di fronte alla scelta di credere che questi testi rappresentino un resoconto accurato di ciò che i veggenti gnostici osservarono durante i loro stati di coscienza alterata (cioè ricerca parapsicologica ottenuta mediante visione a distanza, sogni lucidi, osservazione chiaroveggente) oppure credere che gli gnostici non erano che mistici illusi dalle loro visioni, cultori di roba strana, o peggio …

In che modo, allora, possiamo determinare se lo scenario dipinto dagli gnostici sia un sogno delirante o se invece presenti una qualche credibilità in merito ai possibili interventi alieni nella sfera umana? In passato ho discusso il concetto aborigeno del Dreamtime, il gioco senza tempo della consapevolezza creativa nello Eterno Ora, e la sua variante, il Dreaming.




Quando il Dreamtime giunge alla espressione di un certo diffuso comportamento, gli aborigeni si riferiscono al Dreaming di una creatura. Ad esempio, il Dreaming del canguro è la somma della conoscenza innata e degli istinti di tutti i canguri, e risale agli antenati del Dreamtime. Si potrebbe dire, in termini biologici, che sia una sorta di emanazione del genoma della specie del canguro. Tutte le creature, organiche ed inorganiche, umane e non umane, vivono e muoiono in base ai Sogni che vengono riprodotti per loro tramite. Nella visione del mondo aborigeno la facoltà prettamente umana di creare una cultura assolverebbe la funzione di ricordare e raccontare il Dreaming non solo della umanità, ma di tutte le specie. Tra gli aborigeni è diffusa convinzione che il ruolo cosmico della umanità sia quello di costituire la ‘memoria’ di Gaia.


Per applicare le anzidette idee al problema degli arconti , ricordiamo che noi, la specie umana, saremmo coinvolti in modo particolare nel Dreaming e nella evoluzione di Gaia. Tuttavia, esisterebbe un altro sogno che interferirebbe con tale processo; qualcosa di molto strano che accade sulla Terra a causa di una fessura nella mente umana, fessura che a sua volta deriva da una anomalia nell’ordine cosmico.
Il sistema mondo in cui viviamo è nato da un errore.
Vangelo di Filippo , NHC II, 3, 75,1


Il magico viaggio di consapevolezza in cui staremmo co-evolvendo insieme al Dreaming di Gaia risulterebbe deviato o distorto da una influenza aliena, insegnano gli gnostici. Su questo punto sembra concordare il vecchio stregone Yaqui, Don Juan, che rivela a Castañeda: ”Gli esseri umani si trovano impegnati in un cammino di consapevolezza momentaneamente interrotto da forze estranee.”


Tutto ciò che impariamo sugli arconti potrebbe insegnarci qualcosa di importante circa noi stessi.
Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito Metahistory
Link dietto:
http://www.metahistory.org/gnostique/archonfiles/AlienDreaming.php


Racconti sugli Arconti


di Zret

Ella (Sophia) li getterà giù nell’abisso. Gli arconti saranno perduti a causa della loro cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l’un l’altro finché non periranno per mano del primo genitore. Ed i loro cieli precipiteranno uno sull’altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco. Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo cielo precipiterà e si spezzerà in due. [...] essi precipiteranno nell’abisso e l’abisso sarà rovesciato. La luce vincerà sull’oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima.

In questi ultimi lustri si è diffusa quella che viene definita impropriamente teoria della cospirazione. Non è una teoria, ma una realtà storica che è stata portata alla luce da vari autori, pur talvolta mescolando sapientemente verità con menzogne, approssimazioni ed esagerazioni.


Secondo tale linea interpretativa, la storiografia ufficiale, nella maggioranza dei casi è falsa, manipolata, mentre gli eventi realmente accaduti sono stati censurati, occultati o distorti, affinché trionfasse una versione ufficiale atta a promuovere un piano di dominio globale, economico, politico, sociale, religioso.
Moltissimi accadimenti del passato, riletti secondo i criteri esegetici non ortodossi, rivelano la loro vera natura. Basterà qui un esempio: per secoli si credette che la donazione di Costantino, con cui lo scaltro e feroce imperatore lasciò alla Chiesa di Roma la parte occidentale dell’impero, fosse un documento autentico. Fu Lorenzo Valla, nel De falso credita ed ementita Constantini donatione a dimostrare che quel testo era un falso medievale redatto dalla cancelleria vaticana nel IX secolo, nello stesso periodo, in cui la Chiesa di Roma, attraverso pazienti trame, riuscì ad usurpare il trono dei Merovingi per consegnarlo ai maggiordomi Pipinidi, docili esecutori della volontà papale. E’ oggi assodato quindi che la donazione di Costantino fu un atto spurio che, però, influì in modo determinante su molti eventi, concezioni e convinzioni del Medioevo. Forse tra qualche secolo anche il corposo ma menzognero dossier dell’FBI sul 9 11 sarà annoverato tra i falsi storici, intanto, però…
Se desideriamo capire qualcosa della almeno bimillenaria cospirazione, naturalmente dopo aver fatto tabula rasa di pregiudizi, schemi, luoghi comuni, approcci canonici, dobbiamo, a mio parere, concentrare l’attenzione su quel corpus di testi gnostici che furono prodotti nei primi secoli dopo Cristo, in un’età feconda e contraddittoria, in cui per una singolare convergenza di fattori culturali e sociali, sbocciò il fiore del pensiero gnostico, tanto ingiustamente esecrato e così poco compreso.

Sebbene la Gnosi mostri qualche punto di contatto col Giudaismo, si deve considerare un orientamento polimorfo e sfaccettato, generatosi all’interno del mondo pagano, in cui confluirono dottrine egizie, babilonesi, ellenistiche…, con contributi dell’astrologia, della magia, della filosofia ermetica …

Vero catalizzatore per il pensiero gnostico fu l’insegnamento del Messia. Tralasciamo pure i guazzabugli sulle emanazioni gnostiche da Abisso alla materia e le concezioni etiche talora paradossali. Focalizziamoci su alcuni punti ed avremo delle belle sorprese. In primo luogo, ricorderei che Paolo di Tarso (che sia veramente esistito, che sia da identificare con Apollonio di Tiana o con altri, poco importa nell’economia di questo discorso) è considerato quasi unanimemente il primo pensatore gnostico. Non a torto: infatti nel Tarsiota sono introdotti alcuni dei concetti destinati ad essere approfonditi nella Gnosi: ad esempio, la mediazione salvifica del Cristo e gli Arconti.




L’Arconte, (ossia “governante”, “colui che domina”), di questo mondo è citato anche nel Quarto vangelo, il più vicino alla Gnosi dei quattro libretti canonici. Nel testo, di solito, l’espressione greca è resa con Principe. Lo si identifica in genere con Satana, ma potrebbe coincidere con il Demiurgo, un dio inferiore artefice del mondo materiale caduco.


Gli Arconti sono concepiti come esseri invisibili che tengono imprigionati gli uomini, impedendo loro di conoscere la verità, di riconoscere in loro la scintilla divina che li accomuna a Dio. E’ quindi questa la conoscenza, la consapevolezza di cui gli uomini sono defraudati: essi sono ridotti in uno stato di schiavitù psichica dagli Arconti.


E’ questo un quadro molto simile a quello delineato dai ricercatori che evocano l’esistenza di creature interdimensionali che, oltre a soggiogare la Terra ed i suoi abitanti, si alimentano, un pò come nel film Matrix, delle energie degli uomini, simili a formiche che si nutrono del liquido zuccherino secreto dagli afidi.


La situazione ricorda i voladores descritti da Don Juan, l’enigmatico sciamano protagonista dei testi scritti da Castaneda. I voladores, infatti, sono esseri intenti a suggere le energie vitali di uomini tenuti in uno stato di completa sottomissione.
Paolo o chi per lui ci avverte: “La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria”. Lettera agli Efesini 6:12.
Singolare che Principati e Potestà diventarono nel Medioevo, gerarchie angeliche, laddove nell’apostolo sono additati come oscuri dominatori.
Se consideriamo alcune concezioni gnostiche non i cascami di una bizzarra teologia, ma frammenti di una rivelazione in seguito occultata, distorta e censurata da chi non voleva che certe verità scomode affiorassero, possiamo enuclearne alcuni interessanti capisaldi: il mondo materiale è stato creato da un dio inferiore; la Terra è dominata da forze non visibili ma gagliardissime che diffondono e fomentano, per perpetuare il loro ignobile potere, sofferenze, guerre, divisioni e bugie; la liberazione può avvenire valorizzando la propria natura divina che non alberga, però, in tutti gli uomini. (Vedi Gli uomini secondo la Gnosi).

Credo che la traduzione del sopra riportato passo paolino dei termini greci Principati e Potestà con governi ed autorità, oltre a stridere con altre affermazioni del Tarsiota, non renda l’idea di un dominio che non è terreno, ma preternaturale, sebbene i capi del pianeta siano coinvolti nella turpe egemonia, ma come coadiutori.


Si potrà anche pensare che queste speculazioni gnostiche siano fantasie, anzi deliri, ma la storia umana culminata nella realtà attuale, in cui la giustizia è conculcata, la scienza è sfigurata, la natura è stuprata, la verità negata del tutto e l’umanità ridotta ad un gregge buono ormai non per essere tosato, ma sgozzato, dovrebbe indurre a riflettere su una congiura di forze del Male che dura da moltissimo tempo.
Gli gnostici ancora una volta, a mio avviso, avevano qualche ragione.




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