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Come già accennato nella prima parte di questo dossier la politica di cover-up iniziale, adottata dall'establishment, sul fenomeno UFO ha nel corso degli anni gradualmente modificato strategia registrando un'apparente e sempre maggiore apertura.
Un cambiamento di direzione che è risultato più che mai evidente nell'ultima decade del secolo scorso, parallelamente ad una nuova e crescente fase della manifestazione UFO, ma che in realtà sembra essere stato pianificato già qualche decennio prima.
Una strategia che mirerebbe, attraverso un graduale e parziale programma di "rivelazione" o rilascio d'informazioni, a favorire un processo di "acclimatazione" dell'opinione pubblica sulla presenza extraterrestre.
Un'ipotesi che verrebbe in un certo senso suffragata dal contenuto di due documenti elaborati in periodi diversi e che, seppur non direttamente collegati, sembrerebbero avere un comune filo conduttore.
Il primo documento, risalente al 1975, è una lettera dell'allora senatore repubblicano dell'Arizona Barry Goldwater inoltrata al dottor Shlomo Arnon dell'Università della California e al quale confida alcune indiscrezioni inerenti il fenomeno UFO.
Un cambiamento di direzione che è risultato più che mai evidente nell'ultima decade del secolo scorso, parallelamente ad una nuova e crescente fase della manifestazione UFO, ma che in realtà sembra essere stato pianificato già qualche decennio prima.
Una strategia che mirerebbe, attraverso un graduale e parziale programma di "rivelazione" o rilascio d'informazioni, a favorire un processo di "acclimatazione" dell'opinione pubblica sulla presenza extraterrestre.
Un'ipotesi che verrebbe in un certo senso suffragata dal contenuto di due documenti elaborati in periodi diversi e che, seppur non direttamente collegati, sembrerebbero avere un comune filo conduttore.
Il primo documento, risalente al 1975, è una lettera dell'allora senatore repubblicano dell'Arizona Barry Goldwater inoltrata al dottor Shlomo Arnon dell'Università della California e al quale confida alcune indiscrezioni inerenti il fenomeno UFO.
Già Generale Maggiore dell'Air Corp dell'Esercito americano Goldwater (scomparso nel 1998) è stato membro del Partito Repubblicano per il quale si candidò alle presidenziali del 1964 vinte dall'allora Presidente uscente Lyndon B. Johnson. Inoltre, il senatore americano è stato per diversi anni nella Commissione Senatoriale d'Inchiesta sull'Intelligence e nel Comitato Senatoriale sulle scienze aerospaziali e i servizi armati.
Goldwater oltre ad aver dichiarato pubblicamente la sua convinzione sull'esistenza degli UFO è stato membro del "National Investigation Committee on Aerial Phenomena" (NICAP) di Washington D.C. fondato dall'ex-Maggiore dei Marines Donald Keyhoe nel 1956.
Tra l'altro, in una interessante conversazione, proprio in merito agli UFO, avuta il 16 luglio 1969, giorno del lancio dell'Apollo 11, al "Kennedy Space Center", in Florida, con Clarck McClelland il Senatore americano rivelò che:
«...la situazione UFO è al più alto livello di sicurezza nazionale. Molto più alto della Bomba-H e più di qualunque altra cosa conosciuta all'interno del Pentangono, dell'FBI, CIA, DIA, NSA, ecc. Il che vuoI dire, non c'è questione di più alta sicurezza nazionale di quella degli esseri alieni qui sul pianeta. Quindi capii che Curtis (N.d.R. in riferimento al Generale Curtis LeMay) aveva ragione. E non l'ho mai più interrogato sull'argomento. Questo sembrava provare secondo me che gli UFO erano un fatto, ed esistono. Ma, sono tutti alieni? lo sospetto fortemente che la maggior parte lo siano!" ("Nexus New Times" n° 65, "Conversazione sugli UFO con il senatore Barry Goldwater" di Clark C. McClelland).»
Tuttavia stando a quanto scritto nella lettera del 1975 il Senatore USA asserisce chiaramente che l'Establishment americano nonostante il ferreo cover-up, aveva preventivato già all'epoca una futura politica di rivelazione graduale:
Washington D.C. 20510Marzo 28, 1975
Mr. Shlomo Arnon
U.C.L.A. Experimental College
308 Westwood Plaza
Los Angeles, Califomia 90024
L'argomento degli UFO è uno di quelli che mi ha interessato da tempo. Circa 10 o 12 anni fa tentai di scoprire che cosa si trovava nell'edificio della base USAF di Wright Patterson in cui vengono accentrate le informazioni raccolte dall'Aeronautica, e alla mia richiesta fu opposto un comprensibile rifiuto. Il tutto è ancora classificato al disopra del TOP SECRET. Ho comunque saputo che c'è un piano in corso per rilasciare parte, se non tutto, di questo materiale nel prossimo futuro. Sono anch'io ansioso di vedere questo materiale quanto Lei, e spero che non dovremo attendere troppo.
Sinceramente,
Barry Goldwater
Negli anni Novanta, a distanza di 17 anni, un documento alquanto controverso, iniziò a circolare all'interno della comunità ufologica internazionale sollevando non pochi interrogativi e dibattiti fra gli studiosi.
All'epoca, precisamente nel 1992, John Schuessler vicedirettore del MUFON (MutuaI UFO Network) americano ricevette da fonte anonima un sorprendente documento ufficiale redatto dal noto Warwick Research Institute in Inghilterra.
Il rapporto faceva riferimento a un'operazione tesa al graduale rilascio da parte delle autorità di informazioni relative agli UFO rientrante nell'ambito di un Programma di acclimatazione del pubblico.
Il testo del documento riporta quanto segue:
Al: Comitato Politico
Novembre 1990
Oggetto: Osservazioni sul Programma di acclimatazione del pubblico
Il metodico rilascio di informazioni al pubblico mediante diversi canali non ufficiali continua a generare vasti interessi e un crescente livello di consapevolezza con ben pochi effetti collaterali rilevabili a parte un sano scetticismo manifesto di alcuni. Suggeriamo rispettosamente la prosecuzione dell'attuale approccio in quanto esso sta rendendo disponibili le informazioni a quanti sono psicologicamente pronti a riceverle senza causare stress indesiderati a chi non sia preparato. L'approccio attuale sta altresì dimostrandosi utile a quanti sperimentano incontri (ravvicinati, N.d.A.) diretti. Esso li pone infatti in condizione di intendere un contesto di esperienze per loro altrimenti inspiegabili o incomprensibili. Capire almeno un po' di quanto è loro accaduto è per costoro di enorme sollievo psicologico e contribuisce a farli continuare a vivere il meglio possibile. Fornire informazioni atte ad aiutare la gente a far fronte la situazione aumenterà via via di importanza con la crescita della quantità di popolazione che sperimenti tali incontri. Come sapete, una certa assistenza in tale campo è stata fornita da vari gruppi civili di supporto, che sono stati costituti da ambienti interessati. Con il tempo potrebbe rivelarsi opportuno aumentare il grado di accuratezza e consistenza delle informazioni in circolazione. Un ottimo lavoro alla base effettuato negli ultimi anni ha consentito di acclimatare il pubblico in rapporto ai ritmi accelerati odierni.
Quando il pubblico si troverà più a suo agio con gli IAC (Identified Alien Craft, velivoli alieni identificati, N.d.A.) e altri avvistamenti, i crop circles e via dicendo, informazioni di altro tipo potrebbero essere ulteriormente rilasciate. Sembra che la maggioranza dei ricercatori si trovi su posizioni che anticipano di uno, due anni i media istituzionali. Ciò permette di disporre di un certo margine di tempo per possibili divulgazioni verso il pubblico e nel con tempo di fornire dettagli in anticipo a quanti siano già ora pronti a riceverli. Disporre di un certo numero di cittadini informati fra la popolazione potrà dimostrarsi una risorsa di valore incalcolabile di fronte a eventi futuri non prevedibili. La storia potrà sicuramente registrare il fatto che sono state queste persone consapevoli, superando ogni divergenza, a lavorare insieme per aiutare l'umanità, il loro paese e il loro governo nei tempi di cambiamento e di sfida che abbiamo davanti.
WRI
Warwick Research Institute
Majic Attn: MJ-8
Anche se Schuessler fu il destinatario iniziale del documento altri studiosi si interessarono al caso, sembra che altri ufologi abbiano ricevuto il rapporto, tra cui il Colonnello Donald Ware, ex-ufficiale pilota dell'USAF nonché membro del MUFON.
Ware che aveva ricevuto copia del rapporto dallo stesso Schuessler (il quale affermò di non sapere da dove provenisse esattamente il plico) ne inoltrò a sua volta una al "MidOhio Research Associates" - MORA, un gruppo di ricerca ufologico americano che effettuò a sua volta alcune ricerche al fine di far luce sul caso.
Secondo l'opinione di Ware il contenuto del documento del "Warwick Research Institute" sarebbe il risultato di uno studio sociologico, la data incompleta e la firma illeggibile costituirebbero parte della disinformazione tipica di certi comunicati; ciò, a sua volta, consentirebbe alle persone non preparate a conoscere la verità di continuare a vivere con le proprie tranquillizzanti e limitate concezioni.
In ogni caso, le indagini del MORA, incentrate sull'esistenza o meno del "Warwick Research Institute", rivelarono l'effettiva presenza di tale istituto nel Regno Unito.
Nella primavera del '92 Pete Hartinger, membro del MORA, in occasione di un viaggio d'affari in Inghilterra riuscì a localizzare il "Warwick Research Institute" (WRI) nei pressi della cittadina di Warwick, a nordovest di Londra.
In effetti, l'Istituto è presente presso l'Upiversità di Warwick, fondata nel 1965 ed oggi ritenuta una delle più prestigiose Università britanniche, che tuttavia risulta ubicata tra la città di Coventry e la Contea del Warwickshire.
L'Università di Warwick, che fa parte del "Russell Group" l'equivalente britannico della "Ivy League" americana, è conosciuta per i suoi 29 Dipartimenti Accademici tra cui quelli di Scienze Politiche, Economia aziendale, Economia, Orticoltura, Matematica, Ingegneria, Biologia, Informatica, Statistica, Letteratura, Lingua inglese, Teatro, e Storia.
L'Istituto stesso (non la facoltà) venne fondato nel 1988 (oggi più di 50 istituti e centri di ricerca sono presenti all'interno dell'Università); Alan Raymond Roe è stato fondatore e direttore fino al 1991 del WRI e direttore fino al 1994 del "Warwick Development Group" (WDG) sempre del "Warwick Research Institute".
Ad ogni modo i ricercatori del MORA una volta risaliti al Warwick decisero di chiamare per raccogliere informazioni generali sull'Istituto e sul tipo di ricerche che venivano condotte.
Durante la conversazione con la segretaria, oltre ad essere confermato il collegamento all'Università di Warwick, emerse che una delle aree principali d'interesse dell'Istituto era l'economia. Tra l'altro quando venne chiesto chi fossero i loro clienti questi risposero che svolgevano numerosi lavori per le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
Quelli del MORA chiesero anche se per caso avessero svolto qualche tipo di lavoro per il Governo degli Stati Uniti e più precisamente per il Dipartimento della Difesa ma chi di dovere rispose di non sapere nulla in merito.
Inoltre, nel corso di una telefonata fatta nel luglio del 1992 gli ufologi americani appresero che Alan Roe non era più direttore dell'Istituto anche se risultava ancora associato con la "Warwick University. Roe", dopo il ritiro dall'Università, continua a insegnare alla Warwick limitatamente su orari part-time essendo attualmente Direttore e principale economista alla "Oxford Policy Management".
In seguito il MORA riuscì ad ottenere un bollettino interno dell'Università di Warwick per l'anno scolastico 1993 in cui era presenta una lista di 33 centri di ricerca affiliati all'università, ma l'Istituto (si intende il "Research Institute") non era fra loro.
Anche se l'indagine americana non ha consentito di dimostrare l'autenticità del documento, ha permesso in qualche modo di riscontrare, anche se per un limitato periodo, l'esistenza effettiva di un "Warwick Research Institute" presso l'Università di Warwick in Gran Bretagna.
AI di là delle considerazioni sul documento esposte da Ware l'unica osservazione che si potrebbe fare è che se fosse autentico fornirebbe non solo la "conferma" di quanto dichiarato dal Senatore Goldwater nel 1975 ma un ulteriore passaggio verso una fase "preparatoria" attuando un vero programma di accIimatazione dell'opinione pubblica.
Sarà magari un caso ma è innegabile e incontrovertibile un dato di fatto, ossia che a partire dal 1990 (anche se i primi segnali si manifestarono già a partire dal biennio 1988-89) in ambito ufologico si è assistiti ad un radicale mutamento sia per quanto riguarda la manifestazione stessa sia per l'atteggiamento verso il fenomeno UFO da parte delle autorità di alcuni paesi.
Cambiamento che in un certo qual modo ha riguardato, anche se non ufficialmente, la Chiesa stessa e che attraverso le dichiarazioni di alcuni suoi esponenti ha evidenziato, soprattutto negli ultimi anni, un'apertura sempre maggiore verso la questione UFO-Extraterrestri. Apertura che lascerebbe intravedere una sorta di processo preparatorio, specialmente verso i fedeli, in vista di un'inevitabile rivelazione ufficiale da parte d'intelligenze extraterrestri.
In tale direzione andrebbero inquadrate le dichiarazioni rilasciate in Italia da alcuni teologi e gesuiti già nella prima metà degli anni '90 sui cosiddetti "missionari spaziali" e sull'eventuale opera di evangelizzazione degli alieni.
Tuttavia, occorre precisare che già nell'estate del 1987 l'argomento dei "missionari spaziali" venne reso noto inizialmente da alcuni media esteri ed a circolare. anche nell'ambiente ufologico.
UFO, ET E MISSIONARI SPAZIALI
Il 21 Luglio di quell'anno, in Inghilterra venne pubblicato dal quotidiano "Evening News" un articolo intitolato: "Be prepared to met thine aliens!" (Sii preparato ad incontrare I tuoi alieni!)
L'articolo, inizialmente segnalato all'interno della comunità ufologica dallo studioso britannico Timothy Good, riportava testualmente che:
«I teologi Vaticani hanno preso coscienza che vi potrebbe essere vita su altri pianeti. Ora stanno progettando la preparazione di missionari in grado di lavorare nello spazio e di incontrare alieni. La strana e storica decisione è stata presa dopo che i teologi del Vaticano hanno ritenuto che futuri sviluppi potrebbero far diventare di primaria importanza la preparazione di missionari spaziali. Scienziati gesuiti dell'Osservatorio Vaticano di Frascati (N.d.R. In realtà è sito a Castel Gandolfo), vicino Roma, hanno riferito di aver visto in cielo luci in movimento ed altri fenomeni non identificati. All'inizio di settembre, l'Università Vaticana avrà una speciale sezione UFO. Il teologo Vaticano, padre Pierre Thorel (N.d.R. È probabile che si riferisca al teologo Giampaolo Thorel studioso di fenomenologia mistica) ha spiegato che i corsi speciali riguardanti i futuri missionari nello spazio ed i primi contatti con razze aliene saranno tenuti dal Professor Resch, austriaco, che già precedentemente aveva la cattedra all'Accademia Alfonsiana dell'Università. Padre Thorel ha commentato: "Sono sorpreso che vi possa essere entusiasmo per i missionari nello spazio e per la Cristianizzazione di razze aliene. La loro esistenza è a malapena certa. Comunque, la principale preoccupazione della Chiesa è tenersi al passo con i tempi e questo significa che non possiamo ignorare l'esplorazione spaziale, né la possibilità di incontrare altre creature viventi.»
L'articolo, pur riportando alcune evidenti imprecisioni, sembrava clamorosamente anticipare, con qualche anno di anticipo, alcune informazioni e dichiarazioni emerse in Italia a partire dal 1992 e rilasciate da esponenti del Vaticano.
Nell'ottobre del 1992 il "Corriere della Sera" pubblicò un articolo, a firma del giornalista Roberto Zuccolini, intitolato "Il battesimo anche agli UFO" in cui venne annunciato, dall'allora direttore della Specola Vaticana padre George Coyne, un progetto di collaborazione con la NASA teso alla ricerca di altre forme di vita intelligenti nello spazio.
Tale programma, stando a quanto riferisce il giornalista, vedrebbe impegnato il Vaticano stesso con un suo progetto autonomo e con suoi interessi specifici.
Proprio in merito alla questione extraterrestri il gesuita afferma:
«Battezzare gli extraterrestri? Perché no? Se un giorno avremo la fortuna di conoscerli, saremo obbligati a porci il problema... Occorre una volta per tutte mettere da parte le vecchie esitazioni, i continui rinvii. D'altra parte, non sarebbe egocentrismo, in questo caso cosmico, pensare che noi uomini siamo gli unici esseri intelligenti dell'universo?»
Mentre la NASA, riporta l'articolo, assicurerà il controllo costante dei messaggi provenienti dallo spazio alla ricerca di eventuali "alieni", i gesuiti, soprattutto nel nuovo osservatorio in Arizona sul Mount Graham, con uria speciale macchina a specchio andranno a caccia di quei pianeti che presentano le condizioni adatte per lo sviluppo della vita.
"E se un giorno - si interroga il giornalista - ci trovassimo finalmente faccia a faccia con qualche E.T. di lontane origini?"
«Beh - ammette padre Coyne - allora, dal punto di vista teologico, le cose si complicherebbero. Prima di tutto bisognerebbe sottoporre l'extraterrestre ad alcune domande. Del tipo: "Avete mai fatto un'esperienza simile a quella di Adamo ed Eva, cioè del peccato originale?". E, di conseguenza: "Conoscete anche voi un Gesù che vi ha redento?". Potrebbe dire "sì". Ma anche "no". E in caso di risposta negativa, si aprirebbe certamente il problema della sua evangelizzazione. Ad ogni modo ormai più nessuno, all'interno della Chiesa, si scandalizzerebbe.»
Del resto, come è riportato da Alfredo Lissoni, nel suo volume "Gli enigmi del Vaticano", dell'Editoriale Olimpia, all'interno del Vaticano, a partire dal 1970, è presente una cattedra di Paranormologia ed Ufologia.
«Voluta da Paolo VI - scrive Lissoni - e tuttora esistente, essa è diretta dal sacerdote redentorista austriaco Andreas Resch, in passato ospite ai congressi internazionali di parapsicologia, nonché inventore del termine paranormologia (studio del paranormale). Resch è docente di Psicologia Clinica e Paranormologia all'Accademia Alfonsiniana di Roma.»
Tra l'altro, Resch è anche Direttore dell'IGW - "Institut für Grenzgebiete der Wissenschaft" (Istituto delle frontiere della scienza) collegato alla Innsbruck Leopold-Franzens-Universitat nonché fondatore dell'Istituto scientifico "Imago Mundi".
Una struttura quest'ultima sede di un centro studi, con un archivio mondiale, su fenomeni quali: apparizioni, visioni, miracoli, telepatia, levitazioni, materializzazioni, bilocazioni, stigmatizzazioni, telepatia, astrologia e alchimia. Argomenti questi diffusi attraverso i libri della casa editrice Resch Verlag da lui fondata.
Ad ogni modo un'ulteriore conferma diretta del coinvolgimento di Resch con l'ufologia giunse nel 2004 quando Roberto Allegri, scrittore e giornalista nonché collaboratore del settimanale "CHI", ebbe modo di incontrarlo ed intervistarlo presso il suo centro studi di Innsbruck.
L'intervista, pubblicata sul giornale "Il Faustino", riporta come nel 1969 Resch, già noto tra professori universitari, venne chiamato dall'Accademia Alfonsiana per un corso sulla parapsicologia da lui ribattezzata "Paranormologia". Quest'ultima contemplerebbe diversi fenomeni inspiegabili che spaziano dalla percezione extrasensoriale fino all'ufologia, argomento questo che avrebbe tra l'altro ingenerato alcuni problemi al sacerdote.
«Anni fa - dichiara Resch - un giornale americano scrisse che io, con i miei corsi, preparavo i missionari per l'incontro con gli extraterrestri. L'articolo suscitò un putiferio. In Vaticano arrivarono moltissime lettere indignate e i miei superiori mi chiesero delle spiegazioni. Con molta semplicità, dissi loro che il mio lavoro consisteva anche nel trattare l'ufologia e le teorie che spiegavano come prendere contatti con gli alieni. Anche questo fa parte della paranormologia, dello studio del paranormale. L'ufologia è un argomento di attualità e i giovani studenti ne sono attratti. Ed è molto meglio informarli con obiettività e serietà che rispondere alla loro curiosità con una proibizione.»
In ogni caso, come ribadito in precedenza da Coyne, se di fronte alla scoperta degli extraterrestri quasi nessuno nella Chiesa si scandalizzerebbe anche tra i fedeli sembrerebbe esserci un'analoga posizione.
In effetti, nel marzo 1994, negli Stati Uniti venne realizzato uno studio intitolato "Alexander UFO Religious Crisis Survey - The Impact of UFOs and Their Occupants on Religion". Tale sondaggio, redatto dalla studiosa Victoria Alexander per conto della Fondazione Bigelow, di Las Vegas - Nevada, prevedeva un questionario proposto a 230 capi di comunità religiose negli USA (134 appartenenti a chiese protestanti, 86 a chiese cattoliche romane e 10 a sinagoghe).
La finalità dello studio era di comprendere l'eventuale impatto sulla dottrina di tali comunità religiose dall'esistenza d'intelligenze extraterrestri.
Pur trattandosi di un campione ristretto, lo studio della Alexander ne riassunse così i risultati:
«Le cifre non sono statisticamente significative, ma denotano tendenze inequivocabili. Benché si tratti di un'indagine sperimentale, per la prima volta siamo in possesso di dati concernenti l'atteggiamento più diffuso sulla relazione tra religione ed esistenza di una vita intelligente extraterrestre. I dati dimostrano l'opposto di una credenza piuttosto diffusa, secondo la quale, alla vigilia di un possibile contatto con UFO, si verificherebbero morti e distruzioni. [...] I risultati conclusivi dimostrano che i leader religiosi interrogati erano convinti che la fede dei loro parrocchiani fosse sufficientemente forte e lungimirante da poter assimilare una notizia come questa. Contrariamente alla convinzione ampiamente diffusa a proposito degli UFO, è decisamente poco probabile che simili notizie diano luogo ad una crisi religiosa.»
Eventualità quest'ultima che venne ribadita nuovamente nell'ottobre del 1995 dal teologo don Piero Coda nel corso di un'intervista rilasciata al Servizio Informazione Religiosa - SIR, l'agenzia di informazione dei settimanali diocesani italiani promossa dalla Conferenza episcopale italiana, proprio sulla possibile esistenza di extraterrestri.
L'intervista al teologo era scaturita in seguito all'annuncio del 6 ottobre dell'avvenuta scoperta, da parte degli astronomi svizzeri Mayor e Queloz, del primo pianeta extra solare intorno alla stella 51 Pegasi (Una Nana gialla simile al Sole sita nella costellazione di Pegaso).
In quell'occasione Coda ribadì che:
«Anche gli extraterrestri, se esistono, sono creature di Dio e, per la solidarietà che coinvolge tutta la creazione, rientrerebbero anche loro nel riscatto dal peccato originale. Sul piano teologico, quindi, nessuna differenza con gli umani, né uno shock di fronte ad una eventuale conferma dell'esistenza di esseri intelligenti extraterrestri, casomai sorpresa e impreparazione di fronte ad una notizia che comporterebbe una novità nel nostro modo normale di concepire il mondo e il rapporto con la creazione. Una notizia di questo genere non comporterebbe una difficoltà sostanziale per la fede cristiana perché il centro della fede è che Gesù è il figlio di Dio, fatto uomo, per mezzo di cui ed in vista di cui tutto è stato creato. Quindi, ogni realtà creata, ogni realtà intelligente e libera che si trovi nell'universo ha sempre un riferimento fondamentale e radicale con la creazione da parte di Dio e anche con l'evento di salvezza che si realizza in Cristo. Nessun pericolo, quindi: anzi, l'esistenza di extraterrestri potrebbe essere un arricchimento, così come in passato è avvenuto quando la cultura europea è entrata in contatto con mondi che prima erano assolutamente sconosciuti. Il fatto che ci siano altrove nell'universo esseri intelligenti e liberi, per la solidarietà che c'è in tutta la creazione comporta che vi sia una necessità di salvezza per tutti: essendo limitati, creati da Dio e bisognosi di redenzione, anch'essi sarebbero in rapporto con l'opera salvifica di Gesù Cristo.»
Affermazioni quelle di Mons. Coda, allora docente di Teologia Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense, che vennero in parte riprese anche da "Il Messaggero" del 19 ottobre.
Il quotidiano capitolino pubblicò un articolo, a firma di Orazio Petrosillo, intitolato "Per gli UFO manderemo missionari spaziali" in cui oltre a evidenziare l'opinione di Coda riportò anche il parere di Monsignor Rino Fisichella, oggi arcivescovo e presidente della Pontificia Accademia per la vita nonché rettore della Pontificia Università Lateranense.
«Se vi sono gli extraterrestri - scrive il giornalista - ci vorranno i "missionari spaziali" per evangelizzarli? Anche gli alieni sarebbero stati "contagiati" dal peccato originale di Adamo ed Eva? E pure per loro varrebbe la salvezza apportata da Cristo? Sono domande del futuro rese attuali dalla scoperta di un pianeta fuori dal sistema solare(N.d.A. Riferimento alla scoperta di 51 Pegasi) ma sono anche domande che i teologi si posero quando Colombo scoprì il nuovo mondo. Don Piero Coda, docente di Teologia Dogmatica all'Università Lateranense, ha risposto in maniera affermativa ai quesiti, sempre ammesso che vi siano esseri intelligenti su altri mondi. Anche per essi ci vorrebbe la rivelazione e la redenzione di Cristo, per via di una solidarietà di tutta la creazione. In parte diverso è l'approccio di Don Rino Fisichella docente di Teologia fondamentale all'Università Gregoriana: d'accordo col fatto che, se sono intelligenti, gli extraterrestri hanno l'esigenza della conoscenza di Dio e della rivelazione, ma non necessariamente potrebbe porsi il problema della redenzione, in quanto noi sappiamo che l'uomo terrestre ha peccato, non sappiamo nulla delle creature di altri mondi.»
In studio erano presenti la giornalista Rai Lorenza Foschini (all'epoca conduttrice della nota trasmissione di Rai2 "Misteri"), il Generale Salvatore Marcelletti, l'allora presidente del CUN Mario Cingolani (scomparso 1996), Corrado Malanga, la giornalista Paola Harris e Monsignor Corrado Balducci (scomparso nel settembre 2008).
In quell'occasione il noto teologo e demonologo italiano, interpellato dal conduttore, dichiarò quanto segue:
"Padre Balducci, allora, lei che cosa risponderebbe a quanti sostengono che gli alieni sono già fra di noi?"
«Non si può più pensare... è vero, non è vero, sono veri o sono falsità, ci si crede o non ci si crede, no! Oramai ci sono varie considerazioni che fanno dire con certezza che l'esistenza di questi esseri c'è. Non si può dubitare. Magari si potrà dire che su cento fenomeni ce ne saranno... anche se si dicesse 99 non veri e uno vero, c'è quell'uno che dice che certi fenomeni esistono. Quindi, questo è il primo problema, non è più... non rientra più nell'ambito della prudenza umana... dubitare... perché... la prudenza dice di essere prudenti, ma non di negare.»
"Con quali conseguenze sotto il profilo della religione, della filosofia..."
«Non ci sono nessune... non c'è alcuna conseguenza negativa... tutto è contemplato, mica il Signore ci ha rivelato tutto, e quindi si può pensare benissimo, anche la stessa redenzione umana, Cristo rimane sempre il centro dell'Universo, ma nell'Universo ci sono... c'è tutto... quell ... non solo il mondo, ma ci sono le migliaia di stelle, le migliaia di galassie, e ci sono... non voglio adesso dire numeri, ma indubbiamente si può pensare e ragionevolmente a questo punto... ed entriamo qui nella seconda questione, come si spiegano... alla esistenza di altri mondi abitati, in che maniera abitati, da chi abitati? Vede noi... c'è un detto che risale ancora a secoli, secoli fa: "Natura non facit saltus" eh... "la Natura non fa salti" cioè... no... c'è il regno vegetale, il regno animale, il regno umano... e il regno angelico, le uniche cose, quattro regni che conosciamo. Tre sono naturali e li vediamo. Tra l'uomo, l'essere umano e l'angelo, eh... c'è un salto un po' grosso da fare. Ecco perché già con questo argomento della convenienza, che è illustrato molto bene da San Tommaso, uno dei più grandi teologi, è probabile, è verosimile, ecco... più che altro... che tra l'uomo, che ha già uno spirito, in sé, ma povero spirito... è soggetto alla materia in una maniera incredibile, basta alla sera, uno sente il bisogno di andare a letto, mentre l'anima non ha bisogno di dormire. Basta una piccola malattia... bah... insomma, è talmente imprigionato, e l'angelo che è solo spirito, è verosimile che ci siano altri esseri, i quali abbiano un'anima, diciamo così, che è meno legata, meno subordinata al corpo e un'anima di questo genere è ovvio che può compiere progressi che noi, per quanto ne facciamo tanti in questi ultimi decenni, non siamo in grado di compiere.»
Quello di Balducci fu uno dei tanti interventi pubblici che da quel momento in poi lo vide protagonista attivo oltre che attraverso i media italiani anche e soprattutto in alcuni convegni ufologici nazionali e internazionali.
Del resto, come ebbi modo di apprendere dal Gesuita del SIV, nell'incontro avvenuto nel 2001, Balducci non solo nelle sue attività non era mai stato ostacolato, anzi in qualche circostanza era stato in un certo modo incoraggiato.
Ebbene, si da il caso, che proprio Balducci nel marzo del 2006 in occasione di una conferenza svoltasi a Roma, organizzata dalla giornalista Paola Harris, e a cui partecipò anche il giornalista messicano Jaime Maussan fece alcune dichiarazioni che confermerebbero tale indiscrezione.
Le parole del teologo furono in seguito riportate in una news, pubblicata sul sito web della Harris, intitolata: "Balducci: il Vaticano è molto interessato agli UFO!"
Intervenuto dopo la visione di alcuni filmati presentati da Maussan, monsignor Balducci prendendo la parola affermò come il Vaticano fosse molto interessato a tali fenomeni e che lui stesso era stato scelto come portavoce.
Balducci inoltre rivelò di essere informato del fatto che Papa Giovanni Paolo II seguisse in TV eventi riguardanti gli UFO.
In base a quanto riportato dalla news il monsignore asserì infine quanto segue:
«Mi auguro sempre di poter essere il portavoce per questi popoli delle stelle che fanno anch'essi parte della Gloria di Dio, e continuerò a portare all'attenzione della Santa Madre Chiesa questo argomento.»
VITA EXTRATERRESTRE: LA NUOVA FRONTIERA DELLA TEOLOGIA
Tuttavia Balducci, pur se più esposto mediaticamente in virtù anche delle dichiarazioni e partecipazioni a dibattiti e convegni in chiave ufo logica, non è stato, come abbiamo fin qui evidenziato, l'unico esponente della Chiesa a pronunciarsi apertamente su argomenti quali la Vita Extraterrestre o gli UFO.
Nel 1996 la NASA emise un comunicato annunciando il rinvenimento di tracce di vita su di un meteorite staccatosi dal pianeta Marte e caduto sulla terra 13.000 anni fa.
Il meteorite venne battezzato dagli scopritori (una équipe americana e canadese) ALH 84001 ossia "Allan Hills", nome della regione dell'Antartide (la Far Western Icefield) dove lo strano meteorite era stato trovato nel dicembre 1984 da Roberta Score del team di ricercatori del progetto statunitense ANSMET (Antarctic Search for Meteorites project).
Il meteorite innescò inevitabilmente l'accesa attenzione dei media internazionali soprattutto in seguito alla pubblicazione dell'articolo del Dr. David McKey della NASA in cui dichiarò la presenza nel bolide spaziale di tracce di vita marziana.
La notizia di una probabile forma di vita extra-terrestre oltre ad innescare dibattici tra gli addetti ai lavori ebbe una vasta eco sugli organi d'informazione mondiali amplificando l'attenzione sull'esplorazione spaziale ed in particolare su Marte.
Non solo, negli USA la nota testata "Newsweek", in seguito del lancio cinematografico della pellicola di Roland Emmerich "Independence Day" ed in concomitanza di tale scoperta, pubblicò i risultati di un sondaggio rivolto al pubblico americano sull'esistenza o meno degli alieni; il risultato fu che quasi il 50% dichiarò di credere nell'esistenza degli extraterrestri.
Inoltre, lo stesso presidente americano Bill Clinton, elettrizzato dall'annuncio della NASA, decise di indire una speciale conferenza stampa (il 7 agosto) annunciando in televisione la sua ferma intenzione nel fornire il massimo supporto alle future missioni spaziali su Marte incrementando le ricerche sulla vita extraterrestre.
La NASA in quel periodo pianificò due missioni verso Marte con sonde robotizzate: il Mars Global Surveyor-1 (lanciata 7 novembre 1996) finalizzata alla completa mappatura del Pianeta Rosso e il Mars Pathfinder (lanciata il 4 dicembre 1996) che con il rover Sojourner (atterrato il 4 luglio 1997) effettuò diversi esperimenti sulla superficie marziana.
Anche in Italia i media e la stampa s'interessarono della vicenda interpellando non solo esperti ma in alcuni casi anche esponenti della Chiesa al fine di analizzarne le possibili implicazioni teologiche.
Il 9 agosto il quotidiano "La Repubblica" pubblicò una breve intervista al Cardinale Ersilio Tonini, a cura di Orazio La Rocca, intitolata "Esulta Tonini 'Vita nel cosmo segno di Dio'":
«Se fosse vero - affermò Tonini - sarebbe una cosa bellissima. L'eventuale presenza di forme di vita, anche solo molecolare, su altri pianeti sarebbe una ulteriore dimostrazione della grandezza di Dio, anche se tale grandezza è già ampiamente riscontrabile con quanto avviene sulla Terra". Il cardinale Ersilio Tonini - scrive il giornalista - è a dir poco entusiasta. La presenza di forme di vita molecolare su Marte scoperta dalla Nasa lo rende felice e non lo nasconde. Anzi, secondo il porporato non c'è da scandalizzarsi se su altri pianeti "ci possono essere forme di vita anche uguali alla nostra", perché "non è Dio il creatore del cielo e della Terra, degli astri e delle galassie?". In fondo, ricorda Tonini, si tratta di "verità che da millenni ci vengono tramandate dalla Bibbia, anche se con 'quadri simbolici' come è ad esempio il racconto della creazione del mondo della Genesi.»
"L'annuncio della Nasa rafforza la fede in Dio?"
"Ma la fede in Gesù Cristo, figlio di Dio nato sulla Terra per la salvezza di tutti gli uomini, non vacilla davanti a forme di vita extraterrestri?"
«No. Perché dovrebbe? Quando la ricerca scientifica scopre nuove cose la Chiesa è contenta. Anzi di fronte a scoperte come quelle annunciate dalla Nasa, la fede ne esce rafforzata.»
"È possibile, quindi, che Dio abbia inviato suo figlio Gesù anche su altri pianeti?"
«Stando all'annuncio della Nasa, su Marte sono state individuate forme di vita molecolare. Non si tratta quindi di creature simili o uguali agli uomini terrestri, creati da Dio a sua immagine e somiglianza. Nulla però vieta immaginare che Dio abbia potuto concepire lo stesso disegno di salvezza anche per gli altri pianeti abitati da creature a sua immagine e somiglianza. In fondo è lo stesso Dio che ha fatto il Cielo, la Terra e l'intero creato.»
"Gesù Cristo visto come una "esclusiva" della sola Terra non potrebbe reggere più."
Il mese successivo il quotidiano "L'Unità" intervistò il padre gesuita George Coyne, astronomo nonché allora direttore della Specola Vaticana, in occasione del convegno internazionale (a cui aderirono astronomi, filosofi e teologi) tenutosi a Villa Monastero, Varenna sul lago di Como, il 24 e 26 settembre, e dedicato al tema "Scienza, filosofia e teologia, di fronte alla nascita dell'universo".
In quell'occasione Coyne, intervistato dal giornalista Bruno Cavagnola, affrontò anche l'argomento della vita extraterrestre e delle sue possibili implicazioni teologiche. L'intervista, dal titolo "ET, la nuova sfida alla teologia" fu pubblicata il 26 settembre; ecco alcuni stralci:
"E il tema dell'esistenza di una vita extraterrestre?"
«È una questione ritornata di grande attualità dopo il recente annuncio di una possibile presenza di materiale organico nel meteorite ALH8400, quasi certamente originario di Marte. Ma l'ipotesi di una vita "altrove" ci affascina soprattutto da un punto di vista filosofico-religioso e la sua ricerca ha più cose da dirci per la conoscenza di noi stessi che non quella dell'universo fisico. In realtà la vera meraviglia non sta nella possibilità di una vita altrove, ma che c'è vita nell'universo. Secondo una scala del tempo cosmologico generalmente accettata, circa dodici miliardi di anni dopo il Big Bang, ossia all'80 per cento circa dell'età attuale dell'universo, apparvero sulla faccia della terra le prime microscopiche forme di vita. Noi possiamo guardare a tutto ciò in due modi differenti: la vita è semplicemente l'insignificante coda di un lungo processo di evoluzione dell'universo oppure è il punto culminante di un lunghissimo e delicato dipanarsi della fisica innata del cosmo? Il fatto sorprendente della vita sta però nel tempo, non nello spazio. Noi non abbiamo ancora una convincente spiegazione scientifica di come l'universo sia evoluto con tale continua precisione per 12 miliardi di anni così da far nascere la vita.»
"Ma tutto ciò che implicazioni teologiche può avere?"
«Il tema è legato a quell'aspetto indeterministico proprio della fisica moderna. La domanda è questa: se noi conoscessimo tutte le leggi della fisica, della chimica e della biologia e tutte le costanti fisiche della natura, se possedessimo poi una teoria del tutto, potremmo predire la nascita della vita? In altre parole, prima della nascita della vita avremmo potuto predire la sua nascita? La vita era necessaria o è uscita dal caso? La risposta non la sappiamo, ma la domanda deve interessare anche i teologi. Perché non è teologicamente indifferente e insignificante scoprire ad esempio che la vita è sorta nell'universo per caso e non per necessità che avrebbe potuto esserci un universo uguale a quello in cui viviamo ma senza di noi. La presenza di una vita "altrove" cambierebbe poi il modo stesso di concepire noi stessi e ci costringerebbe a ripensare tutta la nostra cultura giudeo-cristiana, tutta la Sacra Scrittura ad esempio che si fonda sul presupposto che la Terra è l'unico pezzo dell'universo che ospita la vita. Che cosa significherebbe dire che Gesù Cristo, il figlio di Dio, nato sulla superficie del pianeta Terra se esistono altri pianeti "vivi", che cosa significherebbe per me, uomo terrestre redento da Gesù Cristo figlio di Dio su questa Terra? Tutto ciò rappresenta una bella sfida alla teologia, perché è bello essere costretti a ripensare tutta la teologia e la vita cristiana in termini diversi. Bisogna saper arricchire la fede, lasciarla aperta a tutte le novità.»
Un'intervista altrettanto interessante, pubblicata nel 1997 dal periodico "OGGI" (30 aprile 1997), è quella fatta al gesuita padre Christopher Corbally Vicedirettore del "Vatican Observatory Research Group" (VORG) a Tucson, in Arizona.
Nato nel 1981 il VORG è il secondo centro di ricerca astronomica dopo la Specola di Castel Gandolfo; quest'ultima nel 1993 insieme alla collaborazione dell'Osservatorio Steward dell'Università dell'Arizona portarono a termine la costruzione del Telescopio Vaticano a Tecnologia Avanzata (VATT) in cima al Monte Graham a 3.200 metri d'altitudine.
Il VATT, progettato dallo stesso Corbally, è il primo telescopio ottico-infrarosso facente parte dell'Osservatorio Internazionale del Monte Graham, definito uno dei più avanzati centri per l'osservazione astronomica del continente nordamericano ed attualmente sotto la direzione di padre José Gabriel Funes.
Tra l'altro nel corso del 2008 i gesuiti hanno lasciato il loro storico osservatorio di Castel Gandolfo per trasferirsi nella nuova sede distaccata della Specola Vaticana presso il VORG di Tucson in Arizona.
L'intervista a Corbally, che il settimanale italiano pubblicò in un servizio, firmato da David Wallis, intitolato "Siamo gli astropreti convertiremo i marziani", affrontava tra l'altro proprio l'argomento della ricerca di vita extraterrestre.
"L'uomo - chiede Wallis - è figlio prediletto del Signore: la Bibbia dice che è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio e che gli animali e le piante sono stati creati in sua funzione. Se da qualche angolo dello spazio saltasse fuori un tizio dalle orecchie a punta, come Spock di Star Trek, la Chiesa non sarebbe costretta a rivedere la sua dottrina?"
«Non dovrebbe - afferma Corbally - rivedere l'essenza della dottrina, ma solo il contesto. Un contesto che è stato sempre esclusivamente umano. Dio si è incarnato come uomo, non sotto un'altra forma di vita terrestre, ed è venutI a redimere il genere umano. Questo resterebbe vero comunque. Però potremmo scoprire che, fuori della Terra, altre forme di vita intelligente sono state redente da Dio e che anche a loro Dio si è manifestato con la rivelazione, come è successo a noi con la Bibbia. La nostra Teologia non ne uscirebbe minata, ma anzi ampliata. L'esistenza di questi esseri sarebbe solo un'altra manifestazione, della stessa verità, un'altra dimostrazione della mente di Dio che pervade tutto l'universo, dalle più piccole particelle subatomiche all'immenso vuoto inter galattico. Ovviamente sarei particolarmente curioso di scoprire se questi esser hanno esperienze religiose, se praticano un culto, qual è il loro approccio alla divinità. Insomma, da loro cercherei di imparare qualcosa su Dio.»
"Ma come si fa a parlare di religione con un alieno, ammesse che ci si riesca a parlare? Quali sarebbero le domande giuste da fare?"
«Le stesse che farei a un uomo di cui non conosco le posizioni religiose. Perché esiste qualcosa e non c'è il nulla? Perché abbiamo l'universo? Hai un'idea di creatore? Siamo tutti perfetti? Questo avvierebbe il discorso del peccato.»
"A proposito di peccato, gli eventuali alieni non si porterebbero dietro il peccato originale di Adamo ed Eva. Questo significa che sarebbero superiori a noi?"
«Può essere. Non è poi un'idea tanto strampalata. Il fatto che esistano gli angeli, e noi cattolici lo crediamo, significa che non tutte le creature di Dio sono cadute.»
«Gli angeli - sostiene padre McCarthy, uno dei suoi colleghi (N.d.R. padre Martin McCarthy, uno degli astronomi gesuiti dell'Osservatorio astronomico della Santa Sede) - sono forme di intelligenza extraterrestre contemplate fin dai tempi antichi dal Cristianesimo, dall'Ebraismo e dall'lslam. Però non dobbiamo immaginarli come li hanno raffigurati gli artisti del Cinquecento, con le ali e i riccioli. Potrebbero anche essere formule matematiche (N.d.R. Riguardo agli angeli si rimanda il lettore alla visione della Terza Parte).»
Sempre nel '97, e sulla scia delle missioni spaziali americane su Marte, la Chiesa si trovò nuovamente ad affrontare il dibattito teologico legato alla possibilità di scoprire forme di vita extraterrestre.
Nel mese di luglio il "Corriere della Sera" pubblicò un articolo (8 luglio 1997), a firma di Bruno Bartolini, intitolato "I teologi d'accordo: Gli alieni potrebbero esistere" in cui alcuni teologi della Santa Sede esprimevano il loro pensiero non solo sugli extraterrestri ma anche sulla possibilità che possano essere stati soggetti o meno al peccato originale.
I teologi, scriveva Bartolini, sono tutti d'accordo: in qualche mondo lontano o vicino del sistema galattico è ben possibile che vivano degli extraterrestri.
«Non si può certo precludere a Dio - afferma padre Gino Concetti, teologo ufficiale dell'Osservatore Romano - la possibilità di avere creato mondi simili o dissimili dal nostro abitati da extraterrestri.»
Come giustamente osserva il giornalista, il conflitto che si pone ai teologi è semmai un altro: gli extraterrestri si sono macchiati del peccato originale e sono stati redenti da Cristo o no?
«Chi può escludere - ribadisce Concetti - l'esistenza di nature pure che abbiano un contatto particolare con Dio. È del resto una tradizionale tesi francescana quella di immaginare una manifestazione di Cristo che non sia necessariamente quella sofferente e redentrice.»
Di diverso avviso il parere del teologo Luigi Lorenzetti del Centro dehoniano di Bologna il quale dichiarò:
«La tesi condivisa da una larga maggioranza di teologi è che il peccato originale non sia stato trasmesso per via generativa. Si tratta di un "condizionamento ambientale" nel peccato che coinvolge tutti gli esseri viventi. Resterà da vedere il "cammino" seguito dalla particolare storia di questi ipotetici extraterrestri per capire come siano stati coinvolti nel peccato.»
Inoltre il giornalista riporta anche l'opinione espressa in passato sullo stesso Osservatore Romano dallo scomparso teologo dominicano padre Raimondo Spiazzi il quale ipotizzò che:
«Primo: gli extraterrestri appartengono allo stesso genere umano cui noi apparteniamo in quanto discendenti da Adamo ed Eva. Sono dunque sottomessi alla legge del peccato originale. Cristo, in tal caso, è morto sulla Croce anche per i marziani o venusiani che siano. Secondo: si tratta di esseri della stessa nostra natura umana, ma discendenti da un altro capostipite. In tal caso, sia il capostipite sia i discendenti possono aver peccato e aver bisogno della Redenzione. Terzo: sempre in questo secondo caso gli extraterrestri possono trovarsi o in uno stato di pura natura, ossia senza elevazione alla grazia, o in uno stato di natura elevata alla grazia, o in uno stato di natura decaduta e ancora bisognosa della Redenzione (e quindi in attesa del Cristo, o comunque del Redentore), oppure, infine, in uno stato di natura redenta. Quarto: in quest'ultimo caso il Verbo potrebbe essersi incarnato anche in altri mondi, dove potrebbe aver preso anche corpo e nome diversi da Cristo.»
PADRE BALDUCCI: GLI ALIENI ESISTONO!
"La fede in Cristo non è incompatibile con Ufo ed extraterrestri" così titolava l'articolo, scritto da Giovanni Giacchi, pubblicato il 30 agosto del 1998 dal quotidiano "Il Giornale". L'articolo in quell'occasione riportò alcune dichiarazioni rilasciate da Balducci in un'intervista che avrebbe fatto da appendice a un suo nuovo libro e che venne pubblicata quale anticipazione dal quotidiano londinese "The Times".
Balducci, riporta Giacchi, sostiene che è sbagliato asserire che i racconti fatti su incontri ravvicinati con gli extraterrestri sono poco credibili.
«È invece ragionevole credere e affermare che gli alieni esistono - racconta nell'intervista Balducci - le loro esistenze non possono essere negate più a lungo, perché ci sono troppe evidenze dell'esistenza degli extraterrestri e dei dischi volanti... Fatti come l'esistenza dei dischi volanti indicano che gli alieni si sono evoluti più rapidamente degli esseri umani. Ma anche se si scoprisse che gli extraterrestri sono in qualche modo superiori agli umani, questo non metterebbe in dubbio gli insegnamenti del Cristianesimo. Questo significa che ogni cosa nell'Universo, compresi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio.»
L'anno successivo monsignor Balducci in occasione del 2° Convegno Ufologico città di Ancona "Civiltà Aliene tra dubbio e ragione", svoltosi il 17 Aprile 1999, rilasciò un'intervista ad Adriano Forgione ed in seguito pubblicata sul bimestrale UFO Network (n3/4 Lug-Ago 1999 "Esistono altri esseri intelligenti"). Ecco alcuni passaggi salienti della conversazione:
"In diverse occasioni - osserva Forgione - ha dichiarato che gli ET potrebbero essere spiritualmente più evoluti di noi."
«Devo premettere che è da escludersi che gli angeli si servano di astronavi. Quali esseri puramente spirituali, essi sono dove vogliono essere e, nei rari casi in cui si manifestassero, non avrebbero alcuna difficoltà ad assumere forme visibili. Pertanto, quando si parla di extraterrestri, si deve pensare o ad esseri come noi oppure, preferibilmente, ad altri tipi di viventi, che ad una parte spirituale associano sempre una parte materiale, un corpo, sebbene in un rapporto diverso rispetto a noi umani terrestri.»
"La scienza oggi accetta l'esistenza di forme di vita nel Cosmo, nonostante non voglia prendere in considerazione il fatto che tali intelligenze possano trovarsi già nel nostro ambito planetario, almeno in forma manifesta. La Teologia come affronta il problema?"
«A favore dell'abitabilità di altri mondi non esistono solo le opinioni di scienziati laici, ma anche di teologi e di persone morte in concetto di santità come Padre Pio. Nel libro del sacerdote Nello Castello, "Così parlò Padre Pio", del 1974, è scritto che il beato, alla domanda di un suo confratello "padre, ho pensato che la Terra è un niente di fronte agli astri e tutti agli altri pianeti" rispose "Sì e noi se usciamo dalla Terra siamo nulla. Il Signore non ha certo ristretto la sua gloria a questo piccolo pianeta. In altri pianeti ci saranno degli esseri che non avranno peccato". Posso menzionare anche il Cardinale Niccolò Cusano (1401-1464) che scrisse "non c'è stella dalla quale siamo autorizzati ad escludere l'esistenza di esseri sia pure diversi da noi". Il gesuita e astronomo, Padre Angelo Secchi (1818-1866) scriveva "È assurdo considerare i mondi che ci circondano come deserti inabitati". E potrei continuare a lungo. Certo, non si ha ancora una conferma scientifica su questo particolare punto. Tuttavia nell'ambito teologico e scritturale si possono fare alcune considerazioni. Non essendoci limiti alla potenza di Dio, che esistano pianeti abitati non è solo possibile, ma anche verosimile. Esiste infatti eccessiva diversità tra gli angeli, esseri puramente spirituali, e noi, formati di spirito e materia e la cui anima è vincolata nell'agire dalle capacità del corpo stesso. E questo si spiega con l'assioma che "la natura non fa salti". Per cui è verosimile che la distanza tra noi e gli angeli venga ridotta dalla presenza di esseri che, avendo comunque un corpo, magari più perfetto, posseggano un'anima che venga meno condizionata nel suo agire evolutivo. Probabilmente questo non solo è possibile e verosimile ma, a mio parere, anche desiderabile. In un futuro nemmeno tanto remoto, infatti, tali esseri potrebbero esserci di aiuto, specie nel nostro cammino spirituale.»
"Alcuni studiosi credono che questo sia già avvenuto in passato."
«Interessante punto di discussione. È arguibile che questi esseri, già da tempo, potrebbero esserci di protezione e di aiuto. Qualcuno ha anche avanzato l'ipotesi che alcuni disastri siano stati evitati grazie a loro. Qualora esistessero realmente esseri intelligenti di altri pianeti si troverebbe la soluzione di come conciliare la loro esistenza con la redenzione del Cristo. Se Cristo è centro e capo della intera creazione, non esistono mondi che non facciano riferimento a Cristo, essendo tutti sotto l'influsso del Verbo divino e della sua gloria. E nessuna gloria è possibile senza l'esistenza di esseri intelligenti che possano comprenderla. In ogni caso è assurdo pensare che l'unica forma di intelligenza sia la nostra. Che esistano forze intellettuali diverse da quella umana, costruite su un tipo differente di struttura, non solo è possibile, ma estremamente probabile.»
"Quali possono essere le possibili implicazioni del fenomeno sulla civiltà attuale o nel prossimo futuro, ammettendo un'interazione tra l'uomo ed intelligenze extraterrestri?"
«È una domanda che mi induce a pensare che sarebbe meglio sapere come sono fatti questi esseri. Mi sono già spinto in questo campo e ho motivato la mia opinione con un "verosimilmente". Quello che lei vorrebbe sapere dipende dal fatto se sono inferiori o superiori a noi. Se sono come noi, non ci sarebbero grandi implicazioni, in quanto potrebbero avere una civiltà allo stesso grado della nostra. Diverso il caso in cui si tratti di esseri superiori. Allora potrebbero mutare molti presupposti.»
Nello stesso mese di aprile un altro prelato, proprio sul tema della vita extraterrestre, si espresse in termini quasi simili a quelli usati da monsignor Balducci.
Il 23 aprile a Parma si svolse un convegno ufologico del Centro Studi Galileo a cui partecipò monsignor James Schianchi, Canonico della Cattedrale di Parma e docente di teologia morale, e nel corso del quale affermò che:
«...Non c'è contrasto tra la dottrina cristiana e l'eventuale esistenza di intelligenze extraterrestri. Non possiamo certo precludere alla grandezza di Dio la possibilità di avere creato altri mondi e creature. Un atteggiamento di chiusura nei confronti di questa ipotesi sarebbe per lo meno provinciale: se pensiamo alle scritture, ma anche all'archeologia babilonese, abbiamo numerosi segni della possibile esistenza di intelligenze intermedie tra Dio e gli uomini. Nella Lettera ai Filippesi, S.Paolo parla di Gesù come signore di tutte le potenze del cielo e della terra. Signore, non redentore. È quindi ipotizzabile che creature di Dio diverse dall'uomo non si siano macchiate del peccato di Adamo ed Eva.»
In quell'occasione Coyne, intervistato dal giornalista Bruno Cavagnola, affrontò anche l'argomento della vita extraterrestre e delle sue possibili implicazioni teologiche. L'intervista, dal titolo "ET, la nuova sfida alla teologia" fu pubblicata il 26 settembre; ecco alcuni stralci:
"E il tema dell'esistenza di una vita extraterrestre?"
«È una questione ritornata di grande attualità dopo il recente annuncio di una possibile presenza di materiale organico nel meteorite ALH8400, quasi certamente originario di Marte. Ma l'ipotesi di una vita "altrove" ci affascina soprattutto da un punto di vista filosofico-religioso e la sua ricerca ha più cose da dirci per la conoscenza di noi stessi che non quella dell'universo fisico. In realtà la vera meraviglia non sta nella possibilità di una vita altrove, ma che c'è vita nell'universo. Secondo una scala del tempo cosmologico generalmente accettata, circa dodici miliardi di anni dopo il Big Bang, ossia all'80 per cento circa dell'età attuale dell'universo, apparvero sulla faccia della terra le prime microscopiche forme di vita. Noi possiamo guardare a tutto ciò in due modi differenti: la vita è semplicemente l'insignificante coda di un lungo processo di evoluzione dell'universo oppure è il punto culminante di un lunghissimo e delicato dipanarsi della fisica innata del cosmo? Il fatto sorprendente della vita sta però nel tempo, non nello spazio. Noi non abbiamo ancora una convincente spiegazione scientifica di come l'universo sia evoluto con tale continua precisione per 12 miliardi di anni così da far nascere la vita.»
"Ma tutto ciò che implicazioni teologiche può avere?"
«Il tema è legato a quell'aspetto indeterministico proprio della fisica moderna. La domanda è questa: se noi conoscessimo tutte le leggi della fisica, della chimica e della biologia e tutte le costanti fisiche della natura, se possedessimo poi una teoria del tutto, potremmo predire la nascita della vita? In altre parole, prima della nascita della vita avremmo potuto predire la sua nascita? La vita era necessaria o è uscita dal caso? La risposta non la sappiamo, ma la domanda deve interessare anche i teologi. Perché non è teologicamente indifferente e insignificante scoprire ad esempio che la vita è sorta nell'universo per caso e non per necessità che avrebbe potuto esserci un universo uguale a quello in cui viviamo ma senza di noi. La presenza di una vita "altrove" cambierebbe poi il modo stesso di concepire noi stessi e ci costringerebbe a ripensare tutta la nostra cultura giudeo-cristiana, tutta la Sacra Scrittura ad esempio che si fonda sul presupposto che la Terra è l'unico pezzo dell'universo che ospita la vita. Che cosa significherebbe dire che Gesù Cristo, il figlio di Dio, nato sulla superficie del pianeta Terra se esistono altri pianeti "vivi", che cosa significherebbe per me, uomo terrestre redento da Gesù Cristo figlio di Dio su questa Terra? Tutto ciò rappresenta una bella sfida alla teologia, perché è bello essere costretti a ripensare tutta la teologia e la vita cristiana in termini diversi. Bisogna saper arricchire la fede, lasciarla aperta a tutte le novità.»
Un'intervista altrettanto interessante, pubblicata nel 1997 dal periodico "OGGI" (30 aprile 1997), è quella fatta al gesuita padre Christopher Corbally Vicedirettore del "Vatican Observatory Research Group" (VORG) a Tucson, in Arizona.
Nato nel 1981 il VORG è il secondo centro di ricerca astronomica dopo la Specola di Castel Gandolfo; quest'ultima nel 1993 insieme alla collaborazione dell'Osservatorio Steward dell'Università dell'Arizona portarono a termine la costruzione del Telescopio Vaticano a Tecnologia Avanzata (VATT) in cima al Monte Graham a 3.200 metri d'altitudine.
Il VATT, progettato dallo stesso Corbally, è il primo telescopio ottico-infrarosso facente parte dell'Osservatorio Internazionale del Monte Graham, definito uno dei più avanzati centri per l'osservazione astronomica del continente nordamericano ed attualmente sotto la direzione di padre José Gabriel Funes.
Tra l'altro nel corso del 2008 i gesuiti hanno lasciato il loro storico osservatorio di Castel Gandolfo per trasferirsi nella nuova sede distaccata della Specola Vaticana presso il VORG di Tucson in Arizona.
L'intervista a Corbally, che il settimanale italiano pubblicò in un servizio, firmato da David Wallis, intitolato "Siamo gli astropreti convertiremo i marziani", affrontava tra l'altro proprio l'argomento della ricerca di vita extraterrestre.
"L'uomo - chiede Wallis - è figlio prediletto del Signore: la Bibbia dice che è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio e che gli animali e le piante sono stati creati in sua funzione. Se da qualche angolo dello spazio saltasse fuori un tizio dalle orecchie a punta, come Spock di Star Trek, la Chiesa non sarebbe costretta a rivedere la sua dottrina?"
«Non dovrebbe - afferma Corbally - rivedere l'essenza della dottrina, ma solo il contesto. Un contesto che è stato sempre esclusivamente umano. Dio si è incarnato come uomo, non sotto un'altra forma di vita terrestre, ed è venutI a redimere il genere umano. Questo resterebbe vero comunque. Però potremmo scoprire che, fuori della Terra, altre forme di vita intelligente sono state redente da Dio e che anche a loro Dio si è manifestato con la rivelazione, come è successo a noi con la Bibbia. La nostra Teologia non ne uscirebbe minata, ma anzi ampliata. L'esistenza di questi esseri sarebbe solo un'altra manifestazione, della stessa verità, un'altra dimostrazione della mente di Dio che pervade tutto l'universo, dalle più piccole particelle subatomiche all'immenso vuoto inter galattico. Ovviamente sarei particolarmente curioso di scoprire se questi esser hanno esperienze religiose, se praticano un culto, qual è il loro approccio alla divinità. Insomma, da loro cercherei di imparare qualcosa su Dio.»
"Ma come si fa a parlare di religione con un alieno, ammesse che ci si riesca a parlare? Quali sarebbero le domande giuste da fare?"
«Le stesse che farei a un uomo di cui non conosco le posizioni religiose. Perché esiste qualcosa e non c'è il nulla? Perché abbiamo l'universo? Hai un'idea di creatore? Siamo tutti perfetti? Questo avvierebbe il discorso del peccato.»
"A proposito di peccato, gli eventuali alieni non si porterebbero dietro il peccato originale di Adamo ed Eva. Questo significa che sarebbero superiori a noi?"
«Può essere. Non è poi un'idea tanto strampalata. Il fatto che esistano gli angeli, e noi cattolici lo crediamo, significa che non tutte le creature di Dio sono cadute.»
«Gli angeli - sostiene padre McCarthy, uno dei suoi colleghi (N.d.R. padre Martin McCarthy, uno degli astronomi gesuiti dell'Osservatorio astronomico della Santa Sede) - sono forme di intelligenza extraterrestre contemplate fin dai tempi antichi dal Cristianesimo, dall'Ebraismo e dall'lslam. Però non dobbiamo immaginarli come li hanno raffigurati gli artisti del Cinquecento, con le ali e i riccioli. Potrebbero anche essere formule matematiche (N.d.R. Riguardo agli angeli si rimanda il lettore alla visione della Terza Parte).»
Sempre nel '97, e sulla scia delle missioni spaziali americane su Marte, la Chiesa si trovò nuovamente ad affrontare il dibattito teologico legato alla possibilità di scoprire forme di vita extraterrestre.
Nel mese di luglio il "Corriere della Sera" pubblicò un articolo (8 luglio 1997), a firma di Bruno Bartolini, intitolato "I teologi d'accordo: Gli alieni potrebbero esistere" in cui alcuni teologi della Santa Sede esprimevano il loro pensiero non solo sugli extraterrestri ma anche sulla possibilità che possano essere stati soggetti o meno al peccato originale.
I teologi, scriveva Bartolini, sono tutti d'accordo: in qualche mondo lontano o vicino del sistema galattico è ben possibile che vivano degli extraterrestri.
«Non si può certo precludere a Dio - afferma padre Gino Concetti, teologo ufficiale dell'Osservatore Romano - la possibilità di avere creato mondi simili o dissimili dal nostro abitati da extraterrestri.»
Come giustamente osserva il giornalista, il conflitto che si pone ai teologi è semmai un altro: gli extraterrestri si sono macchiati del peccato originale e sono stati redenti da Cristo o no?
«Chi può escludere - ribadisce Concetti - l'esistenza di nature pure che abbiano un contatto particolare con Dio. È del resto una tradizionale tesi francescana quella di immaginare una manifestazione di Cristo che non sia necessariamente quella sofferente e redentrice.»
Di diverso avviso il parere del teologo Luigi Lorenzetti del Centro dehoniano di Bologna il quale dichiarò:
«La tesi condivisa da una larga maggioranza di teologi è che il peccato originale non sia stato trasmesso per via generativa. Si tratta di un "condizionamento ambientale" nel peccato che coinvolge tutti gli esseri viventi. Resterà da vedere il "cammino" seguito dalla particolare storia di questi ipotetici extraterrestri per capire come siano stati coinvolti nel peccato.»
Inoltre il giornalista riporta anche l'opinione espressa in passato sullo stesso Osservatore Romano dallo scomparso teologo dominicano padre Raimondo Spiazzi il quale ipotizzò che:
«Primo: gli extraterrestri appartengono allo stesso genere umano cui noi apparteniamo in quanto discendenti da Adamo ed Eva. Sono dunque sottomessi alla legge del peccato originale. Cristo, in tal caso, è morto sulla Croce anche per i marziani o venusiani che siano. Secondo: si tratta di esseri della stessa nostra natura umana, ma discendenti da un altro capostipite. In tal caso, sia il capostipite sia i discendenti possono aver peccato e aver bisogno della Redenzione. Terzo: sempre in questo secondo caso gli extraterrestri possono trovarsi o in uno stato di pura natura, ossia senza elevazione alla grazia, o in uno stato di natura elevata alla grazia, o in uno stato di natura decaduta e ancora bisognosa della Redenzione (e quindi in attesa del Cristo, o comunque del Redentore), oppure, infine, in uno stato di natura redenta. Quarto: in quest'ultimo caso il Verbo potrebbe essersi incarnato anche in altri mondi, dove potrebbe aver preso anche corpo e nome diversi da Cristo.»
PADRE BALDUCCI: GLI ALIENI ESISTONO!
"La fede in Cristo non è incompatibile con Ufo ed extraterrestri" così titolava l'articolo, scritto da Giovanni Giacchi, pubblicato il 30 agosto del 1998 dal quotidiano "Il Giornale". L'articolo in quell'occasione riportò alcune dichiarazioni rilasciate da Balducci in un'intervista che avrebbe fatto da appendice a un suo nuovo libro e che venne pubblicata quale anticipazione dal quotidiano londinese "The Times".
Balducci, riporta Giacchi, sostiene che è sbagliato asserire che i racconti fatti su incontri ravvicinati con gli extraterrestri sono poco credibili.
«È invece ragionevole credere e affermare che gli alieni esistono - racconta nell'intervista Balducci - le loro esistenze non possono essere negate più a lungo, perché ci sono troppe evidenze dell'esistenza degli extraterrestri e dei dischi volanti... Fatti come l'esistenza dei dischi volanti indicano che gli alieni si sono evoluti più rapidamente degli esseri umani. Ma anche se si scoprisse che gli extraterrestri sono in qualche modo superiori agli umani, questo non metterebbe in dubbio gli insegnamenti del Cristianesimo. Questo significa che ogni cosa nell'Universo, compresi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio.»
L'anno successivo monsignor Balducci in occasione del 2° Convegno Ufologico città di Ancona "Civiltà Aliene tra dubbio e ragione", svoltosi il 17 Aprile 1999, rilasciò un'intervista ad Adriano Forgione ed in seguito pubblicata sul bimestrale UFO Network (n3/4 Lug-Ago 1999 "Esistono altri esseri intelligenti"). Ecco alcuni passaggi salienti della conversazione:
"In diverse occasioni - osserva Forgione - ha dichiarato che gli ET potrebbero essere spiritualmente più evoluti di noi."
«Devo premettere che è da escludersi che gli angeli si servano di astronavi. Quali esseri puramente spirituali, essi sono dove vogliono essere e, nei rari casi in cui si manifestassero, non avrebbero alcuna difficoltà ad assumere forme visibili. Pertanto, quando si parla di extraterrestri, si deve pensare o ad esseri come noi oppure, preferibilmente, ad altri tipi di viventi, che ad una parte spirituale associano sempre una parte materiale, un corpo, sebbene in un rapporto diverso rispetto a noi umani terrestri.»
"La scienza oggi accetta l'esistenza di forme di vita nel Cosmo, nonostante non voglia prendere in considerazione il fatto che tali intelligenze possano trovarsi già nel nostro ambito planetario, almeno in forma manifesta. La Teologia come affronta il problema?"
«A favore dell'abitabilità di altri mondi non esistono solo le opinioni di scienziati laici, ma anche di teologi e di persone morte in concetto di santità come Padre Pio. Nel libro del sacerdote Nello Castello, "Così parlò Padre Pio", del 1974, è scritto che il beato, alla domanda di un suo confratello "padre, ho pensato che la Terra è un niente di fronte agli astri e tutti agli altri pianeti" rispose "Sì e noi se usciamo dalla Terra siamo nulla. Il Signore non ha certo ristretto la sua gloria a questo piccolo pianeta. In altri pianeti ci saranno degli esseri che non avranno peccato". Posso menzionare anche il Cardinale Niccolò Cusano (1401-1464) che scrisse "non c'è stella dalla quale siamo autorizzati ad escludere l'esistenza di esseri sia pure diversi da noi". Il gesuita e astronomo, Padre Angelo Secchi (1818-1866) scriveva "È assurdo considerare i mondi che ci circondano come deserti inabitati". E potrei continuare a lungo. Certo, non si ha ancora una conferma scientifica su questo particolare punto. Tuttavia nell'ambito teologico e scritturale si possono fare alcune considerazioni. Non essendoci limiti alla potenza di Dio, che esistano pianeti abitati non è solo possibile, ma anche verosimile. Esiste infatti eccessiva diversità tra gli angeli, esseri puramente spirituali, e noi, formati di spirito e materia e la cui anima è vincolata nell'agire dalle capacità del corpo stesso. E questo si spiega con l'assioma che "la natura non fa salti". Per cui è verosimile che la distanza tra noi e gli angeli venga ridotta dalla presenza di esseri che, avendo comunque un corpo, magari più perfetto, posseggano un'anima che venga meno condizionata nel suo agire evolutivo. Probabilmente questo non solo è possibile e verosimile ma, a mio parere, anche desiderabile. In un futuro nemmeno tanto remoto, infatti, tali esseri potrebbero esserci di aiuto, specie nel nostro cammino spirituale.»
"Alcuni studiosi credono che questo sia già avvenuto in passato."
«Interessante punto di discussione. È arguibile che questi esseri, già da tempo, potrebbero esserci di protezione e di aiuto. Qualcuno ha anche avanzato l'ipotesi che alcuni disastri siano stati evitati grazie a loro. Qualora esistessero realmente esseri intelligenti di altri pianeti si troverebbe la soluzione di come conciliare la loro esistenza con la redenzione del Cristo. Se Cristo è centro e capo della intera creazione, non esistono mondi che non facciano riferimento a Cristo, essendo tutti sotto l'influsso del Verbo divino e della sua gloria. E nessuna gloria è possibile senza l'esistenza di esseri intelligenti che possano comprenderla. In ogni caso è assurdo pensare che l'unica forma di intelligenza sia la nostra. Che esistano forze intellettuali diverse da quella umana, costruite su un tipo differente di struttura, non solo è possibile, ma estremamente probabile.»
"Quali possono essere le possibili implicazioni del fenomeno sulla civiltà attuale o nel prossimo futuro, ammettendo un'interazione tra l'uomo ed intelligenze extraterrestri?"
«È una domanda che mi induce a pensare che sarebbe meglio sapere come sono fatti questi esseri. Mi sono già spinto in questo campo e ho motivato la mia opinione con un "verosimilmente". Quello che lei vorrebbe sapere dipende dal fatto se sono inferiori o superiori a noi. Se sono come noi, non ci sarebbero grandi implicazioni, in quanto potrebbero avere una civiltà allo stesso grado della nostra. Diverso il caso in cui si tratti di esseri superiori. Allora potrebbero mutare molti presupposti.»
Nello stesso mese di aprile un altro prelato, proprio sul tema della vita extraterrestre, si espresse in termini quasi simili a quelli usati da monsignor Balducci.
Il 23 aprile a Parma si svolse un convegno ufologico del Centro Studi Galileo a cui partecipò monsignor James Schianchi, Canonico della Cattedrale di Parma e docente di teologia morale, e nel corso del quale affermò che:
«...Non c'è contrasto tra la dottrina cristiana e l'eventuale esistenza di intelligenze extraterrestri. Non possiamo certo precludere alla grandezza di Dio la possibilità di avere creato altri mondi e creature. Un atteggiamento di chiusura nei confronti di questa ipotesi sarebbe per lo meno provinciale: se pensiamo alle scritture, ma anche all'archeologia babilonese, abbiamo numerosi segni della possibile esistenza di intelligenze intermedie tra Dio e gli uomini. Nella Lettera ai Filippesi, S.Paolo parla di Gesù come signore di tutte le potenze del cielo e della terra. Signore, non redentore. È quindi ipotizzabile che creature di Dio diverse dall'uomo non si siano macchiate del peccato di Adamo ed Eva.»
Singolare ma decisamente interessante il riferimento fatto da Schianchi all'archeologia babilonese quale fonte di indizi della possibile esistenza di intelligenze extraterrestri (N.d.R. A tale proposito rimando il lettore alla visione della precedente Terza Parte).
Tra l'altro proprio Schianchi insieme a Balducci, stando a quanto riportato da Alfredo Lissoni nel volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia), sono stati i protagonisti di un interessante confronto pubblico sul tema UFO ed Extraterrestri avvenuto nel 2002 e trasmesso addirittura dal canale satellitare del Vaticano SAT 2000 (N.d.R. L'emittente, nata nel 1998, è il network radio televisivo via satellite dei cattolici italiani nel mondo di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana).
L'incontro avvenuto nel cinema parrocchiale President di Piacenza e a cui presenziò lo stesso Lissoni venne riportato sulle pagine del quotidiano piacentino "Libertà" del 4 aprile in un articolo redatto dalla giornalista Ilaria Molinari.
«Ci troviamo di fronte - scrive la giornalista - a un numero di testimonianze sempre crescente. E le persone che ne fanno esperienza sono sempre più colte, qualificate e inizialmente incredule. Tra queste migliaia di testimonianze è ragionevole pensare che qualcosa di vero ci sia. La Bibbia non esclude la possibilità di altri pianeti con esseri intelligenti e volitivi con anima e corpo, dice Monsignor Corrado Balducci, uno dei massimi esperti di demonologia e membro della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli del Vaticano. Di spessore il talk show di attualità cristiana de La terra di mezzo, al President la scorsa sera, andato in onda su Sat 2000. "Una posizione di scetticismo integrale - dichiara Balducci - è fuori luogo. Anche la religione cristiana si basa su una testimonianza. L'esistenza di altri esseri viventi è possibile anche dal punto di vista teologico: 'bonum est diffusium suis' è un concetto largamente ripetuto nella Bibbia, il fine della creazione è la gloria divina. E creature, anche aliene, dotate di intelligenza e volontà, possono contribuire alla sua maggior diffusione. Difficile pensare che nella creazione dell'intelligenza e della volontà Dio si sia limitato alla terra. L'abitabilità di altri pianeti può essere anche desiderabile. In un futuro remoto potrebbero anche esserci d'aiuto nel nostro cammino spirituale". E conclude con un salmo della Bibbia pluricitato nelle scritture: "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti". Presente anche Don James Schianchi, docente di teologia all'Università cattolica, che ribadisce: "Nessuna contraddizione tra teologia e presenze extraterrestri". "Ma - si chiede - c'erano altri viventi oltre a noi che avevano bisogno di redenzione?" "A ciò non esiste alcuna obiezione sostanziale - risponde. E Monsignor Balducci conclude la serata citando alcune parole di Padre Pio: "Vorresti che non ci fossero altre creature che amano il Signore? Il Signore non avrà certo ristretto la sua gloria a questo pianeta".»
L'UNIVERSO: UNA FORESTA DI ALBERI DELLA VITA
Sempre nel 1999 uscì un interessante volume scritto dal Cardinale Carlo Maria Martini ed intitolato "Orizzonti e limiti della scienza" pubblicato da Raffaello Cortina Editore (Milano) e facente parte della collana "Scienza e Idee" diretta dal filosofo Giulio Giorello.
Martini, gesuita laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1958 e in Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, nei primi anni 60 è stato Rettore del Pontificio Istituto Biblico dal 1969 al 1978 e Rettore della Pontificia Università Gregoriana dal 1978 al 1979.
Nel dicembre del '79 Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milano divenendo vescovo nel gennaio del 1980; divenuto cardinale nel 1983 si è ritirato nel luglio 2002 (da allora arcivescovo emerito di Milano) trascorrendo fino al 2007 gran parte del tempo a Gerusalemme dedicandosi agli studi biblici.
Nel 2008 è rientrato definitivamente in Italia stabilendosi presso l'Aloisianum di Gallarate.
Nel 2005, quale cardinale, ha partecipato al conclave che ha eletto pontefice il cardinale Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI) a cui contese, anche se per poco, insieme al cardinale Bergoglio, l'elezione al soglio di Pietro.
La candidatura di Martini era stata sostenuta da coloro che speravano nell'elezione di un Papa più aperto alla modernità.
Nel volume il Cardinale Martini s'interroga sui presunti "limiti" della scienza e sui nuovi orizzonti della ricerca, come l'esistenza di eventuali altri universi e la possibilità della presenza forme di vita extraterrestri, avvalendosi del supporto di eminenti figure del mondo accademico quali: il cosmologo Francesco Bertola e l'astrofisico padre George Coyne, l'astrobiologo Julian Chela-Flores ed altri.
Proprio nel '99 Martini, a Milano, ebbe un interessante confronto, riportato nel suo volume, con lo scienziato venezuelano Julian Chela-Flores in merito alla possibilità di forme di vita extraterrestre e del rapporto tra scienza e fede.
Chela-Flores è un biofisico e astrobiologo che opera da tempo in Italia, presso l'"Intemational Centre for Theoretical Physics" (ICTP) dell'Unesco, a Trieste.
L'astrobiologo, che nel secondo capitolo intitolato "Le Origini della Vita - Gli alberi della Vita" affronta tra l'altro le possibili implicazioni scientifiche, filosofiche, religiose di un'eventuale scoperta di vita su Marte, sostiene che il darwinismo, a suo avviso, non sarebbe incompatibile con l'esistenza di Dio e si accorderebbe probabilmente anche con realtà biologiche "aliene", per quanto differenti da quelle terrestri.
«Quanto la scienza ci insegna - scrive Chela-Flores - sull'origine della vita ha un'indubbia risonanza filosofica e ne possiamo trarre un insegnamento etico. Per ragioni di onestà intellettuale mi pare opportuno esporre in primo luogo le ragioni che mi inducono a negare che sussista un conflitto tra impegno religioso e ricerca scientifica. Ciò premesso vorrei trattare, in secondo luogo, il problema dell'origine, dell'evoluzione e della distribuzione della vita nell'Universo, insistendo su quella che a mio avviso è la questione principale: la relazione vita-Universo. Ma, poiché non abbiamo ancora una risposta sull'origine della vita in termini di teoria dell'evoluzione, cercherò in terzo luogo di delineare una possibile via alternativa: la mia tesi sarà che l'esplorazione del Sistema solare, alla ricerca di altre forme di vita, sia prima o poi in grado di fornire un considerevole aiuto per risolvere il "mistero dell'origine" tramite il confronto fra differenti forme di vita. [...] Non va dimenticato che, nel 1996, durante una sessione dell'Accademia Pontificia, Giovanni Paolo Secondo ha dichiarato che "la teoria dell'evoluzione è più che una ipotesi". Possiamo interpretare questo riconoscimento come un incoraggiamento al processo di convergenza della scienza con la filosofia e la teologia. Ma, al di là dell'importanza della teoria darwiniana, non si può tacere del fallimento, almeno sino a oggi, della ricerca mirante a esplorare il meccanismo chimico che sarebbe alla base dell'origine della vita. Un'alternativa praticabile per dissiparne il mistero può essere quella di cercare vita fuori dalla Terra, poiché ciò ci permetterebbe di confrontare forme di vita indipendenti, giungendo così a una comprensione più ampia e più profonda dell'origine della vita. Tale ricerca dovrebbe estendersi anche oltre i confini del Sistema solare. È mia personale convinzione che ciò possa portare a risultati positivi nei prossimi decenni. Oggi sappiamo che su alcuni pianeti orbitanti attorno a stelle della nostra Galassia, abbastanza vicine a noi, sussiste la possibilità di trovare nuovi organismi. Ma anche senza spostarci così lontano, l'esplorazione del nostro Sistema solare, grazie al lavoro di molti ricercatori, potrebbe offrirci una visione più chiara di come sono andate le cose all'origine, e quindi, dell'evoluzione della vita sulla Terra. [...] Inoltre, ritengo che la ricerca della vita fuori dalla Terra ci ponga di fronte a una nuova domanda fondamentale: qual è la nostra collocazione nella "foresta della vita"? Tale domanda ci porta direttamente al cuore dell'astrobiologia, poiché potremmo essere ben presto in grado di identificare "altri" alberi della vita, localizzati in corpi celesti diversi dal nostro. In altre parole, infatti, in futuro potremmo avere esperienza di evoluzioni parallele, in ambienti differenti da quello terrestre. Con le potenzialità tecniche di cui disponiamo, saremmo comunque in grado di continuare il fecondo dialogo fra teoria ed esperimento iniziato con Galileo Galilei (1564-1642). Restiamo all'immagine della foresta: la ricerca della vita nel sistema solare ci permetterà di scoprire se alcuni alberi siano abbastanza vicini tra loro. Il sistema gioviano sembra per ora il luogo più probabile dove cercare un "secondo albero della vita". Con il suo "occhiale" (1610) Galileo scoprì quattro "lune" di Giove, i "pianeti medicei". Tra questi, il satellite più vicino a Giove è lo, le cui dimensioni sono di poco maggiori di quelle della nostra Luna. Mentre sulla Luna non si ha alcuna attività vulcanica, lo è invece il corpo di tutto il sistema solare in cui tale attività è più intensa. Il secondo satellite galileiano è Europa, di dimensioni minori della Luna e con la caratteristica principale d'essere ricoperto da una crosta di ghiaccio. Proprio Europa è oggi il candidato principale, fra i corpi celesti diversi dalla Terra, per ospitare forme di vita; il primo, dunque, che potrebbe rivelare un "secondo albero della vita". [...] Tuttavia, anche se la ricerca di un altro "albero della vita" fallisse sia su Europa sia su ogni altro corpo del Sistema solare, altri alberi della vita potrebbero comunque esistere abbastanza vicini al nostro "villaggio cosmico", accanto a quelle stelle prossime al Sole attorno alle quali oggi sappiamo che orbitano sistemi planetari. Forse, solo così si potrà far luce sul meccanismo dell'origine della vita. In ogni caso, mi sembra importante riflettere sulle implicazioni che la scoperta di vita extraterrestre avrebbe sulla nostra cultura, e in particolare sulla scienza, sulla filosofia e sulla teologia. Basti solo ricordare quale impatto ebbe sulla società e sulla cultura del Vecchio Continente la scoperta dell'America, in particolare l'incontro con i nativi americani.»
Un aspetto quest'ultimo ribadito dallo scienziato anche nel corso del dialogo avuto con il Cardinale Martini presente nel volume e che di seguito riporto in un paio di passaggi salienti:
"Quali sono - domanda Martini - le conoscenze consolidate e quali, invece, i problemi aperti relativamente all'origine della vita sulla Terra, e gli indizi a favore dell'origine extraterrestre della vita?"
«Ciò che conosciamo abbastanza bene - afferma Chela-Flores - è come la chimica organica abbia fatto i primi passi verso la vita, là dove si parla di "evoluzione chimica". Ciò che resta ancora insoluto è il passaggio dall'evoluzione chimica a quella biologica. Per quanto riguarda gli indizi di vita extraterrestre possiamo solo dire che per ora si basano esclusivamente sull'universalità delle leggi della natura. L'oggetto principale di quella nuova disciplina indicata come "astrobiologia" o anche "esobiologia" è proprio lo studio dell'origine, evoluzione e distribuzione della vita nell'Universo. Le risposte, che si dovrebbero ottenere nei prossimi decenni, potranno aprire nuove prospettive anche sulla comparsa e sull'evoluzione della vita sulla Terra" [...].»
"Lei ha anche ventilato la possibilità che in qualche parte dell'Universo si scopra la presenza di un secondo albero, o addirittura di una foresta di alberi della vita. Quali conseguenze ne verrebbero per la consapevolezza che l'uomo ha di sé e per la coscienza del credente, se emergesse una foresta di alberi della vita con cui doversi confrontare?"
«È noto come sia in atto una missione per cercare vita sotto il ghiaccio di Europa e le grandi agenzie a livello mondiale sponsorizzino il programma di ricerca della vita fuori della Terra. Credo che prima o poi verrà il momento del confronto a cui Lei allude. E a questo punto, come ha già sottolineato George Coyne, l'onere sarà del teologo. Da parte mia spero che un'eventuale scoperta di forme di vita in un qualche senso intelligenti, se mai vi sarà, possa svolgersi da entrambe le parti in un quadro di ben minore aggressività di quello che ha visto i coloni europei impadronirsi delle risorse del Nuovo mondo.»
"Ma come un'evenienza del genere, secondo Lei, potrebbe influire sul delicato equilibrio tra spregiudicatezza scientifica e apertura alla fede?"
«È già stato ricordato come l'eventuale scoperta di altre specie di animali e di altre stirpi di "uomini" (cioè di "esseri intelligenti") in mondi lontani possa venir invocata contro l'idea di una provvidenza divina (era così in Lucrezio, "De Rerum Natura", II, v.v. 1067-1076 e 1090-1104, vedi del resto questo volume, p.16). Se "tutto" si replica, seppur in "luoghi" e "tempi" diversi, che senso può avere l'argomento del Progetto o Disegno di Dio? Eppure, io non sono disposto a trarre questa conclusione Vorrei ricordare che Lucrezio, nei passi sopra richiamati, dalla pluralità dei mondi e dalla considerazione di una eventuale "foresta della vita" perviene alla celebrazione di una "natura libera", anzi "priva di padroni superbi" ("dominis privata superbis", "De Rerum Natura", II, v. 1091) - ma il Dio in cui io personalmente credo, il Dio "cristiano" è tutto tranne che" un padrone superbo"! Come dice bene John Polkinghorne, il fisico britannico che si è fatto pastore anglicano, l'Universo in cui viviamo è un universo "cui Dio ha concesso di essere sé stesso" ("Quark, caos e Cristianesimo", trad. it. Claudiana, Torino 1997, p. 99): dunque, in esso la vita (e l'intelligenza) può "comparire" secondo le modalità che sono "ammesse" dalla struttura di tale universo (cioè dalle sue "leggi"). Certo, la scoperta di una "foresta" della vita o l'individuazione di qualche "intelligenza" cosmica, ben lontano dalla nostra "piccola" Terra, darebbe ai teologi non pochi problemi su cui misurare la "loro" intelligenza! [...].»
IL TERZO MILLENNIO, LA CHIESA E GLI EXTRATERRESTRI
In seguito alle solenni celebrazioni legate al Grande Giubileo del 2000 (iniziato con l'apertura della porta santa della basilica di San Pietro qualche istante prima della Messa di Mezzanotte il 24 dicem-
(In attesa "Errata Corrige" della rivista…)
giornalista scientifico Franco Foresta Martin e pubblicate il 13 dal Corriere della Sera in un servizio intitolato: "L'astrofisico del Vaticano: 'Gli extraterrestri esistono e sono nostri fratelli'".
Padre Funes, già allora membro del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope) di stanza a Tucson in Arizona, dichiarò che:
«In una tipica galassia, un ammasso di cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi. Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione. lo penso che negli altri pianeti del sistema solare esistono solo forme molto primitive, come batteri o virus. Le civiltà evolute sono lontane, per ora invisibili e irraggiungibili, come gli angeli, anche essi fratelli della creazione.»
Quello stesso anno e a riprova che la questione UFO-Alieni è sempre stata presa in seria considerazione dalla Chiesa si apprese che questa addirittura avrebbe approntato una sorta di manuale d'istruzione per gli UFO.
Manuale che in base a quanto riportato dall'ufologo Alfredo Lissoni nel suo volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia) è stato redatto dai principali astronomi-teologi del pianeta e racchiuso in uno speciale monografico della rivista francese "Question"(n. 122, 2000) diretta dal
(In attesa "Errata Corrige" della rivista…)
solo spazio, è stata approntata anche una dottrina con la quale evangelizzare costoro, attraverso un lavorio che ricorda un po' il "Russycum", la scuola d'addestramento per missionari che un giorno avrebbero dovuto catechizzare la Russia, in previsione di una eventuale caduta del comunismo. Con la differenza che quei sacerdoti conoscevano alla perfezione lingua, usi e costumi del "nemico" da convertire; ma in questo caso, quale lingua mai dovranno imparare i sacerdoti dello spazio? Nel manuale non viene specificato.»
Tra l'altro sempre nel monografico francese viene riportato il risultato di un questionario rivolto alle università cattoliche nel mondo sulla questione che il magistero ecclesiastico possa opporsi all'idea dell'abitabilità dei mondi:
«La costituzione della Rivelazione - riporta il monografico - mostra dei riferimenti a condizioni che permetterebbero di individuare una rivelazione ed una salvezza da parte di Dio al di fuori di questa umanità, nel caso in cui si potrebbe provare incontestabilmente l'esistenza di altri mondi, abitati da esseri dotati di raziocinio e di libero arbitrio. [...] Dopo le sfortunate relazioni tra il Magistero ecclesiastico e la scienza, come nel caso di Galileo, la Chiesa farebbe bene a prendere in considerazione i risultati della scienza (astronomia, biologia, chimica, fisica) sulla ricerca di vita extraterrestre dotata di intelligenza. Con spirito analogo, pur se riferito alla comparsa dell'uomo, Karl Rahner (teologo alle Università di Monaco e di Miinster, scomparso nel 1984, N.d.R.) sottolinea che oggi le scienze della natura hanno buoni argomenti per ammettere il poligenismo, mentre l'insegnamento classico della Chiesa sul peccato originale implica palesemente la tesi del monogenismo. Ma il dogma della Chiesa non dipende da questa teoria scientifica che oggi non è più difendibile .L'enciclica "Fide set Ratio" non pone alcun limite alla ricerca, anzi, l'incoraggia, sia che si tratti della Verità che delle scienze fisiche nel loro ambito più appropriato. È dunque dovere della teologia conciliare, secondo i casi, queste nuove prospettive con la fede, al fine di rendere sempre più profonda l'intelligenza della Rivelazione. [...] La presenza del Logos di Dio in altri mondi, ugualmente da lui creati, non è a priori teologicamente impossibile. Anzi è probabile, tenuto conto della volontà divina di salvezza universale. La venuta del Regno di Dio è una realtà che deve essere annunciata a tutti gli esseri viventi alieni che, per ipotesi, siano stati preservati dal peccato originale.»
Sempre in merito a "Dieu, l'Eglise et les extraterrestres" Lissoni nel suo volume riporta anche il contributo del prete diocesano Jean RigaI, docente all'Istituto Cattolico di Tolosa, il qual è addirittura elabora una sorta di direttive, anche se per linee generali, tese alla realizzazione di una "Chiesa cattolica interplanetaria":
«I viaggi interplanetari - afferma RigaI - non sono più semplice fantascienza. Sono diventati una realtà e, a parte alcuni incidenti di percorso, il fenomeno, meno lontano di quanto si pensi, sembra che proseguirà in misura sempre maggiore. Per questo la Chiesa cattolica romana si deve interrogare non solo sui problemi etici che ciò solleverà, ma anche sull'installazione di vita ecclesiastica in altre terre, abitabili come la Terra. Dobbiamo attendere che ciò accada, per riflettervi? O non è meglio valutare prima certe condizioni necessarie o semplicemente probabili? Sì, dato che la comunione dei cristiani non conosce frontiere, né storiche, né geografiche, né socioculturali, ma si estende ad orizzonti impensabili, superando tutte le barriere, anche quelle che, non senza qualche imprudenza, le stesse Chiese si sono costruite. Le relazioni interplanetarie proiettano lo sguardo dei credenti sulla comunione illimitata della vita, della solidarietà, della benevolenza e dell'amore che Dio stabilisce non solo con l'umanità presa nella sua universalità, ma con l'avventura umana nel suo sviluppo diacronico ed imprevisto della storia. Una concezione troppo gerarchica o eccessivamente giuridica della comunione, oggi ancor troppo pregnante nell'Istituzione ecclesiale, non saprebbe uscire indenne da questo confronto. [...] Il termine cattolico esprime tradizionalmente la dimensione universale della Chiesa. Pur essendo dei piccoli gruppi dispersi, i primi cristiani sentivano di appartenere a un corpo unico d'estensione universale: c'erano fratelli in tutta la terra abitata (l'ecumene), e, attraverso essi, si era un unico popolo, un'unica famiglia. L'eresia si distingue dalla vera Chiesa per il suo carattere parziale ed assai particolare; allo stesso modo, ciò che definisce una setta è essenzialmente la mancanza di riferimento ad una totalità. L'universo ha dunque un significativo di autenticità ecclesiale. È allo stesso tempo il segno e la condizione della vera Chiesa. Dal IV secolo, il simbolo di Nicea-Costantinopoli proclama: Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. Così, il fatto che altri pianeti siano abitati ricorda con insistenza che l'universalità non è unicamente una necessità della missione (l'invio a tutte le nazioni) ma una qualità intrinseca alla Chiesa. Essenzialmente, la cattolicità non è un affare di geografia o di cifre. Se è vero che essa dovrà spandersi nello spazio e manifestarsi nei tempi agli occhi di tutti, ciò significa che essa non è di natura materiale ma spirituale. È qualcosa di intrinseco alla Chiesa. Nel caso in cui l'unità dei cristiani non si sarà ancora realizzata, gli astronauti di confessioni differenti saranno chiamati a vivere concretamente la dinamica cattolica delle differenti Chiese. Se ne deduce, alla luce della cattolicità, che se gli orizzonti delle missioni spaziali sono immensi, gli astronauti porteranno nello spazio i loro valori ed il loro spirito agli abitanti di altri pianeti. È largamente riconosciuto che la missione ecclesiastica, sul nostro pianeta, non si pone problemi territoriali. Questo vale anche per gli Alieni.»
Nella stessa direzione sembrano orientarsi le dichiarazioni, rilasciate nel 2001 da padre Giuseppe Tanzella-Nitti (teologo e astronomo, docente di teologia alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma), in un'intervista concessa alla rivista "Focus Extra" (Numero 7 autunno 2001).
Alla domanda sulle possibili conseguenze sul cristianesimo legate alla possibile scoperta di altre forme di vita intelligente il teologo rispose che:
«La fede dell'uomo nell'essere una creatura di Dio, nell'essere stato redento da Cristo e nell'essere destinato a una vita di eterna comunione con Dio, non verrebbe contraddetta da. un contatto con civiltà extraterrestri. D'altronde, la tradizione ebraica e cristiana sull'esistenza degli angeli ci mostra che il senso della creazione non si gioca tutto sul rapporto fra l'uomo e Dio, ma resta aperto su altre creature, le quali hanno una storia di salvezza distinta da quella del genere umano.»
Inoltre il teologo, in risposta alla domanda sull'eventualità che la rivelazione del Signore sul monte Sinai valesse pure per esseri di altri mondi, affermò:
«Non conosciamo a priori i piani di Dio. Nel club della galassia potrebbe forse toccare ai terrestri il compito di parlare di un creatore.»
Tra l'altro proprio Tanzella-Nitti, notoriamente interessato ai complessi rapporti tra Scienza e Fede, collabora con il Centro Studi Interdisciplinari della Specola Vaticana (laureato in Astronomia all'Università di Bologna è membro della Intemational Astronomical Union e della Società Astronomica Italiana) e con il Pontificio Consiglio della Cultura. Inoltre, è membro dell'area di ricerca del SEFIR (Scienza e Fede nell'Interpretazione del Reale) presso la Pontificia Università Laterana e direttore del portale web DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede).
Per quanto riguarda il DISF il teologo ha curato l'opera "Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede. Cultura scientifica, filosofia e teologia" (pubblicato nel 2002 dalla Urbaniana University Press - Città Nuova Editrice, Roma).
Il teologo, proprio nel Dizionario, in merito alla questione Extraterrestri vi ha dedicato ampio spazio alla voce "Vita Extraterrestre" di cui riporto brevemente solo alcune righe iniziali:
«L'osservazione del cielo stellato ha sempre suscitato molti interrogativi. La domanda sulla possibilità che altri pianeti ospitino forme di vita simili a quelle che si sono sviluppate sulla terra è stata forse una delle più comuni. Tuttavia, sotto il profilo storico, l'interrogativo sulla presenza della vita nel cosmo pare sorgere in un contesto diverso da quello delle grandi questioni sull'origine e sul tutto che caratterizzano il "problema cosmologico" (DIO, 1,1). Se è vero che già le antiche teogonie predisponevano a riconoscere la presenza di divinità antropomorfe in regioni diverse dalla terra (CIELO, 1), il tema della pluralità dei mondi e della loro abitabilità acquista vigore solo in concomitanza di nuove visioni speculative o di nuove scoperte che mutano la comprensione del posto dell'uomo nell'universo. Tematica tradizionalmente non centrale per il pensiero filosofico, il suo ingresso nell'ambito delle scienze naturali, e più recentemente in quello della tecnologia spaziale, ha influenzato vari settori della cultura (letteratura, costume, cinema), reclamando una ricaduta significativa anche in ambito religioso e teologico. Valutata in prospettiva storica, l'idea di ipotizzare la vita su mondi diversi dalla terra attraversa la cultura umana dall'epoca classica fino ai nostri giorni. Considerata nella sua oggettività, la possibilità di trovare forme di vita su altri pianeti e, soprattutto, quella di entrare in contatto comunicativo con intelligenze extraterrestri, rappresenterebbe senza dubbio una delle esperienze più straordinarie di tutta la storia dell'umanità.»
Aspetto, quest'ultimo, ribadito anche in un'intervista rilasciata al quotidiano cattolico Avvenire e pubblicata il 5 marzo del 2004 in un servizio, curato da Luigi Dell'Aglio, intitolato "Quale teologia per ET" e di cui riporto alcuni passaggi:
"Quali implicazioni teologiche avrebbe la scoperta di vita fuori dalla Terra?"
«Al momento attuale, non abbiamo questa notizia; sappiamo soltanto che le condizioni favorevoli allo sviluppo della vita sono più diffuse di quanto si prevedesse in passato. Certo, se avessimo notizia dell'esistenza di altre forme di vita, ci troveremmo di fronte a un orizzonte nuovo, a un panorama molto più ampio. Per la teologia sarebbe certamente un fatto interessante. La Rivelazione ci dice che la vita appartiene pienamente a Dio. E quindi la vita è sempre un dono. Avremmo la consapevolezza che si tratta di un dono molto più diffuso nel cosmo. [...]»
"L'esistenza di altre forme di vita intelligente e un contatto con loro rafforzerebbero o no la fede del genere umano in Dio?"
«Le verità di fede sulla storia della nostra salvezza e sulla verità dell'Incarnazione manterrebbero inalterata tutta la loro forza. L'esistenza di altri esseri razionali non obbliga assolutamente a rinunciare a queste verità. Non dimentichiamo che la Rivelazione ci parla di altri esseri intelligenti diversi dalla persona umana: gli angeli. Hanno avuto una loro storia, o meglio una loro economia salvifica, diversa da quella dell'uomo, e sappiamo che Cristo esercita anche su di loro la sua regalità. Cristo è signore e re anche degli angeli, pur possedendo una natura umana.»
"Un contatto con extraterrestri non sarebbe sconvolgente, dal punto di vista religioso?"
«Noi terrestri, da questo punto di vista, non ci siamo comportati sempre bene. Negli anni '70, dal radiotelescopio di Arecibo (Portorico), fu rivolta verso il cosmo una trasmissione di circa tre minuti, con molte informazioni sulla Terra, sull'umanità e sulla vita. Neanche un cenno al fatto che la maggioranza degli esseri umani crede in un Dio Creatore. Neanche le immagini collocate sulle sonde Pioneer che negli anni '70 si sono spinte al di là del nostro sistema solare, contenevano qualcosa che lasciasse pensare a una dimensione spirituale dell'essere umano. Dunque, noi terrestri, da questo punto di vista, non l'abbiamo detta tutta.»
"VuoI dire che anche noi potremmo non sapere nulla di una loro fede?"
«Non abbiamo dato nessuna informazione sulla nostra. Perciò, se loro entrassero in contatto con noi e non ci dicessero nulla di Dio, questo silenzio non significherebbe che non hanno fede.»
"La Rivelazione sarebbe valida anche per gli extraterrestri?"
«Non lo sappiamo. Di certo è valida, e più che sufficiente, per noi. La Rivelazione che abbiamo avuta è diretta all'uomo, è una Rivelazione nella quale Dio invita l'uomo a una comunione con Lui e ad accogliere l'offerta della sua alleanza e del suo amore. In ogni caso, noi cristiani siamo costituzionalmente disposti ad accogliere il dono della vita, anche in luoghi diversi dalla Terra. Perché abbiamo fede nel fatto che la vita è un dono di Dio. Saremmo subito pronti ad accogliere queste forme di vita come creature di uno stesso Dio. Sarebbe questa la nostra prima reazione. Il non credente potrebbe forse avere un atteggiamento diverso, chissà, perfino conflittuale.»
I GESUITI ALLA RICERCA DI ET
A conferma della netta e sempre maggiore apertura da parte degli ambienti ecclesiastici verso il fenomeno UFO Alieni, a partire dal 2002, diversi esponenti dell'Ordine dei Gesuiti legati alla Specola Vaticana, dichiarano pubblicamente non solo di ritenersi convinti dell'esistenza di mondi abitati ma di collaborare anche a progetti per la ricerca di vita intelligente extraterrestre.
Il 7 gennaio del 2002 il "Corriere della Sera" pubblicò un'intervista, redatta da Giovanni Caprara, dal titolo "Non possiamo essere un'eccezione", rilasciata dall'allora Direttore della Specola Vaticana di Castel Gandolfo, padre George Coyne, in cui dichiara di credere alla possibilità di vita su altri mondi.
In risposta alla domanda sulla posizione della Chiesa e sul suo pensiero di fronte alla possibilità di vita su altri pianeti, il gesuita americano dichiarò:
«È una prospettiva che appassiona, ma bisogna andarci cauti. Per il momento non c'è alcuna evidenza scientifica della vita. Ma stiamo accumulando osservazioni che indicano tale possibilità. L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo l'eccezione. Il dibattito è aperto e complesso. Immaginiamo dunque che ci sia. Questo ci dimostrerebbe che Dio ha ripetuto altrove ciò che esiste sulla terra e nello stesso tempo toglierebbe dalla fede quel geocentrismo, quell'egoismo, se posso dire, che ancora la caratterizza. Se io incontrassi un essere intelligente di altri mondi e mi rivelasse una sua vita spirituale e mi dicesse che anche il suo popolo è stato salvato da Dio mandando il suo unico figlio, mi domanderei come è possibile che il suo "unico" figlio sia stato presente in luoghi diversi. Pensieri simili sono una grande sfida. Un'eresia dopo l'altra ha cercato di negare l'umanità di Dio nei secoli. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. E questo vero uomo può apparire anche su un altro pianeta? Non so, non so negare ma nemmeno affermare. La possibilità di vita extra terrestre intelligente e spirituale ci presenta molte domande. La scienza per un credente, comunque, non demolisce la fede ma la sprona.»
Anche nel 2005, un altro esponente dell'ordine gesuita, Padre Guy Consolmagno, anch'egli astronomo della Specola Vaticana, ribadì grosso modo gli stessi concetti espressi in precedenza da Padre Coyne.
Nel novembre di quell'anno Consolmagno pubblicò un piccolo volume tascabile intitolato "Intelligent Life in the Universe? Catholic Belief and the Search for Extraterrestrial Intelligent Life" ("Vita Intelligente nell'Universo? Fede cattolica e la ricerca di Vita Intelligente Extraterrestre") edito dalla "Catholic Truth Society", un gruppo cattolico della Gran Bretagna.
Lo scienziato-gesuita americano, specialista della Specola Vaticana sul Monte Graham in Arizona dove studia gli asteroidi e le comete della Cintura di Kuiper, è autore di testi di divulgazione e proprio in questo breve tascabile del 2005 confessa di credere agli extraterrestri e spiega che ciò non è una scelta incompatibile con la fede.
Nonostante il testo fosse disponibile solo in lingua inglese (N.d.R. A tutt'oggi il testo sembra non essere disponibile in italiano) il quotidiano "La Stampa" lo recensì in un articolo intitolato "Il gesuita astronomo crede agli extraterrestri", a firma del vaticanista Marco Tosatti.
«Padre Consolmagno - scrive Tosatti - è convinto che se un giorno uno scenario da fantascienza si avverasse, scopriremmo che non solo "tutto quello in cui crediamo non è sbagliato, ma anzi vedremmo che è più vero, in modi e forme che non saremmo mai stati in grado di immaginare". E certo il suo "status" di grande esperto del settore rende più affidabili le sue rassicurazioni. Spesso gli astronomi sono persone speciali, e spesso anche i gesuiti lo sono; Consolmagno, che per diciotto anni si è occupato di astri, prima di decidere di entrare nella Compagnia di Gesù, sembra confermare entrambi gli assunti. Per il suo contributo allo studio dei corpi celesti è stato onorato con il "battesimo" di un asteroide con il suo nome; ed è il curatore della raccolta vaticana di meteoriti, una delle più grandi del mondo. E non ha paura di affrontare il tema degli "alieni". Che cosa sarebbe della storia della creazione, e dell'amore di Dio per la Terra e gli uomini, tanto da mandare il suo unico Figlio a morire per salvarli, se esistessero? Sono questioni ipotetiche; ma l'astronomo risponde con "il Vangelo di Giovanni" che "in principio era il Verbo". Il Verbo è, naturalmente, Gesù; il Verbo è la seconda persona della Trinità, il Verbo è la salvezza, il Verbo è l'incarnazione di Dio nell'universo, che secondo il Vangelo, è là prima che l'universo sia creato. L'unico punto nello spazio-tempo che sia lo stesso in ogni linea temporale. È così che la salvezza avviene, ed è resa manifesta nella persona di Gesù Cristo qui. Prima che l'universo sia creato, Cristo è; e quindi abbraccia non solo la terra e noi, ma anche ipotetici altri esseri. Tommaso d'Aquino parla di "molteplici mondi". L'incarnazione, secondo il Vangelo è avvenuta qui; ma potrebbe valere anche altrove. La Bibbia è scienza divina, un lavoro su Dio. Non vuole essere scienza fisica e spiegare come l'universo è stato costruito. Ma un universo senza limiti "potrebbe includere altri pianeti con altri esseri creati dallo stesso Dio di amore. L'idea che ci siano altre razze e altre intelligenze non è contraria al pensiero tradizionale cristiano. Non c'è nulla nella Sacra Scrittura che possa confermare o contraddire la possibilità di vita intelligente altrove nell'universo.»
Tra l'altro proprio la pubblicazione del volume di padre Consolmagno fornì lo spunto per un breve reportage giornalistico, andato in onda su Rai2 nel 2006, sulla posizione del Vaticano in merito all'esistenza di altre forme di vita nell'universo.
Il breve servizio intitolato "Missionari nello spazio", curato da Filippo Golia, era inserito all'interno della puntata del rotocalco "Tg2 Dossier Storie" andata in onda l'11 marzo. "Dossier Storie", che si affianca allo storico settimanale di approfondimento della testata "Tg2 Dossier", è una trasmissione che va in onda in tarda serata e che analizza nel profondo storie di vita di personaggi più o meno famosi o legati all'attualità.
Partendo dall'uscita del libro del gesuita americano, il giornalista di Rai2 intervistò il gesuita padre Giuseppe Koch, astronomo e allora Vicedirettore della Specola Vaticana, il quale motivò l'interesse della Chiesa per l'astronomia in base alla constatazione che le Sacre Scritture sono ricche di citazioni sulle stelle quali creazione di Dio; ergo il Vaticano deve esplorare tutto ciò che riguarda il Creato. Nell'immenso Universo la probabilità dell'esistenza di altri esseri viventi "che potrebbero lodare il Creatore" risulterebbe coerente con quanto in esse vi è scritto.
Inoltre, secondo quanto affermato da Koch, nella stessa Bibbia sarebbe presente un "lontano appoggio" a questa ipotesi quando troviamo il riferimento a "tutte le creature del cielo e della Terra" e che lascerebbe intuire anche agli abitanti di altri mondi.
Tra l'altro, proprio il Vicedirettore della Specola l'estate del 2007 tornò nuovamente sull'argomento in un'intervista rilasciata alla giornalista Franca Giansoldati del Messaggero e pubblicata sul quotidiano romano il 19 luglio in un articolo intitolato: "Anche la Chiesa cerca E.T..
Ecco alcuni passaggi della conversazione:
"Padre Koch perché mai il Vaticano si interessa di scoprire se nell'universo ci sono gli extraterrestri?"
«Da quasi cent'anni c'è un gruppo di padri gesuiti che si occupa dei diversi campi dell'astronomia; dalla cosmologia, alla classificazione delle stelle, allo studio delle galassie, fino a quello dei satelliti e degli asteroidi. Una attività di osservazione, condotta in sinergia con quella dei più grandi osservatori astronomici, per cercare di capire qualcosa di più sul nostro universo.»
"Avete capito se ci sono forme di vita su altri pianeti?"
«Una delle scoperte più importanti degli ultimi anni, fatta nel 1995 da due astronomi svizzeri, di cui uno, Didier Queloz che ha insegnato nell'ultimo dei nostri workshop estivi, riguarda l'individuazione di una stella simile al sole, nella costellazione di Pegaso, ed un pianeta orbitante intorno a questa stella. Da allora sono continuamente arrivate conferme di altre stelle e pianeti extrasolari. Oggi i pianeti extrasolari scoperti sono 240, una crescita esponenziale che ci fornisce gli strumenti per comprendere meglio l'universo". [...]»
"Allora E.T. potrebbe esistere, l'universo non è vuoto..."
«Penso che vi sia la possibilità di rintracciare forme di vita, almeno primordiali. Tuttavia occorre distinguere tra forme embrionali di vita, dalla presenza di vita intelligente, questa ha avuto bisogno di 3,5 miliardi di anni per svilupparsi. L'orizzonte della ricerca attuale prevede che in una ventina d'anni si possa arrivare a determinare degli indizi di presenza di vita embrionale su qualcuno di questi pianeti" [...].»
Tornando per un attimo al 2006, e più precisamente al mese di aprile, un importante organo d'informazione cattolico qual è il quotidiano "Avvenire", il giorno della domenica di Pasqua (il 16 aprile), pubblicò un singolare articolo, a firma di Franco Gàbici, intitolato "Astrofisici a caccia del Pianeta X" e scaturito dall'avvenuta scoperta nel 2003 del pianeta nano 2003 UB313 (ribattezzato Eris nel 2006) e allora ritenuto erroneamente il presunto decimo pianeta del sistema solare.
Anche se l'articolo in questione non parla esplicitamente di Nibiru, il famigerato Decimo Pianeta dell'orientalista Zecharia Sitchin, fa riferimento chiaramente all'insolita anomalia astronomica responsabile delle perturbazioni gravitazionali di Urano e Nettuno studiate dal professor Joseph L. Brady, da James W. Christie e Robert S. Harrington dell'Osservatorio Navale degli Stati Uniti e riconducibile alla presenza di un pianeta di dimensioni da due a cinque volte quella della Terra con un orbita ellittica inclinata, caratteristiche che corroborano, secondo Sitchin, quanto riportato dagli antichi Sumeri proprio su tale misterioso corpo celeste.
«Prima del cannocchiale - scrive Gàbici - si conoscevano solamente cinque pianeti - Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno - tutti visibili ad occhio nudo lungo la fascia dello Zodiaco. Con l'avvento del cannocchiale la famiglia dei pianeti aumentò con Urano, Nettuno e Plutone, ultimo pianeta scoperto nel 1930. Il numero dei pianeti del sistema solare arrivò così a nove. Discorso chiuso? Niente affatto. Gli astronomi, infatti, notando certe anomalie nei movimenti di Urano e di Nettuno, pensarono che queste non potessero essere causate da Plutone, troppo piccolo, e così si misero a cercare un decimo pianeta. E dal momento che "X" significa "decimo", ma si identifica anche con l'incognita per antonomasia, lo chiamarono subito "Pianeta X". A dare la caccia al decimo pianeta si misero in parecchi, ma questo pianeta era davvero un "mister X". Poi succede che il 30 agosto del 1992 due astronomi, David C. Jewitt e lane X. Luu, scoprono un oggetto che sta oltre l'orbita di Plutone e alcuni anni dopo vengono scoperti Varuna (diametro di circa 950 km) e Quaoar, che col suo diametro di circa 1300 km è molto simile a Caronte, il satellite di Plutone. Qualcuno avanza l'ipotesi che questi oggetti potrebbero essere considerati pianeti, ma essendo le loro dimensioni inferiori a Plutone l'ipotesi viene scartata. Ma ecco che il 14 novembre del 2003 si ritorna a parlare del decimo pianeta, perché all'osservatorio di monte Palomar un team di astronomi annuncia la scoperta di Sedna (diametro di quasi 1.500 km). Ha un aspetto rossastro e si muove su un'orbita lunghissima e molto eccentrica che percorre in undicimila anni, andando da un minimo di 13 miliardi di chilometri dal Sole a un massimo di 135 miliardi. Questa storia infinita, però, offre immediatamente un nuovo capitolo perché nel luglio del 2005 piove dallo spazio la notizia che il gruppo di José Luls Ortiz, dell'Osservatorio di Sierra Nevada (Spagna) e Michael E. Brown hanno scoperto contemporaneamente un altro oggetto, 2003 EL6I, e poco dopo si scopre 2003 UB3I3 (Xena), il cui diametro supera abbondantemente quello di Plutone. [...] Il fatto che sia stato scoperto un corpo celeste più grande di Plutone è sicuramente una notizia molto interessante, però non è sufficiente questo dato per poterlo annoverare fra i pianeti anche perché, stranamente, gli astronomi non si sono ancora messi d'accordo sulla definizione di pianeta. [...] La questione del decimo pianeta, dunque, è ancora aperta e la scoperta di questi oggetti dovrebbe indurre la IAU, "Unione astronomica internazionale", a prendere seriamente in considerazione il problema [...].»
In ogni caso anche se l'articolo del quotidiano cattolico non sembra aver destato una certa attenzione, decisamente diversa fu la reazione, sia tra i fedeli che non, scaturita dall'articolo pubblicato dall'"Osservatore Romano", l'organo d'informazione ufficiale del Vaticano, il 14 maggio del 2008.
Quel giorno il quotidiano della Santa Sede uscì con un articolo intitolato "L'extraterrestre è mio fratello" contenente l'intervista al nuovo direttore della Specola Vaticana (nominato da Benedetto XVI il 19 agosto) il gesuita argentino padre José Gabriel Funes, il quale già nell'agosto 2006 in un'intervista all'agenzia di stampa ANSA si era espresso in termini favorevoli alla probabile esistenza di forme di vita extraterrestre.
L'articolo pubblicato "dall'Osservatore Romano", a firma di Francesco M. Valiante, anche se incentrato sul rapporto tra astronomia e fede, affronta il tema della possibilità dell'esistenza di vita intelligente in altri mondi e di come ciò si concili anche con la fede in Dio. Ecco alcuni passaggi salienti dell'intervista:
"La teoria del "big bang" avvalora o contraddice la visione di fede basata sul racconto biblico della creazione?"
«Da astronomo, io continuo a credere che Dio sia il creatore dell'universo e che noi non siamo il prodotto della casualità ma i figli di un padre buono, il quale ha per noi un progetto d'amore. La Bibbia fondamentalmente non è un libro di scienza. Come sottolinea la "Dei verbum", è il libro della parola di Dio indirizzata a noi uomini. È una lettera d'amore che Dio ha scritto al suo popolo, in un linguaggio che risale a duemila o tremila anni fa. All'epoca, ovviamente, era del tutto estraneo un concetto come quello del big bang. Dunque, non si può chiedere alla Bibbia una risposta scientifica. Allo stesso modo, noi non sappiamo se in un futuro più o meno prossimo la teoria del big bang sarà superata da una spiegazione più esauriente e completa dell'origine dell'universo. Attualmente è la migliore e non è in contraddizione con la fede. È ragionevole.»
"Ma nella Genesi si parla della terra, degli animali, dell'uomo e della donna. Questo esclude la possibilità dell'esistenza di altri mondi o esseri viventi nell'universo?"
«A mio giudizio questa possibilità esiste. Gli astronomi ritengono che l'universo sia formato da cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti. Come si può escludere che la vita si sia sviluppata anche altrove? C'è un ramo dell'astronomia, l'astrobiologia, che studia proprio questo aspetto e che ha fatto molti progressi negli ultimi anni. Esaminando gli spettri della luce che viene dalle stelle e dai pianeti, presto si potranno individuare gli elementi delle loro atmosfere - i cosiddetti biomakers - e capire se ci sono le condizioni per la nascita e lo sviluppo della vita. Del resto, forme di vita potrebbero esistere in teoria perfino senza ossigeno o idrogeno.»
"Si riferisce anche ad esseri simili a noi o più evoluti?"
«È possibile. Finora non abbiamo nessuna prova. Ma certamente in un universo così grande non si può escludere questa ipotesi.»
"E questo non sarebbe un problema per la nostra fede?"
«lo ritengo di no. Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio. Per dirla con san Francesco, se consideriamo le creature terrene come ''fratello'' e "sorella", perché non potremmo parlare anche di un "fratello extraterrestre"? Farebbe parte comunque della creazione.»
"E per quanto riguarda la redenzione?"
«Prendiamo in prestito l'immagine evangelica della pecora smarrita. Il pastore lascia le novantanove nell'ovile per andare a cercare quella che si è persa. Pensiamo che in questo universo possano esserci cento pecore, corrispondenti a diverse forme di creature. Noi che apparteniamo al genere umano potremmo essere proprio la pecora smarrita, i peccatori che hanno bisogno del pastore. Dio si è fatto uomo in Gesù per salvarci. Così, se anche esistessero altri esseri intelligenti, non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell'amicizia piena con il loro Creatore.»
"Insisto: se invece fossero peccatori, sarebbe possibile una redenzione anche per loro?"
«Gesù si è incarnato una volta per tutte. L'incarnazione è un evento unico e irripetibile. Comunque sono sicuro che anche loro, in qualche modo, avrebbero la possibilità di godere della misericordia di Dio, così come è stato per noi uomini" [...].»
Quello che lascia riflettere dell'Intervista di padre Funes è, in effetti, l'ufficialità con cui l'organo di stampa del Vaticano abbia affrontato pubblicamente l'argomento Extraterrestri attraverso un suo autorevole esponente quale appunto il Direttore della Specola.
Nel 2008, proprio in merito al probabile impatto sulla religione di una possibile vita extraterrestre, negli Stati Uniti il CTNS (Center for Theology and the Natural Sciences) ha realizzato e pubblicato uno studio interreligioso, che ha analizzato proprio una tale possibilità.
Il CTNS è un centro affiliato del (GTU) "Graduate Theological Union" di Berkeley, California, un Centro teologico interconfessionale frequentato da riformatori e da cattolici.
Quella del CTNS è un'organizzazione internazionale non-profit la cui missione è "promuovere l'interazione creativa e reciproca tra la teologia e le scienze naturali" (fisica, cosmologia, biologia molecolare ed evoluzionistica, la tecnologia e l'ambiente), inoltre offre corsi e seminari di livello universitario a futuri ministri ecclesiastici e a laici.
In base a quanto riportato nella notizia del CTNS, pubblicata in Italia lo scorso ottobre dal gruppo di studio "Scienza e Religione nei Media", nell'agosto 2008 è stato pubblicato il sondaggio "Peters ETI Religious Crisis Survey of 2008", un sondaggio realizzato dal dr. Ted Peters (professore al "Pacific Lutheran Theological Seminary").
Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1325 credenti sparsi in tutto il mondo, tra cui cattolici, protestanti, ortodossi, mormoni, ebrei, musulmani e perfino buddisti.
«Lo studio - riporta la news - era diretto a comprendere il possibile impatto, sulla fede delle persone, della eventuale scoperta di forme di vita extraterrestre. L'80% degli intervistati ha risposto che una simile ipotesi non metterebbe in discussione la propria fede, contraddicendo l'idea di una generale "debolezza" nel sentimento religioso delle persone, e il parere espresso invece proprio dalla maggioranza dei non credenti intervistati. Questi ultimi, infatti, pensano che l'esistenza di altre forme di vita intelligente metterebbe in crisi le religioni attuali.»
Sempre il neo direttore della Specola Vaticana, a inizio 2009, tornò nuovamente sul rapporto Chiesa ed Extraterrestri nel corso di una breve intervista, concessa al giornalista e vaticanista della Rai Aldo Maria Valli, e andata poi in onda in prima serata durante l'edizione del TG1 delle ore 20,00, lo scorso 13 gennaio.
Ecco la trascrizione del servizio curato da Valli:
«"I Cieli narrano la Gloria di Dio" ha detto giorni fa il Papa, ricordando il 2009 anno internazionale dell'astronomia, ma per il Vaticano non è solo un'immagine poetica. Da secoli ci sono astronomi che proprio a nome e per conto del Papa scrutano lo spazio infinito. Per verificarlo basta venire qui alla Specola Vaticana di Castel Gandolfo uno degli osservatori più antichi al mondo. "Un argomento - dichiara Funes - molto interessante di ricerca è la ricerca proprio dei pianeti simili alla Terra. E questa possibilità apre delle domande molto interessanti che riguardano la scienza ma anche riguardano la filosofia e la teologia". Astrobiologia, si chiama così la scienza che studia la possibilità di vita intelligente extraterrestre e Padre Funes in proposito non ha prevenzioni: "Siamo aperti a quello che si scoprirà e non comporta nessuna difficoltà, penso io, per la teologia cattolica la possibilità dell'esistenza di altri esseri intelligenti" [...]»
Il mese successivo il gesuita argentino ribadì grosso modo lo stesso concetto in una breve intervista rilasciata al mensile "Focus", uscito il 20 Febbraio scorso.
«Si calcola - afferma Funes - che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. È anche possibile che esistano nell'universo altre forme di vita, magari intelligenti. Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti, e mettete per favore questo "se", non ci sarebbero contraddizioni. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L'umanità terrena andrebbe vista quindi come l'evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all'ovile per farla stare con le altre 99. Nelle Sacre Scritture non mancano passi che si possono accordare con le nuove scoperte scientifiche.»
IL VATICANO SI PREPARA A UNA FUTURA RIVELAZIONE ALIENA?
Memori di quanto è stato scritto nella prima parte del dossier (in riferimento ai risultati del "Brookings Report" e del documento dell'NSA "UFO Hypothesis and Survival Questions") e di quanto accennato all'inizio, sul cambiamento di strategia adottata dall'establishment sul fenomeno UFO, soprattutto nell'ultima decade del secolo scorso, risulta più che evidente l'attuazione progressiva di una mirata strategia di "rivelazione" finalizzata ad un vasto programma di "acclimatazione" delle masse.
Programma al quale sembra, a questo punto, ragionevole ritenere essersi orientata, viste le profonde implicazioni del fenomeno, la stessa Chiesa da alcuni anni, pur senza esporsi ufficialmente se non indirettamente attraverso le parole e le opinioni di alcuni dei suoi esponenti.
A tale proposito vorrei evidenziare come l'eventualità non debba apparire azzardata in quanto già in passato diversi ufologi, e non solo, sono giunti grosso modo alla medesima conclusione.
Riporto quanto asserito dallo stesso Roberto Pinotti nel volume "La Guerra di due Mondi", pubblicato nel 2005, dal Gruppo Editoriale Olimpia.
«Dunque - scrive Pinotti - gli USA avrebbero sostanzialmente "blindato" il problema degli UFO. Solo che il persistere della loro presenza, rilevata comunque dalla gente, avrebbe dovuto comportare, alla lunga, la massiccia applicazione del previsto Programma di Acclimatazione del Pubblico e financo la messa in circolazione delle dichiarazioni dei Rivelatori. Così, in ogni caso, fra le tante incredibili, alcune informazioni credibili, ma che nessuna autorità potrebbe ufficialmente ammettere, finiscono con l'entrare in circolo e il pubblico le assimila comunque e senza scosse, acquisendo un grado di consapevolezza tale da essere potenzialmente in grado di reggere sempre meglio allo shock di una eventuale rivelazione improvvisa della realtà extraterrestre. Questa, in fondo, sarebbe l'unica cosa da fare da parte di autorità desiderose di tentare di mantenere la situazione sotto controllo nonostante tutto. Ma non è così semplice. [...] Nell'eventualità di una effettiva presa di contatto (che poi comporterebbe inevitabilmente un conseguente confronto) con una cultura differente e comunque tecnologicamente superiore, l'umanità (anche se in parte indirettamente preparata) non potrebbe non subire un vero e proprio trauma: quello che gli antropologi chiamano "shock culturale" e che corrisponde, a livello psicosociologico, ad una valutazione conseguente della maggior parte dei valori di riferimento della nostra civiltà, in termini non troppo diversi da quanto vissuto dagli Aztechi e dagli Incas a confronto con gli Spagnoli. Nel linguaggio degli addetti ai lavori i sociologi chiamano questo crollo dei valori di riferimento "anomia", ed è proprio per evitare di innescare tale processo psico-sociologico incontrollabile di destabilizzazione delle strutture portanti della nostra cultura (scienza e tecnica, politica ed economia, religione e filosofia, costume e società ecc.) che è stata imposta sul tema UFO-Alieni la "politica dello struzzo", dominata dalla censura e dalla "congiura del silenzio", da Roswell in poi. Ma cosa accadrebbe in concreto con un incontro di massa e alla luce del sole con esseri extraterrestri? Il primo schiaffo sarebbe indubbiamente tecnico scientifico e non potrebbe ridimensionare (e anche non di poco) l'arrogante certezza di tante nostre conoscenze, rivelando fatalmente cognizioni e conquiste al di là del nostro orgoglio tecnologico. Di più. La comunità scientifica sarebbe sfiduciata e derisa come se i suoi esponenti, in precedenza stimati e onorati, fossero divenuti ai nostri occhi gli stregoni di una tribù dell'Africa nera, e solo chi avesse dimostrato precedenti aperture alla "nuova realtà" avrebbe forse qualche chance di essere ascoltato. Nella migliore delle ipotesi constateremmo di avere un know-how da Terzo Mondo rispetto ai nuovi venuti. Il secondo shock sarebbe fatalmente politico-economico, e ben più dirompente. [...] Tale crollo di autorità sarebbe inevitabile e totale, e la gente rimuoverebbe con un atto quasi liberatorio l'egemonia globale USA, non prestando alcun ulteriore credito alla loro già non troppo popolare autorità "imperiale". Ma non solo. Le stesse autorità di potenze minori (Unione Europea, Federazione Russa, Cina, India, Brasile, Australia, Giappone) sarebbero in crisi, e ovunque la gente chiederebbe lumi e risposte a molteplici interrogativi. E va da sé che molti capi politici e militari, imbelli e impreparati, sarebbero travolti anch'essi, mentre la gente guarderebbe ad altri leader in grado di essere credibili con i nuovi interlocutori e di fornire risposte alle loro legittime istanze. [...] Un terzo impatto notevole sarebbe quello religioso-filosofico. In effetti, in teoria, oggi cristiani, islamici, ebrei, induisti e buddisti non troverebbero eccessivamente inconciliabile con il loro credo religioso l'esistenza di extraterrestri. I problemi sorgerebbero però con i gruppi integralisti, sul tipo di chi vorrebbe "convertire" gli alieni o, peggio, tendere ad omologarli ad esseri divini o demoniaci. Basti ricordare che vari teologi della Chiesa cattolica hanno già accettato dagli anni Cinquanta la possibile realtà di UFO pilotati da alieni. Questi ultimi, è stato detto, dovrebbero comunque esistere, in quanto la loro non esistenza costituirebbe un assurdo e impossibile limite alla onnipotenza creatrice di Dio. Certo, le dispute teologiche infurierebbero, generando fatalmente anche nuovi culti e non poche sette. Quanto alla filosofia, l'antropocentrismo sarebbe definitivamente accantonato, portando così a termine anche a livello di coscienza collettiva quella "rivoluzione copernicana" finora completata solo dall'intellighenzia scientifica, mentre la gente continuava ancora a ritenere stupidamente l'uomo il centro dell'universo. Una quarta batosta non indifferente sarebbe sul fronte del costume e delle società, e non è affatto da escludere che i vecchi schemi tradizionali possano e debbano essere superati, abbandonati o scardinati, rivedendo atteggiamenti, comportamenti, schemi e ruoli a livello di gruppi e dei singoli. Va da sé che non potremmo non subire l'influenza del modus vivendi dei nuovi arrivati. Quanto sopra comporta una necessaria presa di coscienza del fatto che da un contatto di massa scaturirebbe comunque un confronto, e da tale confronto un ineluttabile cambiamento. Per i nuovi arrivati che scendessero in mezzo a noi, forse non troppo. Per noi, invece, tanto e certamente. Ma forse poi non sarebbe neanche un gran male, se questo ci aiutasse a crescere e a migliorarci.»
Inoltre, a ulteriore riprova di quanto finora formulato ritengo opportuno citare alcune dichiarazioni fatte, in tempi non sospetti, dal celebre e controverso contattista americano George Adamski nel 1959 e che sembrano risuonare in un certo senso quasi profetiche.
Quell'anno Adamski, grazie all'interessamento del Console Alberto Perego, giunse a Roma per partecipare a una conferenza pubblica tenutasi presso l'uditorio della sala di Palazzo Marignoli e alla quale assistette il ricercatore romano Francesco Polimeri.
Polimeri fu l'ideatore e direttore di quella che poteva definirsi in un certo senso la prima rivista ufologica italiana ovvero il mensile "Spazio e Vita"; un giornale, formato tabloid e composto da quattro pagine, nato nel maggio del 1958 e che nel dicembre del '59, dopo appena un anno d'attività, chiuse in seguito a difficoltà economiche.
Proprio nell'ultimo numero di dicembre Polimeri scrisse un articolo-reportage intitolato "A colloquio con George Adamski" in cui vi erano riportate alcune delle dichiarazioni fatte dal contattista americano nella conferenza tenutasi a Roma.
Ecco alcuni passaggi del testo, contenuti nel paragrafo "Le religioni e lo Spazio", scritto da Polimeri:
«Adamski, anche lui cattolico, mi ha fatto un'interessante rivelazione: anni fa fu avvicinato da esponenti della Chiesa Anglicana, che presero da lui ampie informazioni sui suoi straordinari contatti con extraterrestri. Inoltre lo stesso Adamski è in contatto con varie autorità cattoliche degli Stati Uniti, che sono perfettamente convinte della verità delle sue asserzioni. "Certo - conclude - la prima chiesa che rivelerà ufficialmente al mondo la verità dei mondi abitati, si guadagnerà lo stragrande consenso delle masse: perché i mondi SONO veramente abitati [...] Se una chiesa, qualunque essa sia, avrà dichiarato in precedenza qual è la realtà dei cieli, i giovani continueranno a dare ad essa la loro fiducia. E che ne sarà di quei culti ufficiali che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno avuto contatti con la gente dello spazio? Se fossi un 'autorità religiosa mi affretterei a precedere le altre chiese nel rivelare al pubblico la verità, che già serpeggia in mezzo alle masse... Giacché, come le nazioni della terra fanno la corsa allo spazio, anche le religioni più sveglie, non appena cominceranno ad aversi, nelle comunicazioni ufficiali dei governi, i primi sentori velati di una vita constatata nello spazio, le religioni più sveglie, dico ,faranno tra di loro la gara al cielo, faranno a chi ne sa di più... faranno a chi annuncia prima chi spiega prima che spazio e cielo sono la stessa cosa, e che gli angeli del linguaggio sacro sono la versione sommaria, con cui passarono alla storia, in tempi remoti, uomini di civiltà superiore, che visitavano la terra provenendo da altri mondi, uomini inoffensivi, uomini che insegnavano, uomini che in ogni tempo sono saliti e scesi dal cielo, dagli spazi. Si, beata quella religione che si sveglierà per prima a dir questo alle masse... Di essa sarà la gioventù. I giovani volteranno le spalle a quei preti che non li avranno istruiti sulle cose del cielo. Diserteranno le loro chiese, si rivolgeranno alle chiese sveglie: a quelle chiese, cioè, che avranno dimostrato di essere quello che devono essere: scuole, fonti di verità per le masse.»
Di certo gli ambienti ecclesiastici o alcuni dei suoi esponenti, come abbiamo visto fin qui, non sono stati del tutto passivi e questo già negli anni '50.
Del resto, come ho già evidenziato nella prima parte, nel luglio del 1954 in Europa precisamente a Bonn, in Germania, si svolse un meeting di teologi e sociologi il cui tema verteva sulla vita extraterrestre.
In quell'occasione uno dei partecipanti, il reverendo protestante padre Philipp Dessauer dichiarò quanto segue:
«Le prove raccolte finora in merito ai dischi volanti sembrano dimostrare con sufficiente certezza che da otto anni la Terra è oggetto di osservazioni da parte di esseri ragionevoli provenienti da un altro pianeta. Questi esseri devono essere considerati alla stregua di persone dal punto di vista fisico e alla stregua di creature di Dio dal punto di vista teologico. Se un giorno fosse possibile prendere contatto con questi esseri, si produrrebbe l'evento più drammatico della storia umana. È dovere dei governi preparare gli uomini all'eventualità di un tale incontro.»
Proprio su tale ineluttabile evento futuro e sulle sue inevitabili dirompenti implicazioni e conseguenze si concentrano da tempo le ipotesi, le considerazioni e le aspettative non solo degli ufologi ma dello stesso establishment.
In tal senso mi sento di condividere quanto scritto da Pinotti nel suo volume "UFO: Il fattore contatto" (Oscar Mondadori, 2007):
«Indubbiamente sarà proprio un bel caos dominato da un clima generale di anomia (ovvero, la crisi dei valori di riferimento). E tutto sarà anche in funzione dei nostri interlocutori. I quali, in base al nostro metro, potranno anche essere definiti, magari, "buoni" o "cattivi". I principi del bene e del male, in realtà, dovrebbero valere su scala cosmica. Ma non dimentichiamo che tutto è molto relativo.»
Certo, così come opportuno e doveroso (ben ricordando già quanto scritto alla fine della precedente Terza Parte di questo dossier) dovremmo tenere a mente, come le stesse Sacre Scritture rammentano, di prestare attenzione e guardarsi dai cosiddetti "falsi profeti" e dai "lupi travesti d'agnello" sia "terrestri" che "extra". Del resto come recita la massima "non è tutto oro quel che riluce (o che luccica)", ovvero spesso l'apparenza inganna!
E l'arte dell'inganno non è una peculiarità esclusivamente umana.
http://www.edicolaweb.net/ufost25f.htm
Tra l'altro proprio Schianchi insieme a Balducci, stando a quanto riportato da Alfredo Lissoni nel volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia), sono stati i protagonisti di un interessante confronto pubblico sul tema UFO ed Extraterrestri avvenuto nel 2002 e trasmesso addirittura dal canale satellitare del Vaticano SAT 2000 (N.d.R. L'emittente, nata nel 1998, è il network radio televisivo via satellite dei cattolici italiani nel mondo di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana).
L'incontro avvenuto nel cinema parrocchiale President di Piacenza e a cui presenziò lo stesso Lissoni venne riportato sulle pagine del quotidiano piacentino "Libertà" del 4 aprile in un articolo redatto dalla giornalista Ilaria Molinari.
«Ci troviamo di fronte - scrive la giornalista - a un numero di testimonianze sempre crescente. E le persone che ne fanno esperienza sono sempre più colte, qualificate e inizialmente incredule. Tra queste migliaia di testimonianze è ragionevole pensare che qualcosa di vero ci sia. La Bibbia non esclude la possibilità di altri pianeti con esseri intelligenti e volitivi con anima e corpo, dice Monsignor Corrado Balducci, uno dei massimi esperti di demonologia e membro della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli del Vaticano. Di spessore il talk show di attualità cristiana de La terra di mezzo, al President la scorsa sera, andato in onda su Sat 2000. "Una posizione di scetticismo integrale - dichiara Balducci - è fuori luogo. Anche la religione cristiana si basa su una testimonianza. L'esistenza di altri esseri viventi è possibile anche dal punto di vista teologico: 'bonum est diffusium suis' è un concetto largamente ripetuto nella Bibbia, il fine della creazione è la gloria divina. E creature, anche aliene, dotate di intelligenza e volontà, possono contribuire alla sua maggior diffusione. Difficile pensare che nella creazione dell'intelligenza e della volontà Dio si sia limitato alla terra. L'abitabilità di altri pianeti può essere anche desiderabile. In un futuro remoto potrebbero anche esserci d'aiuto nel nostro cammino spirituale". E conclude con un salmo della Bibbia pluricitato nelle scritture: "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti". Presente anche Don James Schianchi, docente di teologia all'Università cattolica, che ribadisce: "Nessuna contraddizione tra teologia e presenze extraterrestri". "Ma - si chiede - c'erano altri viventi oltre a noi che avevano bisogno di redenzione?" "A ciò non esiste alcuna obiezione sostanziale - risponde. E Monsignor Balducci conclude la serata citando alcune parole di Padre Pio: "Vorresti che non ci fossero altre creature che amano il Signore? Il Signore non avrà certo ristretto la sua gloria a questo pianeta".»
L'UNIVERSO: UNA FORESTA DI ALBERI DELLA VITA
Sempre nel 1999 uscì un interessante volume scritto dal Cardinale Carlo Maria Martini ed intitolato "Orizzonti e limiti della scienza" pubblicato da Raffaello Cortina Editore (Milano) e facente parte della collana "Scienza e Idee" diretta dal filosofo Giulio Giorello.
Martini, gesuita laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1958 e in Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, nei primi anni 60 è stato Rettore del Pontificio Istituto Biblico dal 1969 al 1978 e Rettore della Pontificia Università Gregoriana dal 1978 al 1979.
Nel dicembre del '79 Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milano divenendo vescovo nel gennaio del 1980; divenuto cardinale nel 1983 si è ritirato nel luglio 2002 (da allora arcivescovo emerito di Milano) trascorrendo fino al 2007 gran parte del tempo a Gerusalemme dedicandosi agli studi biblici.
Nel 2008 è rientrato definitivamente in Italia stabilendosi presso l'Aloisianum di Gallarate.
Nel 2005, quale cardinale, ha partecipato al conclave che ha eletto pontefice il cardinale Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI) a cui contese, anche se per poco, insieme al cardinale Bergoglio, l'elezione al soglio di Pietro.
La candidatura di Martini era stata sostenuta da coloro che speravano nell'elezione di un Papa più aperto alla modernità.
Nel volume il Cardinale Martini s'interroga sui presunti "limiti" della scienza e sui nuovi orizzonti della ricerca, come l'esistenza di eventuali altri universi e la possibilità della presenza forme di vita extraterrestri, avvalendosi del supporto di eminenti figure del mondo accademico quali: il cosmologo Francesco Bertola e l'astrofisico padre George Coyne, l'astrobiologo Julian Chela-Flores ed altri.
Proprio nel '99 Martini, a Milano, ebbe un interessante confronto, riportato nel suo volume, con lo scienziato venezuelano Julian Chela-Flores in merito alla possibilità di forme di vita extraterrestre e del rapporto tra scienza e fede.
Chela-Flores è un biofisico e astrobiologo che opera da tempo in Italia, presso l'"Intemational Centre for Theoretical Physics" (ICTP) dell'Unesco, a Trieste.
L'astrobiologo, che nel secondo capitolo intitolato "Le Origini della Vita - Gli alberi della Vita" affronta tra l'altro le possibili implicazioni scientifiche, filosofiche, religiose di un'eventuale scoperta di vita su Marte, sostiene che il darwinismo, a suo avviso, non sarebbe incompatibile con l'esistenza di Dio e si accorderebbe probabilmente anche con realtà biologiche "aliene", per quanto differenti da quelle terrestri.
«Quanto la scienza ci insegna - scrive Chela-Flores - sull'origine della vita ha un'indubbia risonanza filosofica e ne possiamo trarre un insegnamento etico. Per ragioni di onestà intellettuale mi pare opportuno esporre in primo luogo le ragioni che mi inducono a negare che sussista un conflitto tra impegno religioso e ricerca scientifica. Ciò premesso vorrei trattare, in secondo luogo, il problema dell'origine, dell'evoluzione e della distribuzione della vita nell'Universo, insistendo su quella che a mio avviso è la questione principale: la relazione vita-Universo. Ma, poiché non abbiamo ancora una risposta sull'origine della vita in termini di teoria dell'evoluzione, cercherò in terzo luogo di delineare una possibile via alternativa: la mia tesi sarà che l'esplorazione del Sistema solare, alla ricerca di altre forme di vita, sia prima o poi in grado di fornire un considerevole aiuto per risolvere il "mistero dell'origine" tramite il confronto fra differenti forme di vita. [...] Non va dimenticato che, nel 1996, durante una sessione dell'Accademia Pontificia, Giovanni Paolo Secondo ha dichiarato che "la teoria dell'evoluzione è più che una ipotesi". Possiamo interpretare questo riconoscimento come un incoraggiamento al processo di convergenza della scienza con la filosofia e la teologia. Ma, al di là dell'importanza della teoria darwiniana, non si può tacere del fallimento, almeno sino a oggi, della ricerca mirante a esplorare il meccanismo chimico che sarebbe alla base dell'origine della vita. Un'alternativa praticabile per dissiparne il mistero può essere quella di cercare vita fuori dalla Terra, poiché ciò ci permetterebbe di confrontare forme di vita indipendenti, giungendo così a una comprensione più ampia e più profonda dell'origine della vita. Tale ricerca dovrebbe estendersi anche oltre i confini del Sistema solare. È mia personale convinzione che ciò possa portare a risultati positivi nei prossimi decenni. Oggi sappiamo che su alcuni pianeti orbitanti attorno a stelle della nostra Galassia, abbastanza vicine a noi, sussiste la possibilità di trovare nuovi organismi. Ma anche senza spostarci così lontano, l'esplorazione del nostro Sistema solare, grazie al lavoro di molti ricercatori, potrebbe offrirci una visione più chiara di come sono andate le cose all'origine, e quindi, dell'evoluzione della vita sulla Terra. [...] Inoltre, ritengo che la ricerca della vita fuori dalla Terra ci ponga di fronte a una nuova domanda fondamentale: qual è la nostra collocazione nella "foresta della vita"? Tale domanda ci porta direttamente al cuore dell'astrobiologia, poiché potremmo essere ben presto in grado di identificare "altri" alberi della vita, localizzati in corpi celesti diversi dal nostro. In altre parole, infatti, in futuro potremmo avere esperienza di evoluzioni parallele, in ambienti differenti da quello terrestre. Con le potenzialità tecniche di cui disponiamo, saremmo comunque in grado di continuare il fecondo dialogo fra teoria ed esperimento iniziato con Galileo Galilei (1564-1642). Restiamo all'immagine della foresta: la ricerca della vita nel sistema solare ci permetterà di scoprire se alcuni alberi siano abbastanza vicini tra loro. Il sistema gioviano sembra per ora il luogo più probabile dove cercare un "secondo albero della vita". Con il suo "occhiale" (1610) Galileo scoprì quattro "lune" di Giove, i "pianeti medicei". Tra questi, il satellite più vicino a Giove è lo, le cui dimensioni sono di poco maggiori di quelle della nostra Luna. Mentre sulla Luna non si ha alcuna attività vulcanica, lo è invece il corpo di tutto il sistema solare in cui tale attività è più intensa. Il secondo satellite galileiano è Europa, di dimensioni minori della Luna e con la caratteristica principale d'essere ricoperto da una crosta di ghiaccio. Proprio Europa è oggi il candidato principale, fra i corpi celesti diversi dalla Terra, per ospitare forme di vita; il primo, dunque, che potrebbe rivelare un "secondo albero della vita". [...] Tuttavia, anche se la ricerca di un altro "albero della vita" fallisse sia su Europa sia su ogni altro corpo del Sistema solare, altri alberi della vita potrebbero comunque esistere abbastanza vicini al nostro "villaggio cosmico", accanto a quelle stelle prossime al Sole attorno alle quali oggi sappiamo che orbitano sistemi planetari. Forse, solo così si potrà far luce sul meccanismo dell'origine della vita. In ogni caso, mi sembra importante riflettere sulle implicazioni che la scoperta di vita extraterrestre avrebbe sulla nostra cultura, e in particolare sulla scienza, sulla filosofia e sulla teologia. Basti solo ricordare quale impatto ebbe sulla società e sulla cultura del Vecchio Continente la scoperta dell'America, in particolare l'incontro con i nativi americani.»
Un aspetto quest'ultimo ribadito dallo scienziato anche nel corso del dialogo avuto con il Cardinale Martini presente nel volume e che di seguito riporto in un paio di passaggi salienti:
"Quali sono - domanda Martini - le conoscenze consolidate e quali, invece, i problemi aperti relativamente all'origine della vita sulla Terra, e gli indizi a favore dell'origine extraterrestre della vita?"
«Ciò che conosciamo abbastanza bene - afferma Chela-Flores - è come la chimica organica abbia fatto i primi passi verso la vita, là dove si parla di "evoluzione chimica". Ciò che resta ancora insoluto è il passaggio dall'evoluzione chimica a quella biologica. Per quanto riguarda gli indizi di vita extraterrestre possiamo solo dire che per ora si basano esclusivamente sull'universalità delle leggi della natura. L'oggetto principale di quella nuova disciplina indicata come "astrobiologia" o anche "esobiologia" è proprio lo studio dell'origine, evoluzione e distribuzione della vita nell'Universo. Le risposte, che si dovrebbero ottenere nei prossimi decenni, potranno aprire nuove prospettive anche sulla comparsa e sull'evoluzione della vita sulla Terra" [...].»
"Lei ha anche ventilato la possibilità che in qualche parte dell'Universo si scopra la presenza di un secondo albero, o addirittura di una foresta di alberi della vita. Quali conseguenze ne verrebbero per la consapevolezza che l'uomo ha di sé e per la coscienza del credente, se emergesse una foresta di alberi della vita con cui doversi confrontare?"
«È noto come sia in atto una missione per cercare vita sotto il ghiaccio di Europa e le grandi agenzie a livello mondiale sponsorizzino il programma di ricerca della vita fuori della Terra. Credo che prima o poi verrà il momento del confronto a cui Lei allude. E a questo punto, come ha già sottolineato George Coyne, l'onere sarà del teologo. Da parte mia spero che un'eventuale scoperta di forme di vita in un qualche senso intelligenti, se mai vi sarà, possa svolgersi da entrambe le parti in un quadro di ben minore aggressività di quello che ha visto i coloni europei impadronirsi delle risorse del Nuovo mondo.»
"Ma come un'evenienza del genere, secondo Lei, potrebbe influire sul delicato equilibrio tra spregiudicatezza scientifica e apertura alla fede?"
«È già stato ricordato come l'eventuale scoperta di altre specie di animali e di altre stirpi di "uomini" (cioè di "esseri intelligenti") in mondi lontani possa venir invocata contro l'idea di una provvidenza divina (era così in Lucrezio, "De Rerum Natura", II, v.v. 1067-1076 e 1090-1104, vedi del resto questo volume, p.16). Se "tutto" si replica, seppur in "luoghi" e "tempi" diversi, che senso può avere l'argomento del Progetto o Disegno di Dio? Eppure, io non sono disposto a trarre questa conclusione Vorrei ricordare che Lucrezio, nei passi sopra richiamati, dalla pluralità dei mondi e dalla considerazione di una eventuale "foresta della vita" perviene alla celebrazione di una "natura libera", anzi "priva di padroni superbi" ("dominis privata superbis", "De Rerum Natura", II, v. 1091) - ma il Dio in cui io personalmente credo, il Dio "cristiano" è tutto tranne che" un padrone superbo"! Come dice bene John Polkinghorne, il fisico britannico che si è fatto pastore anglicano, l'Universo in cui viviamo è un universo "cui Dio ha concesso di essere sé stesso" ("Quark, caos e Cristianesimo", trad. it. Claudiana, Torino 1997, p. 99): dunque, in esso la vita (e l'intelligenza) può "comparire" secondo le modalità che sono "ammesse" dalla struttura di tale universo (cioè dalle sue "leggi"). Certo, la scoperta di una "foresta" della vita o l'individuazione di qualche "intelligenza" cosmica, ben lontano dalla nostra "piccola" Terra, darebbe ai teologi non pochi problemi su cui misurare la "loro" intelligenza! [...].»
IL TERZO MILLENNIO, LA CHIESA E GLI EXTRATERRESTRI
In seguito alle solenni celebrazioni legate al Grande Giubileo del 2000 (iniziato con l'apertura della porta santa della basilica di San Pietro qualche istante prima della Messa di Mezzanotte il 24 dicem-
(In attesa "Errata Corrige" della rivista…)
giornalista scientifico Franco Foresta Martin e pubblicate il 13 dal Corriere della Sera in un servizio intitolato: "L'astrofisico del Vaticano: 'Gli extraterrestri esistono e sono nostri fratelli'".
Padre Funes, già allora membro del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope) di stanza a Tucson in Arizona, dichiarò che:
«In una tipica galassia, un ammasso di cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi. Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione. lo penso che negli altri pianeti del sistema solare esistono solo forme molto primitive, come batteri o virus. Le civiltà evolute sono lontane, per ora invisibili e irraggiungibili, come gli angeli, anche essi fratelli della creazione.»
Quello stesso anno e a riprova che la questione UFO-Alieni è sempre stata presa in seria considerazione dalla Chiesa si apprese che questa addirittura avrebbe approntato una sorta di manuale d'istruzione per gli UFO.
Manuale che in base a quanto riportato dall'ufologo Alfredo Lissoni nel suo volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia) è stato redatto dai principali astronomi-teologi del pianeta e racchiuso in uno speciale monografico della rivista francese "Question"(n. 122, 2000) diretta dal
(In attesa "Errata Corrige" della rivista…)
solo spazio, è stata approntata anche una dottrina con la quale evangelizzare costoro, attraverso un lavorio che ricorda un po' il "Russycum", la scuola d'addestramento per missionari che un giorno avrebbero dovuto catechizzare la Russia, in previsione di una eventuale caduta del comunismo. Con la differenza che quei sacerdoti conoscevano alla perfezione lingua, usi e costumi del "nemico" da convertire; ma in questo caso, quale lingua mai dovranno imparare i sacerdoti dello spazio? Nel manuale non viene specificato.»
Tra l'altro sempre nel monografico francese viene riportato il risultato di un questionario rivolto alle università cattoliche nel mondo sulla questione che il magistero ecclesiastico possa opporsi all'idea dell'abitabilità dei mondi:
«La costituzione della Rivelazione - riporta il monografico - mostra dei riferimenti a condizioni che permetterebbero di individuare una rivelazione ed una salvezza da parte di Dio al di fuori di questa umanità, nel caso in cui si potrebbe provare incontestabilmente l'esistenza di altri mondi, abitati da esseri dotati di raziocinio e di libero arbitrio. [...] Dopo le sfortunate relazioni tra il Magistero ecclesiastico e la scienza, come nel caso di Galileo, la Chiesa farebbe bene a prendere in considerazione i risultati della scienza (astronomia, biologia, chimica, fisica) sulla ricerca di vita extraterrestre dotata di intelligenza. Con spirito analogo, pur se riferito alla comparsa dell'uomo, Karl Rahner (teologo alle Università di Monaco e di Miinster, scomparso nel 1984, N.d.R.) sottolinea che oggi le scienze della natura hanno buoni argomenti per ammettere il poligenismo, mentre l'insegnamento classico della Chiesa sul peccato originale implica palesemente la tesi del monogenismo. Ma il dogma della Chiesa non dipende da questa teoria scientifica che oggi non è più difendibile .L'enciclica "Fide set Ratio" non pone alcun limite alla ricerca, anzi, l'incoraggia, sia che si tratti della Verità che delle scienze fisiche nel loro ambito più appropriato. È dunque dovere della teologia conciliare, secondo i casi, queste nuove prospettive con la fede, al fine di rendere sempre più profonda l'intelligenza della Rivelazione. [...] La presenza del Logos di Dio in altri mondi, ugualmente da lui creati, non è a priori teologicamente impossibile. Anzi è probabile, tenuto conto della volontà divina di salvezza universale. La venuta del Regno di Dio è una realtà che deve essere annunciata a tutti gli esseri viventi alieni che, per ipotesi, siano stati preservati dal peccato originale.»
Sempre in merito a "Dieu, l'Eglise et les extraterrestres" Lissoni nel suo volume riporta anche il contributo del prete diocesano Jean RigaI, docente all'Istituto Cattolico di Tolosa, il qual è addirittura elabora una sorta di direttive, anche se per linee generali, tese alla realizzazione di una "Chiesa cattolica interplanetaria":
«I viaggi interplanetari - afferma RigaI - non sono più semplice fantascienza. Sono diventati una realtà e, a parte alcuni incidenti di percorso, il fenomeno, meno lontano di quanto si pensi, sembra che proseguirà in misura sempre maggiore. Per questo la Chiesa cattolica romana si deve interrogare non solo sui problemi etici che ciò solleverà, ma anche sull'installazione di vita ecclesiastica in altre terre, abitabili come la Terra. Dobbiamo attendere che ciò accada, per riflettervi? O non è meglio valutare prima certe condizioni necessarie o semplicemente probabili? Sì, dato che la comunione dei cristiani non conosce frontiere, né storiche, né geografiche, né socioculturali, ma si estende ad orizzonti impensabili, superando tutte le barriere, anche quelle che, non senza qualche imprudenza, le stesse Chiese si sono costruite. Le relazioni interplanetarie proiettano lo sguardo dei credenti sulla comunione illimitata della vita, della solidarietà, della benevolenza e dell'amore che Dio stabilisce non solo con l'umanità presa nella sua universalità, ma con l'avventura umana nel suo sviluppo diacronico ed imprevisto della storia. Una concezione troppo gerarchica o eccessivamente giuridica della comunione, oggi ancor troppo pregnante nell'Istituzione ecclesiale, non saprebbe uscire indenne da questo confronto. [...] Il termine cattolico esprime tradizionalmente la dimensione universale della Chiesa. Pur essendo dei piccoli gruppi dispersi, i primi cristiani sentivano di appartenere a un corpo unico d'estensione universale: c'erano fratelli in tutta la terra abitata (l'ecumene), e, attraverso essi, si era un unico popolo, un'unica famiglia. L'eresia si distingue dalla vera Chiesa per il suo carattere parziale ed assai particolare; allo stesso modo, ciò che definisce una setta è essenzialmente la mancanza di riferimento ad una totalità. L'universo ha dunque un significativo di autenticità ecclesiale. È allo stesso tempo il segno e la condizione della vera Chiesa. Dal IV secolo, il simbolo di Nicea-Costantinopoli proclama: Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. Così, il fatto che altri pianeti siano abitati ricorda con insistenza che l'universalità non è unicamente una necessità della missione (l'invio a tutte le nazioni) ma una qualità intrinseca alla Chiesa. Essenzialmente, la cattolicità non è un affare di geografia o di cifre. Se è vero che essa dovrà spandersi nello spazio e manifestarsi nei tempi agli occhi di tutti, ciò significa che essa non è di natura materiale ma spirituale. È qualcosa di intrinseco alla Chiesa. Nel caso in cui l'unità dei cristiani non si sarà ancora realizzata, gli astronauti di confessioni differenti saranno chiamati a vivere concretamente la dinamica cattolica delle differenti Chiese. Se ne deduce, alla luce della cattolicità, che se gli orizzonti delle missioni spaziali sono immensi, gli astronauti porteranno nello spazio i loro valori ed il loro spirito agli abitanti di altri pianeti. È largamente riconosciuto che la missione ecclesiastica, sul nostro pianeta, non si pone problemi territoriali. Questo vale anche per gli Alieni.»
Nella stessa direzione sembrano orientarsi le dichiarazioni, rilasciate nel 2001 da padre Giuseppe Tanzella-Nitti (teologo e astronomo, docente di teologia alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma), in un'intervista concessa alla rivista "Focus Extra" (Numero 7 autunno 2001).
Alla domanda sulle possibili conseguenze sul cristianesimo legate alla possibile scoperta di altre forme di vita intelligente il teologo rispose che:
«La fede dell'uomo nell'essere una creatura di Dio, nell'essere stato redento da Cristo e nell'essere destinato a una vita di eterna comunione con Dio, non verrebbe contraddetta da. un contatto con civiltà extraterrestri. D'altronde, la tradizione ebraica e cristiana sull'esistenza degli angeli ci mostra che il senso della creazione non si gioca tutto sul rapporto fra l'uomo e Dio, ma resta aperto su altre creature, le quali hanno una storia di salvezza distinta da quella del genere umano.»
Inoltre il teologo, in risposta alla domanda sull'eventualità che la rivelazione del Signore sul monte Sinai valesse pure per esseri di altri mondi, affermò:
«Non conosciamo a priori i piani di Dio. Nel club della galassia potrebbe forse toccare ai terrestri il compito di parlare di un creatore.»
Tra l'altro proprio Tanzella-Nitti, notoriamente interessato ai complessi rapporti tra Scienza e Fede, collabora con il Centro Studi Interdisciplinari della Specola Vaticana (laureato in Astronomia all'Università di Bologna è membro della Intemational Astronomical Union e della Società Astronomica Italiana) e con il Pontificio Consiglio della Cultura. Inoltre, è membro dell'area di ricerca del SEFIR (Scienza e Fede nell'Interpretazione del Reale) presso la Pontificia Università Laterana e direttore del portale web DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede).
Per quanto riguarda il DISF il teologo ha curato l'opera "Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede. Cultura scientifica, filosofia e teologia" (pubblicato nel 2002 dalla Urbaniana University Press - Città Nuova Editrice, Roma).
Il teologo, proprio nel Dizionario, in merito alla questione Extraterrestri vi ha dedicato ampio spazio alla voce "Vita Extraterrestre" di cui riporto brevemente solo alcune righe iniziali:
«L'osservazione del cielo stellato ha sempre suscitato molti interrogativi. La domanda sulla possibilità che altri pianeti ospitino forme di vita simili a quelle che si sono sviluppate sulla terra è stata forse una delle più comuni. Tuttavia, sotto il profilo storico, l'interrogativo sulla presenza della vita nel cosmo pare sorgere in un contesto diverso da quello delle grandi questioni sull'origine e sul tutto che caratterizzano il "problema cosmologico" (DIO, 1,1). Se è vero che già le antiche teogonie predisponevano a riconoscere la presenza di divinità antropomorfe in regioni diverse dalla terra (CIELO, 1), il tema della pluralità dei mondi e della loro abitabilità acquista vigore solo in concomitanza di nuove visioni speculative o di nuove scoperte che mutano la comprensione del posto dell'uomo nell'universo. Tematica tradizionalmente non centrale per il pensiero filosofico, il suo ingresso nell'ambito delle scienze naturali, e più recentemente in quello della tecnologia spaziale, ha influenzato vari settori della cultura (letteratura, costume, cinema), reclamando una ricaduta significativa anche in ambito religioso e teologico. Valutata in prospettiva storica, l'idea di ipotizzare la vita su mondi diversi dalla terra attraversa la cultura umana dall'epoca classica fino ai nostri giorni. Considerata nella sua oggettività, la possibilità di trovare forme di vita su altri pianeti e, soprattutto, quella di entrare in contatto comunicativo con intelligenze extraterrestri, rappresenterebbe senza dubbio una delle esperienze più straordinarie di tutta la storia dell'umanità.»
Aspetto, quest'ultimo, ribadito anche in un'intervista rilasciata al quotidiano cattolico Avvenire e pubblicata il 5 marzo del 2004 in un servizio, curato da Luigi Dell'Aglio, intitolato "Quale teologia per ET" e di cui riporto alcuni passaggi:
"Quali implicazioni teologiche avrebbe la scoperta di vita fuori dalla Terra?"
«Al momento attuale, non abbiamo questa notizia; sappiamo soltanto che le condizioni favorevoli allo sviluppo della vita sono più diffuse di quanto si prevedesse in passato. Certo, se avessimo notizia dell'esistenza di altre forme di vita, ci troveremmo di fronte a un orizzonte nuovo, a un panorama molto più ampio. Per la teologia sarebbe certamente un fatto interessante. La Rivelazione ci dice che la vita appartiene pienamente a Dio. E quindi la vita è sempre un dono. Avremmo la consapevolezza che si tratta di un dono molto più diffuso nel cosmo. [...]»
"L'esistenza di altre forme di vita intelligente e un contatto con loro rafforzerebbero o no la fede del genere umano in Dio?"
«Le verità di fede sulla storia della nostra salvezza e sulla verità dell'Incarnazione manterrebbero inalterata tutta la loro forza. L'esistenza di altri esseri razionali non obbliga assolutamente a rinunciare a queste verità. Non dimentichiamo che la Rivelazione ci parla di altri esseri intelligenti diversi dalla persona umana: gli angeli. Hanno avuto una loro storia, o meglio una loro economia salvifica, diversa da quella dell'uomo, e sappiamo che Cristo esercita anche su di loro la sua regalità. Cristo è signore e re anche degli angeli, pur possedendo una natura umana.»
"Un contatto con extraterrestri non sarebbe sconvolgente, dal punto di vista religioso?"
«Noi terrestri, da questo punto di vista, non ci siamo comportati sempre bene. Negli anni '70, dal radiotelescopio di Arecibo (Portorico), fu rivolta verso il cosmo una trasmissione di circa tre minuti, con molte informazioni sulla Terra, sull'umanità e sulla vita. Neanche un cenno al fatto che la maggioranza degli esseri umani crede in un Dio Creatore. Neanche le immagini collocate sulle sonde Pioneer che negli anni '70 si sono spinte al di là del nostro sistema solare, contenevano qualcosa che lasciasse pensare a una dimensione spirituale dell'essere umano. Dunque, noi terrestri, da questo punto di vista, non l'abbiamo detta tutta.»
"VuoI dire che anche noi potremmo non sapere nulla di una loro fede?"
«Non abbiamo dato nessuna informazione sulla nostra. Perciò, se loro entrassero in contatto con noi e non ci dicessero nulla di Dio, questo silenzio non significherebbe che non hanno fede.»
"La Rivelazione sarebbe valida anche per gli extraterrestri?"
«Non lo sappiamo. Di certo è valida, e più che sufficiente, per noi. La Rivelazione che abbiamo avuta è diretta all'uomo, è una Rivelazione nella quale Dio invita l'uomo a una comunione con Lui e ad accogliere l'offerta della sua alleanza e del suo amore. In ogni caso, noi cristiani siamo costituzionalmente disposti ad accogliere il dono della vita, anche in luoghi diversi dalla Terra. Perché abbiamo fede nel fatto che la vita è un dono di Dio. Saremmo subito pronti ad accogliere queste forme di vita come creature di uno stesso Dio. Sarebbe questa la nostra prima reazione. Il non credente potrebbe forse avere un atteggiamento diverso, chissà, perfino conflittuale.»
I GESUITI ALLA RICERCA DI ET
A conferma della netta e sempre maggiore apertura da parte degli ambienti ecclesiastici verso il fenomeno UFO Alieni, a partire dal 2002, diversi esponenti dell'Ordine dei Gesuiti legati alla Specola Vaticana, dichiarano pubblicamente non solo di ritenersi convinti dell'esistenza di mondi abitati ma di collaborare anche a progetti per la ricerca di vita intelligente extraterrestre.
Il 7 gennaio del 2002 il "Corriere della Sera" pubblicò un'intervista, redatta da Giovanni Caprara, dal titolo "Non possiamo essere un'eccezione", rilasciata dall'allora Direttore della Specola Vaticana di Castel Gandolfo, padre George Coyne, in cui dichiara di credere alla possibilità di vita su altri mondi.
In risposta alla domanda sulla posizione della Chiesa e sul suo pensiero di fronte alla possibilità di vita su altri pianeti, il gesuita americano dichiarò:
«È una prospettiva che appassiona, ma bisogna andarci cauti. Per il momento non c'è alcuna evidenza scientifica della vita. Ma stiamo accumulando osservazioni che indicano tale possibilità. L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo l'eccezione. Il dibattito è aperto e complesso. Immaginiamo dunque che ci sia. Questo ci dimostrerebbe che Dio ha ripetuto altrove ciò che esiste sulla terra e nello stesso tempo toglierebbe dalla fede quel geocentrismo, quell'egoismo, se posso dire, che ancora la caratterizza. Se io incontrassi un essere intelligente di altri mondi e mi rivelasse una sua vita spirituale e mi dicesse che anche il suo popolo è stato salvato da Dio mandando il suo unico figlio, mi domanderei come è possibile che il suo "unico" figlio sia stato presente in luoghi diversi. Pensieri simili sono una grande sfida. Un'eresia dopo l'altra ha cercato di negare l'umanità di Dio nei secoli. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. E questo vero uomo può apparire anche su un altro pianeta? Non so, non so negare ma nemmeno affermare. La possibilità di vita extra terrestre intelligente e spirituale ci presenta molte domande. La scienza per un credente, comunque, non demolisce la fede ma la sprona.»
Anche nel 2005, un altro esponente dell'ordine gesuita, Padre Guy Consolmagno, anch'egli astronomo della Specola Vaticana, ribadì grosso modo gli stessi concetti espressi in precedenza da Padre Coyne.
Nel novembre di quell'anno Consolmagno pubblicò un piccolo volume tascabile intitolato "Intelligent Life in the Universe? Catholic Belief and the Search for Extraterrestrial Intelligent Life" ("Vita Intelligente nell'Universo? Fede cattolica e la ricerca di Vita Intelligente Extraterrestre") edito dalla "Catholic Truth Society", un gruppo cattolico della Gran Bretagna.
Lo scienziato-gesuita americano, specialista della Specola Vaticana sul Monte Graham in Arizona dove studia gli asteroidi e le comete della Cintura di Kuiper, è autore di testi di divulgazione e proprio in questo breve tascabile del 2005 confessa di credere agli extraterrestri e spiega che ciò non è una scelta incompatibile con la fede.
Nonostante il testo fosse disponibile solo in lingua inglese (N.d.R. A tutt'oggi il testo sembra non essere disponibile in italiano) il quotidiano "La Stampa" lo recensì in un articolo intitolato "Il gesuita astronomo crede agli extraterrestri", a firma del vaticanista Marco Tosatti.
«Padre Consolmagno - scrive Tosatti - è convinto che se un giorno uno scenario da fantascienza si avverasse, scopriremmo che non solo "tutto quello in cui crediamo non è sbagliato, ma anzi vedremmo che è più vero, in modi e forme che non saremmo mai stati in grado di immaginare". E certo il suo "status" di grande esperto del settore rende più affidabili le sue rassicurazioni. Spesso gli astronomi sono persone speciali, e spesso anche i gesuiti lo sono; Consolmagno, che per diciotto anni si è occupato di astri, prima di decidere di entrare nella Compagnia di Gesù, sembra confermare entrambi gli assunti. Per il suo contributo allo studio dei corpi celesti è stato onorato con il "battesimo" di un asteroide con il suo nome; ed è il curatore della raccolta vaticana di meteoriti, una delle più grandi del mondo. E non ha paura di affrontare il tema degli "alieni". Che cosa sarebbe della storia della creazione, e dell'amore di Dio per la Terra e gli uomini, tanto da mandare il suo unico Figlio a morire per salvarli, se esistessero? Sono questioni ipotetiche; ma l'astronomo risponde con "il Vangelo di Giovanni" che "in principio era il Verbo". Il Verbo è, naturalmente, Gesù; il Verbo è la seconda persona della Trinità, il Verbo è la salvezza, il Verbo è l'incarnazione di Dio nell'universo, che secondo il Vangelo, è là prima che l'universo sia creato. L'unico punto nello spazio-tempo che sia lo stesso in ogni linea temporale. È così che la salvezza avviene, ed è resa manifesta nella persona di Gesù Cristo qui. Prima che l'universo sia creato, Cristo è; e quindi abbraccia non solo la terra e noi, ma anche ipotetici altri esseri. Tommaso d'Aquino parla di "molteplici mondi". L'incarnazione, secondo il Vangelo è avvenuta qui; ma potrebbe valere anche altrove. La Bibbia è scienza divina, un lavoro su Dio. Non vuole essere scienza fisica e spiegare come l'universo è stato costruito. Ma un universo senza limiti "potrebbe includere altri pianeti con altri esseri creati dallo stesso Dio di amore. L'idea che ci siano altre razze e altre intelligenze non è contraria al pensiero tradizionale cristiano. Non c'è nulla nella Sacra Scrittura che possa confermare o contraddire la possibilità di vita intelligente altrove nell'universo.»
Tra l'altro proprio la pubblicazione del volume di padre Consolmagno fornì lo spunto per un breve reportage giornalistico, andato in onda su Rai2 nel 2006, sulla posizione del Vaticano in merito all'esistenza di altre forme di vita nell'universo.
Il breve servizio intitolato "Missionari nello spazio", curato da Filippo Golia, era inserito all'interno della puntata del rotocalco "Tg2 Dossier Storie" andata in onda l'11 marzo. "Dossier Storie", che si affianca allo storico settimanale di approfondimento della testata "Tg2 Dossier", è una trasmissione che va in onda in tarda serata e che analizza nel profondo storie di vita di personaggi più o meno famosi o legati all'attualità.
Partendo dall'uscita del libro del gesuita americano, il giornalista di Rai2 intervistò il gesuita padre Giuseppe Koch, astronomo e allora Vicedirettore della Specola Vaticana, il quale motivò l'interesse della Chiesa per l'astronomia in base alla constatazione che le Sacre Scritture sono ricche di citazioni sulle stelle quali creazione di Dio; ergo il Vaticano deve esplorare tutto ciò che riguarda il Creato. Nell'immenso Universo la probabilità dell'esistenza di altri esseri viventi "che potrebbero lodare il Creatore" risulterebbe coerente con quanto in esse vi è scritto.
Inoltre, secondo quanto affermato da Koch, nella stessa Bibbia sarebbe presente un "lontano appoggio" a questa ipotesi quando troviamo il riferimento a "tutte le creature del cielo e della Terra" e che lascerebbe intuire anche agli abitanti di altri mondi.
Tra l'altro, proprio il Vicedirettore della Specola l'estate del 2007 tornò nuovamente sull'argomento in un'intervista rilasciata alla giornalista Franca Giansoldati del Messaggero e pubblicata sul quotidiano romano il 19 luglio in un articolo intitolato: "Anche la Chiesa cerca E.T..
Ecco alcuni passaggi della conversazione:
"Padre Koch perché mai il Vaticano si interessa di scoprire se nell'universo ci sono gli extraterrestri?"
«Da quasi cent'anni c'è un gruppo di padri gesuiti che si occupa dei diversi campi dell'astronomia; dalla cosmologia, alla classificazione delle stelle, allo studio delle galassie, fino a quello dei satelliti e degli asteroidi. Una attività di osservazione, condotta in sinergia con quella dei più grandi osservatori astronomici, per cercare di capire qualcosa di più sul nostro universo.»
"Avete capito se ci sono forme di vita su altri pianeti?"
«Una delle scoperte più importanti degli ultimi anni, fatta nel 1995 da due astronomi svizzeri, di cui uno, Didier Queloz che ha insegnato nell'ultimo dei nostri workshop estivi, riguarda l'individuazione di una stella simile al sole, nella costellazione di Pegaso, ed un pianeta orbitante intorno a questa stella. Da allora sono continuamente arrivate conferme di altre stelle e pianeti extrasolari. Oggi i pianeti extrasolari scoperti sono 240, una crescita esponenziale che ci fornisce gli strumenti per comprendere meglio l'universo". [...]»
"Allora E.T. potrebbe esistere, l'universo non è vuoto..."
«Penso che vi sia la possibilità di rintracciare forme di vita, almeno primordiali. Tuttavia occorre distinguere tra forme embrionali di vita, dalla presenza di vita intelligente, questa ha avuto bisogno di 3,5 miliardi di anni per svilupparsi. L'orizzonte della ricerca attuale prevede che in una ventina d'anni si possa arrivare a determinare degli indizi di presenza di vita embrionale su qualcuno di questi pianeti" [...].»
Tornando per un attimo al 2006, e più precisamente al mese di aprile, un importante organo d'informazione cattolico qual è il quotidiano "Avvenire", il giorno della domenica di Pasqua (il 16 aprile), pubblicò un singolare articolo, a firma di Franco Gàbici, intitolato "Astrofisici a caccia del Pianeta X" e scaturito dall'avvenuta scoperta nel 2003 del pianeta nano 2003 UB313 (ribattezzato Eris nel 2006) e allora ritenuto erroneamente il presunto decimo pianeta del sistema solare.
Anche se l'articolo in questione non parla esplicitamente di Nibiru, il famigerato Decimo Pianeta dell'orientalista Zecharia Sitchin, fa riferimento chiaramente all'insolita anomalia astronomica responsabile delle perturbazioni gravitazionali di Urano e Nettuno studiate dal professor Joseph L. Brady, da James W. Christie e Robert S. Harrington dell'Osservatorio Navale degli Stati Uniti e riconducibile alla presenza di un pianeta di dimensioni da due a cinque volte quella della Terra con un orbita ellittica inclinata, caratteristiche che corroborano, secondo Sitchin, quanto riportato dagli antichi Sumeri proprio su tale misterioso corpo celeste.
«Prima del cannocchiale - scrive Gàbici - si conoscevano solamente cinque pianeti - Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno - tutti visibili ad occhio nudo lungo la fascia dello Zodiaco. Con l'avvento del cannocchiale la famiglia dei pianeti aumentò con Urano, Nettuno e Plutone, ultimo pianeta scoperto nel 1930. Il numero dei pianeti del sistema solare arrivò così a nove. Discorso chiuso? Niente affatto. Gli astronomi, infatti, notando certe anomalie nei movimenti di Urano e di Nettuno, pensarono che queste non potessero essere causate da Plutone, troppo piccolo, e così si misero a cercare un decimo pianeta. E dal momento che "X" significa "decimo", ma si identifica anche con l'incognita per antonomasia, lo chiamarono subito "Pianeta X". A dare la caccia al decimo pianeta si misero in parecchi, ma questo pianeta era davvero un "mister X". Poi succede che il 30 agosto del 1992 due astronomi, David C. Jewitt e lane X. Luu, scoprono un oggetto che sta oltre l'orbita di Plutone e alcuni anni dopo vengono scoperti Varuna (diametro di circa 950 km) e Quaoar, che col suo diametro di circa 1300 km è molto simile a Caronte, il satellite di Plutone. Qualcuno avanza l'ipotesi che questi oggetti potrebbero essere considerati pianeti, ma essendo le loro dimensioni inferiori a Plutone l'ipotesi viene scartata. Ma ecco che il 14 novembre del 2003 si ritorna a parlare del decimo pianeta, perché all'osservatorio di monte Palomar un team di astronomi annuncia la scoperta di Sedna (diametro di quasi 1.500 km). Ha un aspetto rossastro e si muove su un'orbita lunghissima e molto eccentrica che percorre in undicimila anni, andando da un minimo di 13 miliardi di chilometri dal Sole a un massimo di 135 miliardi. Questa storia infinita, però, offre immediatamente un nuovo capitolo perché nel luglio del 2005 piove dallo spazio la notizia che il gruppo di José Luls Ortiz, dell'Osservatorio di Sierra Nevada (Spagna) e Michael E. Brown hanno scoperto contemporaneamente un altro oggetto, 2003 EL6I, e poco dopo si scopre 2003 UB3I3 (Xena), il cui diametro supera abbondantemente quello di Plutone. [...] Il fatto che sia stato scoperto un corpo celeste più grande di Plutone è sicuramente una notizia molto interessante, però non è sufficiente questo dato per poterlo annoverare fra i pianeti anche perché, stranamente, gli astronomi non si sono ancora messi d'accordo sulla definizione di pianeta. [...] La questione del decimo pianeta, dunque, è ancora aperta e la scoperta di questi oggetti dovrebbe indurre la IAU, "Unione astronomica internazionale", a prendere seriamente in considerazione il problema [...].»
In ogni caso anche se l'articolo del quotidiano cattolico non sembra aver destato una certa attenzione, decisamente diversa fu la reazione, sia tra i fedeli che non, scaturita dall'articolo pubblicato dall'"Osservatore Romano", l'organo d'informazione ufficiale del Vaticano, il 14 maggio del 2008.
Quel giorno il quotidiano della Santa Sede uscì con un articolo intitolato "L'extraterrestre è mio fratello" contenente l'intervista al nuovo direttore della Specola Vaticana (nominato da Benedetto XVI il 19 agosto) il gesuita argentino padre José Gabriel Funes, il quale già nell'agosto 2006 in un'intervista all'agenzia di stampa ANSA si era espresso in termini favorevoli alla probabile esistenza di forme di vita extraterrestre.
L'articolo pubblicato "dall'Osservatore Romano", a firma di Francesco M. Valiante, anche se incentrato sul rapporto tra astronomia e fede, affronta il tema della possibilità dell'esistenza di vita intelligente in altri mondi e di come ciò si concili anche con la fede in Dio. Ecco alcuni passaggi salienti dell'intervista:
"La teoria del "big bang" avvalora o contraddice la visione di fede basata sul racconto biblico della creazione?"
«Da astronomo, io continuo a credere che Dio sia il creatore dell'universo e che noi non siamo il prodotto della casualità ma i figli di un padre buono, il quale ha per noi un progetto d'amore. La Bibbia fondamentalmente non è un libro di scienza. Come sottolinea la "Dei verbum", è il libro della parola di Dio indirizzata a noi uomini. È una lettera d'amore che Dio ha scritto al suo popolo, in un linguaggio che risale a duemila o tremila anni fa. All'epoca, ovviamente, era del tutto estraneo un concetto come quello del big bang. Dunque, non si può chiedere alla Bibbia una risposta scientifica. Allo stesso modo, noi non sappiamo se in un futuro più o meno prossimo la teoria del big bang sarà superata da una spiegazione più esauriente e completa dell'origine dell'universo. Attualmente è la migliore e non è in contraddizione con la fede. È ragionevole.»
"Ma nella Genesi si parla della terra, degli animali, dell'uomo e della donna. Questo esclude la possibilità dell'esistenza di altri mondi o esseri viventi nell'universo?"
«A mio giudizio questa possibilità esiste. Gli astronomi ritengono che l'universo sia formato da cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti. Come si può escludere che la vita si sia sviluppata anche altrove? C'è un ramo dell'astronomia, l'astrobiologia, che studia proprio questo aspetto e che ha fatto molti progressi negli ultimi anni. Esaminando gli spettri della luce che viene dalle stelle e dai pianeti, presto si potranno individuare gli elementi delle loro atmosfere - i cosiddetti biomakers - e capire se ci sono le condizioni per la nascita e lo sviluppo della vita. Del resto, forme di vita potrebbero esistere in teoria perfino senza ossigeno o idrogeno.»
"Si riferisce anche ad esseri simili a noi o più evoluti?"
«È possibile. Finora non abbiamo nessuna prova. Ma certamente in un universo così grande non si può escludere questa ipotesi.»
"E questo non sarebbe un problema per la nostra fede?"
«lo ritengo di no. Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio. Per dirla con san Francesco, se consideriamo le creature terrene come ''fratello'' e "sorella", perché non potremmo parlare anche di un "fratello extraterrestre"? Farebbe parte comunque della creazione.»
"E per quanto riguarda la redenzione?"
«Prendiamo in prestito l'immagine evangelica della pecora smarrita. Il pastore lascia le novantanove nell'ovile per andare a cercare quella che si è persa. Pensiamo che in questo universo possano esserci cento pecore, corrispondenti a diverse forme di creature. Noi che apparteniamo al genere umano potremmo essere proprio la pecora smarrita, i peccatori che hanno bisogno del pastore. Dio si è fatto uomo in Gesù per salvarci. Così, se anche esistessero altri esseri intelligenti, non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell'amicizia piena con il loro Creatore.»
"Insisto: se invece fossero peccatori, sarebbe possibile una redenzione anche per loro?"
«Gesù si è incarnato una volta per tutte. L'incarnazione è un evento unico e irripetibile. Comunque sono sicuro che anche loro, in qualche modo, avrebbero la possibilità di godere della misericordia di Dio, così come è stato per noi uomini" [...].»
Quello che lascia riflettere dell'Intervista di padre Funes è, in effetti, l'ufficialità con cui l'organo di stampa del Vaticano abbia affrontato pubblicamente l'argomento Extraterrestri attraverso un suo autorevole esponente quale appunto il Direttore della Specola.
Nel 2008, proprio in merito al probabile impatto sulla religione di una possibile vita extraterrestre, negli Stati Uniti il CTNS (Center for Theology and the Natural Sciences) ha realizzato e pubblicato uno studio interreligioso, che ha analizzato proprio una tale possibilità.
Il CTNS è un centro affiliato del (GTU) "Graduate Theological Union" di Berkeley, California, un Centro teologico interconfessionale frequentato da riformatori e da cattolici.
Quella del CTNS è un'organizzazione internazionale non-profit la cui missione è "promuovere l'interazione creativa e reciproca tra la teologia e le scienze naturali" (fisica, cosmologia, biologia molecolare ed evoluzionistica, la tecnologia e l'ambiente), inoltre offre corsi e seminari di livello universitario a futuri ministri ecclesiastici e a laici.
In base a quanto riportato nella notizia del CTNS, pubblicata in Italia lo scorso ottobre dal gruppo di studio "Scienza e Religione nei Media", nell'agosto 2008 è stato pubblicato il sondaggio "Peters ETI Religious Crisis Survey of 2008", un sondaggio realizzato dal dr. Ted Peters (professore al "Pacific Lutheran Theological Seminary").
Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1325 credenti sparsi in tutto il mondo, tra cui cattolici, protestanti, ortodossi, mormoni, ebrei, musulmani e perfino buddisti.
«Lo studio - riporta la news - era diretto a comprendere il possibile impatto, sulla fede delle persone, della eventuale scoperta di forme di vita extraterrestre. L'80% degli intervistati ha risposto che una simile ipotesi non metterebbe in discussione la propria fede, contraddicendo l'idea di una generale "debolezza" nel sentimento religioso delle persone, e il parere espresso invece proprio dalla maggioranza dei non credenti intervistati. Questi ultimi, infatti, pensano che l'esistenza di altre forme di vita intelligente metterebbe in crisi le religioni attuali.»
Sempre il neo direttore della Specola Vaticana, a inizio 2009, tornò nuovamente sul rapporto Chiesa ed Extraterrestri nel corso di una breve intervista, concessa al giornalista e vaticanista della Rai Aldo Maria Valli, e andata poi in onda in prima serata durante l'edizione del TG1 delle ore 20,00, lo scorso 13 gennaio.
Ecco la trascrizione del servizio curato da Valli:
«"I Cieli narrano la Gloria di Dio" ha detto giorni fa il Papa, ricordando il 2009 anno internazionale dell'astronomia, ma per il Vaticano non è solo un'immagine poetica. Da secoli ci sono astronomi che proprio a nome e per conto del Papa scrutano lo spazio infinito. Per verificarlo basta venire qui alla Specola Vaticana di Castel Gandolfo uno degli osservatori più antichi al mondo. "Un argomento - dichiara Funes - molto interessante di ricerca è la ricerca proprio dei pianeti simili alla Terra. E questa possibilità apre delle domande molto interessanti che riguardano la scienza ma anche riguardano la filosofia e la teologia". Astrobiologia, si chiama così la scienza che studia la possibilità di vita intelligente extraterrestre e Padre Funes in proposito non ha prevenzioni: "Siamo aperti a quello che si scoprirà e non comporta nessuna difficoltà, penso io, per la teologia cattolica la possibilità dell'esistenza di altri esseri intelligenti" [...]»
Il mese successivo il gesuita argentino ribadì grosso modo lo stesso concetto in una breve intervista rilasciata al mensile "Focus", uscito il 20 Febbraio scorso.
«Si calcola - afferma Funes - che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. È anche possibile che esistano nell'universo altre forme di vita, magari intelligenti. Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti, e mettete per favore questo "se", non ci sarebbero contraddizioni. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L'umanità terrena andrebbe vista quindi come l'evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all'ovile per farla stare con le altre 99. Nelle Sacre Scritture non mancano passi che si possono accordare con le nuove scoperte scientifiche.»
Memori di quanto è stato scritto nella prima parte del dossier (in riferimento ai risultati del "Brookings Report" e del documento dell'NSA "UFO Hypothesis and Survival Questions") e di quanto accennato all'inizio, sul cambiamento di strategia adottata dall'establishment sul fenomeno UFO, soprattutto nell'ultima decade del secolo scorso, risulta più che evidente l'attuazione progressiva di una mirata strategia di "rivelazione" finalizzata ad un vasto programma di "acclimatazione" delle masse.
Programma al quale sembra, a questo punto, ragionevole ritenere essersi orientata, viste le profonde implicazioni del fenomeno, la stessa Chiesa da alcuni anni, pur senza esporsi ufficialmente se non indirettamente attraverso le parole e le opinioni di alcuni dei suoi esponenti.
A tale proposito vorrei evidenziare come l'eventualità non debba apparire azzardata in quanto già in passato diversi ufologi, e non solo, sono giunti grosso modo alla medesima conclusione.
Riporto quanto asserito dallo stesso Roberto Pinotti nel volume "La Guerra di due Mondi", pubblicato nel 2005, dal Gruppo Editoriale Olimpia.
«Dunque - scrive Pinotti - gli USA avrebbero sostanzialmente "blindato" il problema degli UFO. Solo che il persistere della loro presenza, rilevata comunque dalla gente, avrebbe dovuto comportare, alla lunga, la massiccia applicazione del previsto Programma di Acclimatazione del Pubblico e financo la messa in circolazione delle dichiarazioni dei Rivelatori. Così, in ogni caso, fra le tante incredibili, alcune informazioni credibili, ma che nessuna autorità potrebbe ufficialmente ammettere, finiscono con l'entrare in circolo e il pubblico le assimila comunque e senza scosse, acquisendo un grado di consapevolezza tale da essere potenzialmente in grado di reggere sempre meglio allo shock di una eventuale rivelazione improvvisa della realtà extraterrestre. Questa, in fondo, sarebbe l'unica cosa da fare da parte di autorità desiderose di tentare di mantenere la situazione sotto controllo nonostante tutto. Ma non è così semplice. [...] Nell'eventualità di una effettiva presa di contatto (che poi comporterebbe inevitabilmente un conseguente confronto) con una cultura differente e comunque tecnologicamente superiore, l'umanità (anche se in parte indirettamente preparata) non potrebbe non subire un vero e proprio trauma: quello che gli antropologi chiamano "shock culturale" e che corrisponde, a livello psicosociologico, ad una valutazione conseguente della maggior parte dei valori di riferimento della nostra civiltà, in termini non troppo diversi da quanto vissuto dagli Aztechi e dagli Incas a confronto con gli Spagnoli. Nel linguaggio degli addetti ai lavori i sociologi chiamano questo crollo dei valori di riferimento "anomia", ed è proprio per evitare di innescare tale processo psico-sociologico incontrollabile di destabilizzazione delle strutture portanti della nostra cultura (scienza e tecnica, politica ed economia, religione e filosofia, costume e società ecc.) che è stata imposta sul tema UFO-Alieni la "politica dello struzzo", dominata dalla censura e dalla "congiura del silenzio", da Roswell in poi. Ma cosa accadrebbe in concreto con un incontro di massa e alla luce del sole con esseri extraterrestri? Il primo schiaffo sarebbe indubbiamente tecnico scientifico e non potrebbe ridimensionare (e anche non di poco) l'arrogante certezza di tante nostre conoscenze, rivelando fatalmente cognizioni e conquiste al di là del nostro orgoglio tecnologico. Di più. La comunità scientifica sarebbe sfiduciata e derisa come se i suoi esponenti, in precedenza stimati e onorati, fossero divenuti ai nostri occhi gli stregoni di una tribù dell'Africa nera, e solo chi avesse dimostrato precedenti aperture alla "nuova realtà" avrebbe forse qualche chance di essere ascoltato. Nella migliore delle ipotesi constateremmo di avere un know-how da Terzo Mondo rispetto ai nuovi venuti. Il secondo shock sarebbe fatalmente politico-economico, e ben più dirompente. [...] Tale crollo di autorità sarebbe inevitabile e totale, e la gente rimuoverebbe con un atto quasi liberatorio l'egemonia globale USA, non prestando alcun ulteriore credito alla loro già non troppo popolare autorità "imperiale". Ma non solo. Le stesse autorità di potenze minori (Unione Europea, Federazione Russa, Cina, India, Brasile, Australia, Giappone) sarebbero in crisi, e ovunque la gente chiederebbe lumi e risposte a molteplici interrogativi. E va da sé che molti capi politici e militari, imbelli e impreparati, sarebbero travolti anch'essi, mentre la gente guarderebbe ad altri leader in grado di essere credibili con i nuovi interlocutori e di fornire risposte alle loro legittime istanze. [...] Un terzo impatto notevole sarebbe quello religioso-filosofico. In effetti, in teoria, oggi cristiani, islamici, ebrei, induisti e buddisti non troverebbero eccessivamente inconciliabile con il loro credo religioso l'esistenza di extraterrestri. I problemi sorgerebbero però con i gruppi integralisti, sul tipo di chi vorrebbe "convertire" gli alieni o, peggio, tendere ad omologarli ad esseri divini o demoniaci. Basti ricordare che vari teologi della Chiesa cattolica hanno già accettato dagli anni Cinquanta la possibile realtà di UFO pilotati da alieni. Questi ultimi, è stato detto, dovrebbero comunque esistere, in quanto la loro non esistenza costituirebbe un assurdo e impossibile limite alla onnipotenza creatrice di Dio. Certo, le dispute teologiche infurierebbero, generando fatalmente anche nuovi culti e non poche sette. Quanto alla filosofia, l'antropocentrismo sarebbe definitivamente accantonato, portando così a termine anche a livello di coscienza collettiva quella "rivoluzione copernicana" finora completata solo dall'intellighenzia scientifica, mentre la gente continuava ancora a ritenere stupidamente l'uomo il centro dell'universo. Una quarta batosta non indifferente sarebbe sul fronte del costume e delle società, e non è affatto da escludere che i vecchi schemi tradizionali possano e debbano essere superati, abbandonati o scardinati, rivedendo atteggiamenti, comportamenti, schemi e ruoli a livello di gruppi e dei singoli. Va da sé che non potremmo non subire l'influenza del modus vivendi dei nuovi arrivati. Quanto sopra comporta una necessaria presa di coscienza del fatto che da un contatto di massa scaturirebbe comunque un confronto, e da tale confronto un ineluttabile cambiamento. Per i nuovi arrivati che scendessero in mezzo a noi, forse non troppo. Per noi, invece, tanto e certamente. Ma forse poi non sarebbe neanche un gran male, se questo ci aiutasse a crescere e a migliorarci.»
Inoltre, a ulteriore riprova di quanto finora formulato ritengo opportuno citare alcune dichiarazioni fatte, in tempi non sospetti, dal celebre e controverso contattista americano George Adamski nel 1959 e che sembrano risuonare in un certo senso quasi profetiche.
Quell'anno Adamski, grazie all'interessamento del Console Alberto Perego, giunse a Roma per partecipare a una conferenza pubblica tenutasi presso l'uditorio della sala di Palazzo Marignoli e alla quale assistette il ricercatore romano Francesco Polimeri.
Polimeri fu l'ideatore e direttore di quella che poteva definirsi in un certo senso la prima rivista ufologica italiana ovvero il mensile "Spazio e Vita"; un giornale, formato tabloid e composto da quattro pagine, nato nel maggio del 1958 e che nel dicembre del '59, dopo appena un anno d'attività, chiuse in seguito a difficoltà economiche.
Proprio nell'ultimo numero di dicembre Polimeri scrisse un articolo-reportage intitolato "A colloquio con George Adamski" in cui vi erano riportate alcune delle dichiarazioni fatte dal contattista americano nella conferenza tenutasi a Roma.
Ecco alcuni passaggi del testo, contenuti nel paragrafo "Le religioni e lo Spazio", scritto da Polimeri:
«Adamski, anche lui cattolico, mi ha fatto un'interessante rivelazione: anni fa fu avvicinato da esponenti della Chiesa Anglicana, che presero da lui ampie informazioni sui suoi straordinari contatti con extraterrestri. Inoltre lo stesso Adamski è in contatto con varie autorità cattoliche degli Stati Uniti, che sono perfettamente convinte della verità delle sue asserzioni. "Certo - conclude - la prima chiesa che rivelerà ufficialmente al mondo la verità dei mondi abitati, si guadagnerà lo stragrande consenso delle masse: perché i mondi SONO veramente abitati [...] Se una chiesa, qualunque essa sia, avrà dichiarato in precedenza qual è la realtà dei cieli, i giovani continueranno a dare ad essa la loro fiducia. E che ne sarà di quei culti ufficiali che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno avuto contatti con la gente dello spazio? Se fossi un 'autorità religiosa mi affretterei a precedere le altre chiese nel rivelare al pubblico la verità, che già serpeggia in mezzo alle masse... Giacché, come le nazioni della terra fanno la corsa allo spazio, anche le religioni più sveglie, non appena cominceranno ad aversi, nelle comunicazioni ufficiali dei governi, i primi sentori velati di una vita constatata nello spazio, le religioni più sveglie, dico ,faranno tra di loro la gara al cielo, faranno a chi ne sa di più... faranno a chi annuncia prima chi spiega prima che spazio e cielo sono la stessa cosa, e che gli angeli del linguaggio sacro sono la versione sommaria, con cui passarono alla storia, in tempi remoti, uomini di civiltà superiore, che visitavano la terra provenendo da altri mondi, uomini inoffensivi, uomini che insegnavano, uomini che in ogni tempo sono saliti e scesi dal cielo, dagli spazi. Si, beata quella religione che si sveglierà per prima a dir questo alle masse... Di essa sarà la gioventù. I giovani volteranno le spalle a quei preti che non li avranno istruiti sulle cose del cielo. Diserteranno le loro chiese, si rivolgeranno alle chiese sveglie: a quelle chiese, cioè, che avranno dimostrato di essere quello che devono essere: scuole, fonti di verità per le masse.»
Di certo gli ambienti ecclesiastici o alcuni dei suoi esponenti, come abbiamo visto fin qui, non sono stati del tutto passivi e questo già negli anni '50.
Del resto, come ho già evidenziato nella prima parte, nel luglio del 1954 in Europa precisamente a Bonn, in Germania, si svolse un meeting di teologi e sociologi il cui tema verteva sulla vita extraterrestre.
In quell'occasione uno dei partecipanti, il reverendo protestante padre Philipp Dessauer dichiarò quanto segue:
«Le prove raccolte finora in merito ai dischi volanti sembrano dimostrare con sufficiente certezza che da otto anni la Terra è oggetto di osservazioni da parte di esseri ragionevoli provenienti da un altro pianeta. Questi esseri devono essere considerati alla stregua di persone dal punto di vista fisico e alla stregua di creature di Dio dal punto di vista teologico. Se un giorno fosse possibile prendere contatto con questi esseri, si produrrebbe l'evento più drammatico della storia umana. È dovere dei governi preparare gli uomini all'eventualità di un tale incontro.»
Proprio su tale ineluttabile evento futuro e sulle sue inevitabili dirompenti implicazioni e conseguenze si concentrano da tempo le ipotesi, le considerazioni e le aspettative non solo degli ufologi ma dello stesso establishment.
In tal senso mi sento di condividere quanto scritto da Pinotti nel suo volume "UFO: Il fattore contatto" (Oscar Mondadori, 2007):
«Indubbiamente sarà proprio un bel caos dominato da un clima generale di anomia (ovvero, la crisi dei valori di riferimento). E tutto sarà anche in funzione dei nostri interlocutori. I quali, in base al nostro metro, potranno anche essere definiti, magari, "buoni" o "cattivi". I principi del bene e del male, in realtà, dovrebbero valere su scala cosmica. Ma non dimentichiamo che tutto è molto relativo.»
Certo, così come opportuno e doveroso (ben ricordando già quanto scritto alla fine della precedente Terza Parte di questo dossier) dovremmo tenere a mente, come le stesse Sacre Scritture rammentano, di prestare attenzione e guardarsi dai cosiddetti "falsi profeti" e dai "lupi travesti d'agnello" sia "terrestri" che "extra". Del resto come recita la massima "non è tutto oro quel che riluce (o che luccica)", ovvero spesso l'apparenza inganna!
E l'arte dell'inganno non è una peculiarità esclusivamente umana.
http://www.edicolaweb.net/ufost25f.htm
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