Quello che noi facciamo agli animali nei mattatoi e negli istituti di sperimentazione è molto peggio di quello che facevano i nazisti nei campi di sterminio
La denuncia a questa pratica orrenda ha inizio con il testo di Hans Ruesch “Imperatrice nuda” pubblicato nel 1977, nel quale l’autore riporta le agghiaccianti relazioni degli esperimenti fatti sugli animali e, successivamente con il testo “Vivisezione o scienza” del prof. Pietro Croce, vivisettore pentito. Alla pagina 6 di “Imperatrice nuda” si legge: “Si crocefigge un cane per studiare l’agonia di Cristo; si squarta una cagna gravida per studiare l’istinto materno sotto il dolore intenso; dsi costringono cani a b ere soltanto alcol puro per oltre un anno per ottenere la prova scientifica che l’alcol è nocivo; migliaia di topi, conigli e cani vengono costretti a fumare sigarette per mesi, per anni; vari cani bearle vengono tormentati da una coppia di scienziati, finché, impazziti dal dolore, cominciano ad aggredirsi a vicenda.
I due scienziati volevano studiare la delinquenza minorile. Un noto fisiologo introduce soluzioni di pietra infernale nella mascella dei gatti per ottenere necrosi suppurative, li lascia in questo stato per mesi e mesi, dopodiché annuncia che essi non possono masticare se non tra atroci spasimi. Da uomini con tanto di laurea, giorno per giorno, milioni di animali indifesi, soprattutto cani, gatti, conigli, cavie, topi, scimmie, maiali, cavalli, asini, capre, uccelli e perfino pesci, immobilizzati e spesso con le corde vocali recise, vengono lentamente accecati con acidi, sottoposti a soffocazione intermittente, infettati con morbi mortali, sventrati, eviscerati, segati, bolliti, arrostiti vivi, congelati per poi essere riportati in vita e ricongelati, lasciati morire di fame o di sete. In un solo cervello si conficcano fino a 150 elettrodi o se ne asportano parti.
Le ossa vengono spezzate ad una ad una, i testicoli vengono schiacciati a martellate, si lega l’uretra, vengono recise le zampe, estirpati o trapiantati vari organi, si mettono a nudo i nervi, si procede allo smidoillamento della spina dorsale mediante sonde di metallo, vengono cuciti gli sbocchi naturali “per vedere che cosa succede”, poi vengono attentamente osservate le sofferenze, che possono durare settimane, mesi, anni, finché non sopraggiunge la morte liberatrice, che per la stragrande maggioranza di queste creature sarà l’unica anestesia che avranno mai conosciuto. Spesso però non vengono lasciati in pace nemmeno allora: resuscitati vengono sottoposti a nuovi cicli di martiri. Si sono visti cani impazziti dalle sofferenze che divoravano le proprie zampe; gatti le cui convulsioni li scagliavano contro le pareti delle gabbie, finché venivano colti da collasso; scimmie che si avventavano le une sulle altre mordendosi a vicenda a seguito di varie sostanze nel cervello”.
Si tratta di casi riferiti con tutta naturalezza dagli stessi “ricercatori” sulle riviste medico-scientiifiche tra cui l’inglese The Lancet, la più autorevole di tutte.
E ancora nello stesso testo i ricercatori danno indicazioni su come aprire il cranio, cucire l’ano, legare gli intestini, ostruire le arterie, bruciare la pelle, carbonizzare le zampe di un cane con la fiamma ossidrica, iniettare cellule cancerogene, immobilizzare al buio entro un tubo per verificare lo sviluppo della claustrofobia, somministrare scosse elettriche fino alla paralisi, aprire il torace senza anestesia, mutilare arti, cucire le palpebre di gattini appena nati per verificare lo sviluppo di sensi alternativi, iniettare veleno nel cervello di una scimmia per creare le condizioni dell’Alzheimer, ecc. E queste sono tra le cose meno cruenti del libro.
Immaginiamo noi stessi al posto di queste sventurate creature e forse ci renderemo conto di cosa sia la vivisezione. Può un uomo che usa sperimentare sugli animali essere una persona buona, giusta e sensibile verso gli esseri umani? Come può un medico che lascia animali sofferenti negli stabulari avvicinarsi con la necessaria premura al capezzale di un ammalato?
La cosa più assurda e demenziale è che si sperimenta sull’animale perché si ritiene comparabile all’essere umano, mentre l’uomo ritiene se stesso superiore e perciò diverso dall’animale: le differenze tra noi e loro sono: lunghezza della vita, alimentazione, digestione (il cane digerisce gli ossi non le patate), ciclo ormonale, sessuale, attività cerebrale, differenza di organi (scatola cranica, coda, piede…), cistifellea, talune ghiandole ecc.; la biologia ed il metabolismo dell’uomo sono diversissimi da quelli di qualunque altro animale, specialmente la funzione del fegato, la vista, il gusto, l’olfatto, l’udito, la sensibilità…
Se si sperimenta sull’animale perché lo si ritiene paragonabile all’uomo allora si commette un crimine perché equivale a torturare un essere umano. Se invece si sperimenta sull’animale perché ritenuto diverso dall’uomo allora è stupido, crudele, inutile e dannoso e quindi inaccettabile.
Ma anche se per assurdo la vivisezione tornasse in qualche modo utile all’uomo, nessun vantaggio può mai giustificare un’azione crudele verso esseri innocenti. La tutela dei valori morali, di giustizia, di rispetto della sacralità della vita, della sensibilità e della compassione sono superiori a qualunque presunto vantaggio.
Ai vivisettori vorrei dire: guardatevi nello specchio e chiedetevi se la creazione non sarebbe migliore senza di voi, se gli animali che sacrificate non maledicono il momento in cui siete venuti al mondo. Ma questo non ci indurrà all’odio verso di voi che già avete la sventura di essere senza cuore. Ci penserà l’inferno a rendere giustizia.
Prima del 1992 la legge che regolava la sperimentazione in Italia risaliva al 1941 la quale consentiva tale pratica solo alle lauree di Chirurgia, Veterinaria, Biologia e Scienze Naturali. Poi il decreto legislativo 116/92, in deroga agli articoli 3 e 4, afferma che a scopo didattico sono ammessi, in via eccezionale, per inderogabile necessità e impossibilità di ricorrere ad altri metodi. Poi finalmente arriva la proposta di legge 2157 del 2007 presentata dalla Lav e sostenuta dall’onorevole Della Vedova di Forza Italia e promossa anche da Farmindustria e dal Mario Negri che causa malcontento nel movimento animalista sia per l’interesse di tali settori e sia perché ritenuta solo apparentemente migliorativa. Poi la direttiva europea 63/2010 fissa standard minimi di applicazione, ma purtroppo tale legge è solo apparentemente migliorativa. Infatti alla riduzione del numero di animali dovuta al divieto di utilizzarli per la didattica scolastica e universitaria e la cosmesi vanno aggiunti gli animali (molti di più) che verranno usati per l’ulteriore incremento dato alla formazione ed a nuovi campi applicativi quali le tesi di laurea, i dottorati di ricerca, gli usi “tecnologici”, i saggi biologici per le piante, ecc…
I punti non condivisibili di tale Direttiva 63/2010 sono:
possibilità di utilizzare specie in via di estinzione; scarsa protezione per specie per cani, gatti e primati; possibilità di utilizzare animali randagi; utilizzo di metodi di uccisione dolorosi; possibilità di non utilizzare l’anestesia; autorizzazione di esperimenti anche molto dolorosi; ufficializza la creazione di animali transgenici, estende i campi applicativi, delega la valutazione degli esperimenti ai Comitati interni agli istituti di ricerca, non introduce alcun incentivo per i nuovi metodi sostitutivi e, nella sostanza; ritarda il rinnovamento scientifico. Ma soprattutto, il danno che ne deriva è che prosciuga ingenti risorse economiche ed umane su indirizzi inutili e dannosi sotto tutti i punti di vista e riduce le possibilità di indirizzare le risorse sulla vera medicina con danni inimmaginabili anche per l’intero genere umano.
Un composto chimico agisce in modo differente non solo su soggetti di specie diversa ma in soggetti della stessa specie. Il 60% delle risposte fornite dai topi è contraddetto dalle risposte fornite dai ratti. Non solo, ogni specie animale è diversa dalle altre dal punto di vista fisiologico, biochimico, anatomico, genetico, perciò non si possono trasferire i risultati degli esperimenti da una specie all’altra, ma si può ottenere la risposta che si vuole di un esperimento scegliendo la specie che reagisce in modo negativo a quella sostanza. Per esempio, cicuta, stricnina, amanita phalloides, e tante altre sostanze, velenosissime per l’uomo sono ottimo cibo per svariati animali da laboratorio. Il prezzemolo è veleno per i pappagalli, il limone deleterio per i gatti, mentre di arsenico la capra ne può fare scorpacciate ecc.; la penicillina, risulta tossica per la cavia e innocua per il topo: infatti il 92% dei farmaci ha hanno superato i test sugli animali falliscono sull’uomo; quindi è chiaro che quei farmaci devono ugualmente essere provati sull’uomo prima di essere immessi sul mercato.
Dal 1976 qualunque prodotto chimico o farmaceutico prima di essere immesso sul mercato deve per legge essere stato sperimentato sugli animali. Quindi due sono gli ostacoli da superare: quello legislativo, superabile solo attraverso una forte presa di coscienza da parte del popolo (e quindi dipende da noi), e quello di chi per avidità e carriera rifiuta la possibilità di aderire alla legge 414/93 che consente l’obiezione di coscienza. Quest’ultimo però verrebbe superato se la legge vietasse a tutto il mondo scientifico di ricorrere a metodi così primitivi, disumani e fuorvianti.
Quali benefici sono venuti dalla vivisezione dopo mezzo secolo di esperimenti con miliardi di animali sacrificati? A quale prezzo?
Ora il progetto europeo Stop Vivisection (che ha lo scopo di eliminare la sperimentazione animale nell’Unione Europea), e che prevede la raccolta di un milione di firme entro ottobre 2013, sta per chiudersi e l’obiettivo di questa straordinaria occasione rischia di fallire se non si raggiunge il numero necessario. Vi invito caldamente ad attivarvi in questa nostra battaglia di civiltà, di giustizia e di progresso morale e scientifico. Firmate e fate firmare la petizione online; andate al sito www.stopvivisection; inviate questa mail a più persone possibili; scaricate i moduli e raccogliete le firme cartacee. Gli animali implorano il nostro aiuto. Confido nella vostra collaborazione.
Franco Libero Manco
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La denuncia a questa pratica orrenda ha inizio con il testo di Hans Ruesch “Imperatrice nuda” pubblicato nel 1977, nel quale l’autore riporta le agghiaccianti relazioni degli esperimenti fatti sugli animali e, successivamente con il testo “Vivisezione o scienza” del prof. Pietro Croce, vivisettore pentito. Alla pagina 6 di “Imperatrice nuda” si legge: “Si crocefigge un cane per studiare l’agonia di Cristo; si squarta una cagna gravida per studiare l’istinto materno sotto il dolore intenso; dsi costringono cani a b ere soltanto alcol puro per oltre un anno per ottenere la prova scientifica che l’alcol è nocivo; migliaia di topi, conigli e cani vengono costretti a fumare sigarette per mesi, per anni; vari cani bearle vengono tormentati da una coppia di scienziati, finché, impazziti dal dolore, cominciano ad aggredirsi a vicenda.
I due scienziati volevano studiare la delinquenza minorile. Un noto fisiologo introduce soluzioni di pietra infernale nella mascella dei gatti per ottenere necrosi suppurative, li lascia in questo stato per mesi e mesi, dopodiché annuncia che essi non possono masticare se non tra atroci spasimi. Da uomini con tanto di laurea, giorno per giorno, milioni di animali indifesi, soprattutto cani, gatti, conigli, cavie, topi, scimmie, maiali, cavalli, asini, capre, uccelli e perfino pesci, immobilizzati e spesso con le corde vocali recise, vengono lentamente accecati con acidi, sottoposti a soffocazione intermittente, infettati con morbi mortali, sventrati, eviscerati, segati, bolliti, arrostiti vivi, congelati per poi essere riportati in vita e ricongelati, lasciati morire di fame o di sete. In un solo cervello si conficcano fino a 150 elettrodi o se ne asportano parti.
Le ossa vengono spezzate ad una ad una, i testicoli vengono schiacciati a martellate, si lega l’uretra, vengono recise le zampe, estirpati o trapiantati vari organi, si mettono a nudo i nervi, si procede allo smidoillamento della spina dorsale mediante sonde di metallo, vengono cuciti gli sbocchi naturali “per vedere che cosa succede”, poi vengono attentamente osservate le sofferenze, che possono durare settimane, mesi, anni, finché non sopraggiunge la morte liberatrice, che per la stragrande maggioranza di queste creature sarà l’unica anestesia che avranno mai conosciuto. Spesso però non vengono lasciati in pace nemmeno allora: resuscitati vengono sottoposti a nuovi cicli di martiri. Si sono visti cani impazziti dalle sofferenze che divoravano le proprie zampe; gatti le cui convulsioni li scagliavano contro le pareti delle gabbie, finché venivano colti da collasso; scimmie che si avventavano le une sulle altre mordendosi a vicenda a seguito di varie sostanze nel cervello”.
Si tratta di casi riferiti con tutta naturalezza dagli stessi “ricercatori” sulle riviste medico-scientiifiche tra cui l’inglese The Lancet, la più autorevole di tutte.
E ancora nello stesso testo i ricercatori danno indicazioni su come aprire il cranio, cucire l’ano, legare gli intestini, ostruire le arterie, bruciare la pelle, carbonizzare le zampe di un cane con la fiamma ossidrica, iniettare cellule cancerogene, immobilizzare al buio entro un tubo per verificare lo sviluppo della claustrofobia, somministrare scosse elettriche fino alla paralisi, aprire il torace senza anestesia, mutilare arti, cucire le palpebre di gattini appena nati per verificare lo sviluppo di sensi alternativi, iniettare veleno nel cervello di una scimmia per creare le condizioni dell’Alzheimer, ecc. E queste sono tra le cose meno cruenti del libro.
Immaginiamo noi stessi al posto di queste sventurate creature e forse ci renderemo conto di cosa sia la vivisezione. Può un uomo che usa sperimentare sugli animali essere una persona buona, giusta e sensibile verso gli esseri umani? Come può un medico che lascia animali sofferenti negli stabulari avvicinarsi con la necessaria premura al capezzale di un ammalato?
La cosa più assurda e demenziale è che si sperimenta sull’animale perché si ritiene comparabile all’essere umano, mentre l’uomo ritiene se stesso superiore e perciò diverso dall’animale: le differenze tra noi e loro sono: lunghezza della vita, alimentazione, digestione (il cane digerisce gli ossi non le patate), ciclo ormonale, sessuale, attività cerebrale, differenza di organi (scatola cranica, coda, piede…), cistifellea, talune ghiandole ecc.; la biologia ed il metabolismo dell’uomo sono diversissimi da quelli di qualunque altro animale, specialmente la funzione del fegato, la vista, il gusto, l’olfatto, l’udito, la sensibilità…
Se si sperimenta sull’animale perché lo si ritiene paragonabile all’uomo allora si commette un crimine perché equivale a torturare un essere umano. Se invece si sperimenta sull’animale perché ritenuto diverso dall’uomo allora è stupido, crudele, inutile e dannoso e quindi inaccettabile.
Ma anche se per assurdo la vivisezione tornasse in qualche modo utile all’uomo, nessun vantaggio può mai giustificare un’azione crudele verso esseri innocenti. La tutela dei valori morali, di giustizia, di rispetto della sacralità della vita, della sensibilità e della compassione sono superiori a qualunque presunto vantaggio.
Ai vivisettori vorrei dire: guardatevi nello specchio e chiedetevi se la creazione non sarebbe migliore senza di voi, se gli animali che sacrificate non maledicono il momento in cui siete venuti al mondo. Ma questo non ci indurrà all’odio verso di voi che già avete la sventura di essere senza cuore. Ci penserà l’inferno a rendere giustizia.
Prima del 1992 la legge che regolava la sperimentazione in Italia risaliva al 1941 la quale consentiva tale pratica solo alle lauree di Chirurgia, Veterinaria, Biologia e Scienze Naturali. Poi il decreto legislativo 116/92, in deroga agli articoli 3 e 4, afferma che a scopo didattico sono ammessi, in via eccezionale, per inderogabile necessità e impossibilità di ricorrere ad altri metodi. Poi finalmente arriva la proposta di legge 2157 del 2007 presentata dalla Lav e sostenuta dall’onorevole Della Vedova di Forza Italia e promossa anche da Farmindustria e dal Mario Negri che causa malcontento nel movimento animalista sia per l’interesse di tali settori e sia perché ritenuta solo apparentemente migliorativa. Poi la direttiva europea 63/2010 fissa standard minimi di applicazione, ma purtroppo tale legge è solo apparentemente migliorativa. Infatti alla riduzione del numero di animali dovuta al divieto di utilizzarli per la didattica scolastica e universitaria e la cosmesi vanno aggiunti gli animali (molti di più) che verranno usati per l’ulteriore incremento dato alla formazione ed a nuovi campi applicativi quali le tesi di laurea, i dottorati di ricerca, gli usi “tecnologici”, i saggi biologici per le piante, ecc…
I punti non condivisibili di tale Direttiva 63/2010 sono:
possibilità di utilizzare specie in via di estinzione; scarsa protezione per specie per cani, gatti e primati; possibilità di utilizzare animali randagi; utilizzo di metodi di uccisione dolorosi; possibilità di non utilizzare l’anestesia; autorizzazione di esperimenti anche molto dolorosi; ufficializza la creazione di animali transgenici, estende i campi applicativi, delega la valutazione degli esperimenti ai Comitati interni agli istituti di ricerca, non introduce alcun incentivo per i nuovi metodi sostitutivi e, nella sostanza; ritarda il rinnovamento scientifico. Ma soprattutto, il danno che ne deriva è che prosciuga ingenti risorse economiche ed umane su indirizzi inutili e dannosi sotto tutti i punti di vista e riduce le possibilità di indirizzare le risorse sulla vera medicina con danni inimmaginabili anche per l’intero genere umano.
Un composto chimico agisce in modo differente non solo su soggetti di specie diversa ma in soggetti della stessa specie. Il 60% delle risposte fornite dai topi è contraddetto dalle risposte fornite dai ratti. Non solo, ogni specie animale è diversa dalle altre dal punto di vista fisiologico, biochimico, anatomico, genetico, perciò non si possono trasferire i risultati degli esperimenti da una specie all’altra, ma si può ottenere la risposta che si vuole di un esperimento scegliendo la specie che reagisce in modo negativo a quella sostanza. Per esempio, cicuta, stricnina, amanita phalloides, e tante altre sostanze, velenosissime per l’uomo sono ottimo cibo per svariati animali da laboratorio. Il prezzemolo è veleno per i pappagalli, il limone deleterio per i gatti, mentre di arsenico la capra ne può fare scorpacciate ecc.; la penicillina, risulta tossica per la cavia e innocua per il topo: infatti il 92% dei farmaci ha hanno superato i test sugli animali falliscono sull’uomo; quindi è chiaro che quei farmaci devono ugualmente essere provati sull’uomo prima di essere immessi sul mercato.
Dal 1976 qualunque prodotto chimico o farmaceutico prima di essere immesso sul mercato deve per legge essere stato sperimentato sugli animali. Quindi due sono gli ostacoli da superare: quello legislativo, superabile solo attraverso una forte presa di coscienza da parte del popolo (e quindi dipende da noi), e quello di chi per avidità e carriera rifiuta la possibilità di aderire alla legge 414/93 che consente l’obiezione di coscienza. Quest’ultimo però verrebbe superato se la legge vietasse a tutto il mondo scientifico di ricorrere a metodi così primitivi, disumani e fuorvianti.
Quali benefici sono venuti dalla vivisezione dopo mezzo secolo di esperimenti con miliardi di animali sacrificati? A quale prezzo?
Ora il progetto europeo Stop Vivisection (che ha lo scopo di eliminare la sperimentazione animale nell’Unione Europea), e che prevede la raccolta di un milione di firme entro ottobre 2013, sta per chiudersi e l’obiettivo di questa straordinaria occasione rischia di fallire se non si raggiunge il numero necessario. Vi invito caldamente ad attivarvi in questa nostra battaglia di civiltà, di giustizia e di progresso morale e scientifico. Firmate e fate firmare la petizione online; andate al sito www.stopvivisection; inviate questa mail a più persone possibili; scaricate i moduli e raccogliete le firme cartacee. Gli animali implorano il nostro aiuto. Confido nella vostra collaborazione.
Franco Libero Manco
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