venerdì 17 gennaio 2014

1933: l' hangar del disco volante

Le ricerche sugli X-files di Mussolini vanno avanti ed ogni giorno nuovi elementi confermano l'autenticità dei documenti, delineando parimenti un quadro sempre più completo ed intrigante, composto da insabbiamenti, azioni di guerriglia e trame tessute per mettere a tacere una scomoda verità. Oggi i mass media, brutalmente censurati negli anni Trenta, si sono presi una rivincita "morale" dando ampio risalto a questo giallo del Ventennio: i documenti fascisti sono stati mostrati da Roberto Pinotti nello Speciale Tg1 andato in onda sabato 30 settembre 2005 ed interamente dedicato agli UFO, durante il quale, fra l'altro, l'Aeronautica Militare ha aperto i propri dossier. E la rubrica Tentazioni de "Il Giorno" ai files fascisti ha dedicato un'intera pagina il 7 settembre 2005, con una dettagliata inchiesta del giornalista Gabriele Moroni.
É stato proprio "Il Giorno" il primo ad ipotizzare, su mia indicazione, che il disco volante recuperato dai fascisti all'alba del 13 giugno del '33 fosse stato nascosto negli stabilimenti della Siai Marchetti di Vergiate o Sesto Calende, due località confinanti in provincia di Varese. Sono giunto all'identificazione del posto grazie ad una serie di elementi combacianti. In primo luogo, la zona dell'atterraggio doveva essere nel milanese o in Lombardia; lo dimostrava il fatto che le veline Stefani che riferivano del recupero partissero dall'Ufficio Telegrafico di Milano e non, ad esempio, da Roma o da una sede giornalistica periferica; Vergiate si trova in provincia di Varese; a cinque minuti di macchina c'è Sesto Calende, sul fiume Ticino, al confine con Novara. A Sesto Calende e a Vergiate (e nella vicina S.Anna) la Siai Marchetti aveva i propri stabilimenti ove venivano costruiti gli aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici dirigenziali, a Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i cantieri che in seguito ospiteranno la Decima Mas. 

A Sesto e Vergiate erano di casa Italo Balbo e Filippo Eredia, suo braccio destro. Balbo, lo apprendiamo dai documenti fascisti, era uno dei vertici del Gabinetto RS/33 (ed era in stretto contatto con Marconi, come dimostra un articolo su "La Sera" del 15-7-33, circa alcuni telegrammi amichevoli fra i due personaggi). La storia ufficiale ci dice che Balbo "era solito partire per le sue imprese aviatorie proprio da Sesto Calende" (meglio ancora: dal campo di volo dell'adiacente Vergiate). Filippo Eredia, responsabile dell'Ufficio Meteorologico di Stato (forniva a Balbo le condizioni atmosferiche per le trasvolate oceaniche) era di casa negli stabilimenti della Marchetti (vi sono foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest'ultimo divenne, curiosamente, uno dei più strenui scettici d'ufficio del fenomeno UFO. Ancora, altre indicazioni spingevano la mia attenzione nella zona di Varese. In primo luogo, il fatto che, dopo il recupero del disco, era stato proprio un giornale varesino, la "Cronaca Prealpina" del 20 giugno, a dare notizia con enfasi dell'esistenza di forme di vita su Marte in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il fatto che negli anni immediatamente successivi il dopoguerra continuasse a circolare nella zona la voce che a Vergiate fossero custoditi dischi volanti terrestri.
Ho personalmente reinchiestato il caso di Tradate di Varese. Nel 1950 l'operaio Bruno Facchini di Abbiate Guazzone s'imbatté, in un bosco, in un disco volante sceso al suolo e nei suoi occupanti. A ricordo di quell'esperienza, Facchini portò sempre sull'addome gli effetti (da scossa elettrica) provocatigli da un fascio di luce sparatogli contro dagli alieni; conservò inoltre frammenti del disco volante, lasciati a terra dagli extraterrestri, intenti ad effettuare sul disco un lavoro di saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté nel disco, pensò subito fosse un prototipo americano custodito a Vergiate. Proprio gli americani, che durante la guerra bombardarono ben nove volte lo stabilimento Marchetti di Vergiate tentando di distruggere qualcosa a tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende, sebbene sorgesse accanto ad uno strategico ponte in ferro sul Ticino. Forse gli americani, venuti a conoscenza del fatto che negli uffici della Marchetti vi erano preziosi incartamenti, decisero di risparmiare Sesto. E a guerra finita, negli anni Cinquanta, l'US Air Force si affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti di Vergiate, improvvisamente adibiti ad hangar manutentivi per gli aerei americani.
Altri elementi ancora mi spingevano ad investigare in questa direzione. Va detto che negli ultimi mesi diverse teorie sui files fascisti sono state veicolate su pubblicazioni varie; riguardavano in parte il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo di atterraggio) del disco volante del '33; veniva avanzata l'ipotesi di un guasto causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash di Roswell. Sin dall'inizio della mia indagine era bastato controllare il bollettino meteo dell'Osservatorio di Milano Brera per escludere a priori questa ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto, occasionalmente piovoso. Non vi erano stati furiosi temporali. Ma proprio per questo motivo saltava subito agli occhi come una forzatura, una bugia male orchestrata, la notizia che un misterioso lampo di luce schiantatosi nella notte sullo "stradale tra Magenta e Novara" fosse un banale fulmine. L'unica pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con un certo ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio; riferiva assai stringatamente di ben cinque operai, uno dei quali ferito molto gravemente, colpiti... da un unico fulmine!. Non poteva sfuggirmi la connessione con il documento senatoriale del Gabinetto RS/33 che imponeva di ricondurre il "fenomeno" ad una spiegazione astronomica. Non ho mai scritto prima di questa scoperta perché volevo esserne sicuro (in fondo, nei giorni immediatamente precedenti o successivi l'atterraggio dell'UFO vi erano state diverse convenzionalissime cadute di fulmini).
Solo qualche mese fa ho potuto finalmente avere le prove definitive che da tempo cercavo. Un amico militare mi aveva fornito una mappa dell'Aeronautica americana che indicava la dislocazione tattica dei principali aeroporti italiani negli anni Quaranta. Nel Nord Italia la più grande concentrazione era proprio attorno al milanese. Era evidente che qualunque ordigno fosse stato recuperato in zona, sarebbe stato occultato nel più vicino hangar aeronautico di fiducia. Vergiate era legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non solo. Grazie ad una preziosa collaborazione potei scoprire che negli uffici dirigenziali di Sesto Calende lavorava un funzionario a nome Aldo Moretti. Ricordate il misterioso "caso Moretti" del quale i carteggi fascisti dicevano che "non si poteva parlare se non a quattr'occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda"? Moretti veniva citato in una velina Stefani indirizzata ad un misterioso Alfredo (ipotizzai potesse essere un giornalista di "Anno XIII"). "Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno, ripeto a nessuno e ciò comprende i parenti più stretti, quanto hai visto", consigliava la missiva. Un Moretti è tra i funzionari della Siai Marchetti. Il suo nome viene indicato in un bollettino parasatirico del dopolavoro della Siai Marchetti, lo Zic (1). Viene indicato come "funzionario della D.O.", probabilmente della Direzione Operativa. Cosa aveva mai combinato questo Moretti per diventare un innominato? Aveva incendiato l'hangar che custodiva il disco volante (o quanto ne restava)! Negli archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario veniva improvvisamente disegnato come un pericoloso partigiano; i carteggi che lo riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi si stesse cercando di cancellarne per sempre l'identità (come consigliavano le veline Stefani). Lapidaria la citazione nei documenti della Guardia Nazionale Repubblicana di Varese, circa "alcuni elementi entrati nella clandestinità, certi Moretti e Tiferi da Sesto Calende".
La conversione di Moretti dovette avvenire dopo il 1940. Sino al 6 settembre di quell'anno Aldo Moretti era ancora uno stimato dirigente di regime; sembra collegato il fatto che proprio nel 1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO e passasse l'intera documentazione ai nazisti. Tre anni dopo Moretti decise di ribellarsi. L'incendio del capannone della Siai di Vergiate è datato 17 marzo 1943. Quanto danno fece quell'incendio doloso non è dato di saperlo. Non è detto, nei carteggi RS/33, quanta documentazione (o reperti) le avide mani dei nazisti ci abbiano lasciato dopo il 1940. Non possiamo quindi stabilire se a Vergiate, all'epoca dell'incendio, vi fosse ancora il disco, o semplici frammenti di UFO, o ancor più banalmente carteggi segreti, fotografie e schizzi del velivolo. Questo materiale è probabilmente andato distrutto per sempre, sebbene vi sia una speranza che ne possa esistere copia. Un nostro collaboratore ricorda una mostra di disegni del dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da "malati di mente" d'Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano chiaramente lo spaccato di un disco volante, disegnato da un matto prima che si cominciasse a parlare di UFO. Li aveva realizzati il misterioso personaggio citato nei carteggi fascisti come "il caso analogo conclusosi con il ricovero in manicomio"?
Identificare nella zona di Sesto e Vergiate i luoghi del primo cover up UFO dell'età contemporanea ci spinge ad alcune riflessioni. In primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i nostri lettori sanno che da tempo immemorabile il "triangolo" che va dal Ticino pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è zona di intensissima attività ufologica. Il dossier al riguardo è voluminosissimo. É solo un caso? O c'è un legame con i fatti del 13 giugno del '33? Una teoria analoga è stata proposta per Hessdalen; anche in quell'occasione le ripetute e continuate apparizioni UFO sono state spiegate da alcuni con un incidente alieno. Siamo nel campo delle supposizioni; sappiamo però che nei giorni successivi il recupero la vita dei funzionari delle località coinvolte venne improvvisamente stravolta. I dirigenti della Macchi varesina, l'altra società che costruiva aerei militari assieme alla Marchetti, venivano spostati e sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio, un fedelissimo che proveniva dal Genio Navale (2); a Milano il questore Pietro Bruno veniva rimosso e rimpiazzato dal questore di Trieste Gaetano Laino; il 26, "alla presenza di S.E il Prefetto, gr. uff. Fornaciari", il Segretario Federale del Fascio console Erminio Brusa (che evidentemente sapeva troppo) veniva trasferito e sostituito "dal nuovo segretario federale Rino Parenti (3)". Non solo. Probabilmente la milizia fascista aveva rastrellato tutta la zona incriminata; non si spiegherebbe altrimenti l'improvvisa mobilitazione di fedelissimi da Cuggiono (VA), da Como e dalla Brianza. Cercavano qualcosa? O nascondevano qualcosa? Fatto sta che la stampa dell'epoca riferisce che il 17 giugno venivano allertati "i Comandanti di Fascio, i Capi Centurie e gli aiutanti in seconda dei Fasci Giovanili di Combattimento" della cittadina di Cuggiono, che guarda caso è proprio tra Varese e Milano; e veniva messa in allarme la sede del Fascio di Carate in Brianza (4); la mobilitazione si estendeva sino a Como, ove il 23 giugno si approntava un imponente raduno di camice nere (5). E ancora, pochi giorni dopo l'atterraggio UFO, si precipitava a Milano, inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6). La versione ufficiale fornita dalla stampa fu che intendesse all'improvviso semplicemente visitare l'Ospedale Maggiore di Milano. Forse per incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del disco volante? Alla luce di questi nuovi elementi assume un diverso significato il martellante bombardamento mediatico con cui il Regime cercava, a mezzo stampa, di convincere e di convincersi che la propria Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva persino sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben altri argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo, da "Eva" alla cattolicissima "Alba" (che il 16 luglio '33 dedicava la copertina alle "Ali d'Italia") a "Lei" (con un pezzo sulle "aviatrici"). Il regime temeva chiaramente una perdita di autorità (7), tant'è che Mussolini in persona dovette ribadire, in prima pagina dalle colonne dal fedelissimo quotidiano "La Sera" pochi giorni dopo l'atterraggio, che lo Stato fascista non era soltanto "un guardiano notturno che si occupava della sicurezza personale dei cittadini..." (8). Eppure, proprio in quelle prime ore dell'alba la polizia segreta fascista aveva lavorato da guardiano notturno, non per la sicurezza dei cittadini, ma per la salvaguardia delle proprie istituzioni.
Sfortunatamente, hanno lavorato bene. La caccia ai documenti è un'impresa disperata. In primo luogo, questa ricerca è una lotta contro il tempo; i pochi testimoni che ricordano qualcosa si stanno spegnendo lentamente (e recentemente è deceduto, a 73 anni per un cancro al pancreas, il soldato italiano che collaborò con i servizi segreti inglesi nello studio delle foto di foo-fighters). Ancor più drammatica la ricerca di memoriali di membri del Gabinetto RS/33. Non è noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai suoi più stretti collaboratori o alle persone che gli furono vicine negli ultimi istanti di vita. La logica lo escluderebbe; in ogni caso, lo scorrere inclemente del tempo non ci favorisce: l'estate scorsa si è spento monsignor Salvatore Capula, per sessant'anni parroco della Maddalena a Cagliari, la persona che raccolse le ultime confessioni del Duce (9) e dal quale avrebbe avuto in custodia certi misteriosi diari, la cui esistenza continuò peraltro a negare. Ed è morto a Brescia, nel '96, forse l'unico partigiano che potesse saperne qualcosa, il professor Aldo Gamba di Gargnano (BS), che dopo la Liberazione fu responsabile della polizia militare per il Nord Italia. I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto il mondo per intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò di trarre in salvo prima della fucilazione. E Gamba rispondeva: "Non dirò niente a nessuno sull'impiego e sulla fine di quelle casse". Ma quando era assieme agli amici toccava spesso l'argomento. "Il 29 aprile del '45", diceva, "in qualità di capo della polizia militare feci sequestrare una delle casse con l'archivio segreto di Mussolini e la consegnai regolarmente alle autorità del nascente Stato Repubblicano". Fu forse grazie a ciò che fu possibile scoprire - come abbiamo già scritto nel numero di marzo di "UFO notiziario" - che la Repubblica Sociale Italiana aveva un suo RS (di cui parla lo scettico Marcello Coppetti nel volume "UFO arma segreta"). "C'erano altre quattro casse contenenti atti e scritture della segretaria Mussolini", confessava Gamba. "Due furono affondate nel lago di Garda. Per ottenere una sicura e rapida immersione, erano state zavorrate da grosse pietre. Le altre due, il 18 aprile a Gargnano, furono caricate su un camioncino con altro materiale della segreteria. Lo stesso giorno, di pomeriggio, anche Mussolini abbandonò Gargnano. Le due casse vennero abbandonate nella prefettura di Milano, ove si svolse l'ultimo breve Consiglio dei ministri. Il 29 aprile riuscii a far recuperare anche una di queste due casse. La seconda era sparita. Un giallo. Qualcosa era stato presumibilmente prelevato dal segretario particolare del Duce (10)". "Ma", informa lo storico Federico Pelizzari, "bisogna anche tenere presente che la sera del 26 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale aveva occupato la prefettura milanese di Corso Monforte, dove il 27 si era insediato Riccardo Lombardi, prefetto della Liberazione. Con lui arrivarono partigiani, patrioti improvvisati e guardie di finanza, che avranno rovistato nelle casse zincate aperte (11)". Le attuali veline del Gabinetto RS/33 finirono così nelle mani di un partigiano? "Abbandonati sul pavimento", continua Pelizzari, "furono trovati documenti di Mussolini degli anni '21, '25, '27, '36, '40. Dell'altra cassa neppure l'ombra. Aldo Gamba supponeva che il materiale fosse finito nelle mani dei servizi segreti americani o sovietici". É forse casuale che dopo la guerra proprio americani e russi iniziarono a costruite velivoli discoidali (l'Avro-car statunitense, il Galonska russo)? "Infine", conclude Pelizzari, "la cassa che era stata recuperata scomparve durante il trasferimento verso Roma. Ma non conteneva tuttavia rivelazioni storiche dirompenti, solo un pot-pourri di atti pubblici, di relazioni sui Consigli dei ministri, documenti su biografie fasciste...". Il 13 agosto scorso è morto anche Franco Campetti, l'artigiano che aveva ricevuto l'ordine dai fascisti di costruire le celebri casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che le casse ritrovate nei fondali del lago di Gargnano (aperte con grande enfasi alla presenza dell'on. Alessandra Mussolini) fossero quelle contenenti i documenti più segreti del Duce (12). Tali casse non vanno confuse con l'oro di Dongo, che secondo il settimanale elvetico "L'Hebdo" sarebbero state nascoste non lontano dal lago di Ginevra, e non sarebbero invece finite nelle mani dei partigiani che fucilarono il Duce (13). Le casse di Dongo contenevano l'oro sottratto dai fascisti alla popolazione, e dovevano servire per la nascita di un piccolo feudo mussoliniano in Svizzera, in Spagna o in America; le casse di Gargnano custodivano invece i dossier top secret del Fascio. Facile dunque che vi fossero anche i files UFO (ma sul come Mister X abbia potuto mettere le mani sui carteggi originali ho una mia teoria assai precisa, che spero presto di avvalorare...). Quanto sopra riportato è ciò che ci dice la cronaca. Da fonti ufficiali non vi è modo di avere risposta alcuna (sebbene i files fascisti dovrebbero essere custoditi alla Farnesina); non è questa una novità, peraltro: ad esempio i carteggi fra Winston Churchill e Mussolini sono stati cercato invano a Palazzo Chigi e non vi è traccia del loro passaggio negli archivi riservati della Presidenza del Consiglio all'epoca dei governi de Gasperi (14). Nulla si sa anche dal fronte partigiano. Del Gabinetto RS/33 non vi è traccia negli archivi dell'Associazione Nazionale Resistenza Partigiana (15) e la Fondazione Marconi di Bologna neanche risponde. Qualche altro documento segreto sarà sfuggito alla censura? Mistero. Casa Feltrinelli, la villa di Gargnano da cui Mussolini governò la Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati occultati altri documenti, è stata improvvisamente acquistata da un magnate, guarda caso americano... (16).
Relativamente più semplice è stato indagare sui membri del Gabinetto RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli! Nel 1973 nella sala della Caxton Hall di Londra l'astronomo scozzese Duncan Lunan presentava ai colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928 dal professor C. Stoermer in Norvegia. Gli echi erano, secondo Lunan (e secondo l'astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e reinviate sulla Terra con una serie precisa di pause ("ritardi") a mo' di messaggio intelligente, un po' come nel film "Contact".
Secondo Lunan gli echi erano stati rispediti ritardati sulla Terra da una sonda extraterrestre partita tredicimila anni fa da Epsilon di Boote. Al di là della bontà di queste conclusioni, ciò che mi ha molto meravigliato è stato scoprire che Marconi - capo del Gabinetto RS/33 e convinto assertore dell'esistenza di comunicazioni aliene - fosse assolutamente al corrente dell'esistenza di questi radiomessaggi! Ciò spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato incaricato di guidare il Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad un altro membro del team fascista, Giancarlo Vallauri, studiasse il radar per intercettare gli intrusi dallo spazio (17)! E si chiarirebbe il ruolo del progettista Gaetano Arturo Crocco, altro membro del Gabinetto RS/33, il primo in Italia a studiare, sin dal 1906, l'autorotazione - mediante eliche - dei velivoli. Chi meglio di lui poteva capire il funzionamento di un disco volante?
Di lui il giornalista aeronautico Cesare Falessi, che fu suo grande amico, mi confermò l'improvvisa fissazione per i viaggi nello spazio. Tale affermazione è documentata anche dallo studioso Franco Fiorio: "Il grande scienziato e pioniere astronautico italiano Crocco ha dimostrato fin dal 1950 come, mediante uno sfruttamento più efficiente dell'energia di fusione nucleare, il raggiungimento di velocità quasi-luce sia possibile e come ciò consenta di varcare, entro i limiti di tempo della vita umana, i confini del nostro sistema solare fino a distanze equivalenti a 34 anni luce, contenenti circa 480 stelle fisse della classe del nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema solare indipendente comprendente molti pianeti di svariate caratteristiche (18)".
Quanto a Marconi, citò gli echi di Stoermer in uno scritto inviato alla Reale Accademia d'Italia (di cui fecero in seguito parte i membri del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7 settembre 1930. "Nel 1928", dichiarò il fisico, "il prof. Stoermer di Oslo annunziò di aver potuto confermare delle osservazioni fatte dall'ing. Hals, riguardo all'esistenza di radio-echi ricevuti parecchi secondi dopo la trasmissione di ciascun segnale. Dato che la velocità delle onde elettriche è di circa 300.000 km al secondo, è necessario supporre che le onde causanti l'eco percorrano in certi casi centinaia di migliaia di chilometri. Infatti, nel corso di una conferenza tenuta ad Edimburgo nel febbraio di questo anno, il prof. Stoermer espresse il dubbio che alcune onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero riflesse dall'orbita della luna (19)". Guarda caso, proprio Crocco insisteva in quegli che si dovesse colonizzare il nostro satellite. Il Majestic 12 fascista era convinto che vi fosse qualcun altro sulla Luna?



http://www.silverland.info/documenti/incontri-e-dichiarazioni-storiche/

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