Maurizio Baiata
È dalla prima metà degli anni Cinquanta, quelli della guerra fredda, che schiere di persone ripongono nell’Amministrazione di Washington la speranza di un annuncio ufficiale sulla realtà del fenomeno UFO, inteso come il manifestarsi di forme di vita extraterrestre in interazione con il pianeta Terra. Una tale dichiarazione non si è mai avuta.
Ovvio, ma per l’esatto contrario di ciò che la pubblica opinione imbonita dal sistema possa pensare. Sarebbe infatti un controsenso se gli Stati Uniti, potenza che in molti credono in possesso di prove fisiche su UFO e loro occupanti e la cui politica ufficiale è stata la negazione sistematica del fenomeno e dei segreti ad esso correlati e legati alla sicurezza nazionale, dovessero scegliere di suicidarsi agli occhi del mondo intero dichiarando di aver mentito spudoratamente e di aver occultato la verità per quasi 70 anni. Questo riguarda anche le nazioni satellite degli USA, Italia inclusa.
Ad alimentare speranze di “UFO disclosure” è da poco arrivata la nomina di John Podesta a consigliere del presidente Obama, un ruolo politico di rilevanza internazionale, alla Kissinger, per intenderci. Del democratico italoamericano sono noti l’interesse e l’impegno in campo ufologico. Podesta ha ripetutamente sollecitato il governo USA a declassificare alcuni dei casi più importanti degli ultimi 25 anni, ai fini di ottenerne dati utili per lo studio scientifico del fenomeno e, in seconda istanza, per mostrare un’altra faccia dell’amministrazione di Washington rispetto al cover-up sulla questione ...
È dalla prima metà degli anni Cinquanta, quelli della guerra fredda, che schiere di persone ripongono nell’Amministrazione di Washington la speranza di un annuncio ufficiale sulla realtà del fenomeno UFO, inteso come il manifestarsi di forme di vita extraterrestre in interazione con il pianeta Terra. Una tale dichiarazione non si è mai avuta.
Ovvio, ma per l’esatto contrario di ciò che la pubblica opinione imbonita dal sistema possa pensare. Sarebbe infatti un controsenso se gli Stati Uniti, potenza che in molti credono in possesso di prove fisiche su UFO e loro occupanti e la cui politica ufficiale è stata la negazione sistematica del fenomeno e dei segreti ad esso correlati e legati alla sicurezza nazionale, dovessero scegliere di suicidarsi agli occhi del mondo intero dichiarando di aver mentito spudoratamente e di aver occultato la verità per quasi 70 anni. Questo riguarda anche le nazioni satellite degli USA, Italia inclusa.
Ad alimentare speranze di “UFO disclosure” è da poco arrivata la nomina di John Podesta a consigliere del presidente Obama, un ruolo politico di rilevanza internazionale, alla Kissinger, per intenderci. Del democratico italoamericano sono noti l’interesse e l’impegno in campo ufologico. Podesta ha ripetutamente sollecitato il governo USA a declassificare alcuni dei casi più importanti degli ultimi 25 anni, ai fini di ottenerne dati utili per lo studio scientifico del fenomeno e, in seconda istanza, per mostrare un’altra faccia dell’amministrazione di Washington rispetto al cover-up sulla questione ...
Cosa potrebbe convincere Washington a dire la verità?
Si sa peraltro dell’impotenza totale – anche per senatori e deputati – di accedere ai dati secretati dalle agenzie governative di sicurezza e dalle strutture di intelligence militari che da sempre gestiscono il muro di gomma sugli UFO, in America come in altri Paesi. Si pensi ad esempio della richiesta del senatore Barry Goldwater di accedere alla non tanto mitica “Blue Room” della base di Wright-Patterson, respinta.
In effetti, il nocciolo della questione UFO/ET non è nelle mani di un apparato politico palese, come il Congresso, o il Senato degli Stati Uniti, né in quelle di altri vertici istituzionali rappresentati da figure democraticamente scelte dall’elettorato. Il potere di decidere se, come e quando rivelare al mondo l’esistenza del fenomeno UFO e la sua possibile matrice extraterrestre o extradimensionale, è appannaggio di strutture che nulla hanno a che fare con il potere politico legalmente costituito.
Negli Stati Uniti, gli osservatori e gli studiosi di Storia maggiormente attenti alla questione ritengono che solo su decisione congiunta di diverse fazioni facenti capo ai servizi segreti si potrà giungere a una svolta per una situazione voluta in stallo da decenni.
Il che esclude anche organismi “super partes” come le Nazioni Unite, ultima spiaggia dove l’onda lunga delle istanze ufologiche da tempo si rifrange senza alcun effetto tangibile. A nulla sono servite le presunte interrogazioni ufficiali dibattute in sedi ONU da gruppi di plenipotenziari che, si è ventilato, negli anni possano saltuariamente essersi appartati in un’aula del Palazzo di Vetro per monitorare la questione e deliberare decisioni in tal senso. Pura fantapolitica a porte chiuse.
Eppure un Presidente USA come Ronald Reagan ebbe il coraggio, o la sfacciataggine, di portare la questione all’attenzione di un’Assemblea ONU. Che si fosse trattato di una sua mera “fantasia” (come lui stesso la definì più volte), o di un’esternazione altrimenti motivata – ad esempio dalla necessità di implementare lo Scudo Spaziale della Strategic Defense Initiative (SDI), Sistema di Difesa Satellitare noto come Guerre Stellari – fatto sta che Ronald Reagan invitò il consesso internazionale a considerare l’ipotesi di una minaccia aliena proveniente dallo spazio esterno e in maniera tanto seria da indurre le nazioni a superare rivalità e divisioni per unirsi e fronteggiare tale emergenza.
Siamo nella seconda metà degli anni ’80 e il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Colin Powell, come riferì allo storico della Casa Bianca Lou Cannon, a stento contenne un Reagan che in svariate altre occasioni avrebbe espresso le medesime paranoiche preoccupazioni di invasioni aliene. Ad esempio nel 1987, durante un pranzo con il ministro degli Esteri sovietico, Reagan ripropose l’interrogativo: “Cosa accadrebbe se fossimo attaccati da esseri extraterrestri? Le nostre conversazioni diverrebbero del tutto irrilevanti” e la risposta di Eduard Shevardnadze fu: “In tal caso, probabilmente non dovremmo neppure curarci di organizzare incontri fra i nostri ministri della difesa”. Ad interpretarle, le parole del ministro georgiano, denotavano la totale impotenza delle superpotenze in materia di armamenti atti a contrastare oggetti volanti sconosciuti.
A riprova della “sincerità” dei Russi in questo campo, ai primi di Ottobre del 2013, Sergey Berezhnoy, vice direttore del Centro Controllo Spaziale Titov, nei pressi di Mosca, dichiarava durante una conferenza stampa: “Sfortunatamente, non siamo pronti a fronteggiare minacce provenienti da civiltà extraterrestri. Il nostro centro non dispone dei mezzi necessari. Ci sono troppi problemi sulla Terra e nelle vicinanze”.
Dal Centro Spaziale Titov dipende l’80 per cento del controllo Difesa Aerospaziale della Russia, sia per i sistemi satellitari, sia per quelli missilistici entro e fuori dell’atmosfera terrestre.
Tornando allo scenario americano, le amministrazioni successive a quella di Reagan, segnatamente quelle di Clinton e dei due Bush, non hanno aggiunto altro sul piano dell’ufficialità rispetto al contesto UFO, eccezion fatta per l’ammissione di Clinton in merito all’esistenza dell’Area 51, un fatto dovuto all’opinione pubblica.
Chi si attendeva un cambiamento di rotta con l’insediamento di Obama ha dovuto ricredersi. La sua visione sul pericolo della proliferazione nucleare e sulla necessità del disarmo portata all’attenzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel Settembre 2009 e il conferimento del Nobel per la Pace il 10 Dicembre dello stesso anno a Oslo, Norvegia, fecero sperare in un ruolo attivo del Presidente USA nel disclosure (divulgazione palese) sull’esistenza di visitatori extraterrestri. Come dire, se un presidente USA vuole affrontare questioni fondamentali che riguardano il pianeta nella globalità, è auspicabile si prodighi anche per la UFO disclosure.
Dalla Casa Bianca invece non è mai arrivato alcunché.
Nel Febbraio 2008 circolarono voci in merito a discussioni segrete in seno alle Nazioni Unite. Al tavolo di tali trattative, si disse, sarebbero stati presenti i delegati di 30 nazioni che avrebbero concordato un annuncio “urbi et orbi” di lì a non più tardi della fine dell’anno successivo.
Una chimerica e mastodontica leggenda geopolitica. Nessun alto esponente di governo, nessuno scienziato, nessun prelato è mai apparso in televisione, su mandato di una commissione ONU che avesse dato il via libera a simile divulgazione.
Per via di due ostacoli insuperabili. Il primo, tecnocratico: potenti strutture militari quali la US Navy e i comparti industriali-tecnologici e finanziari legati a gruppi quali il Bilderberg e la Commissione Trilaterale gestiscono in segreto la materia. Quindi, qualunque istanza, proveniente da diplomatici delle Nazioni Unite, verrebbe invalidata sul nascere e non potrebbe che risolversi in un fallimento di fronte a queste colossali mura del silenzio. Il secondo, ideologico e pratico: non basta il prendere atto che gli UFO continuano ad apparire ovunque per convincere l’ONU ad appoggiare il disclosure, in quanto l’ONU è un’organizzazione che condivide con la NATO il mandato del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
In questa ottica, ammettere l’esistenza del fenomeno UFO quale proveniente dallo spazio esterno, non conoscendone le motivazioni, significherebbe dover prospettare la questione sul piano della difesa dei Paesi facenti capo alla NATO. Allarme generale.
L’impossibilità di giungere a una risoluzione ONU in tema UFO è provata dal tentativo di Sir Eric Gairy, Primo Ministro e Ministro degli Esteri della piccola isola caraibica di Grenada, che il 12 Ottobre 1978 introdusse il tema all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dal suo discorso scaturì un’audizione ufficiale tenutasi all’ONU il 28 Novembre 1977 e ai cui lavori come consulenti presero parte grossi calibri dell’ufologia mondiale quali Joseph Allen Hynek, Jacques Vallée e Stanton Friedman. Il 18 Dicembre 1978, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò per la delibera 33/426, invitando gli Stati membri dell’ONU «a compiere i passi adeguati per coordinare, a livello nazionale, la ricerca scientifica e l’indagine sulla vita extraterrestre, compresi gli oggetti volanti non identificati, e informare il Segretario Generale delle osservazioni, della ricerca e della valutazione di queste attività». Su pressioni degli Stati Uniti e, da documenti emersi recentemente, anche da parte della Gran Bretagna, la risoluzione ONU sugli ET sarebbe rimasta per sempre lettera morta. Un bel ricordo e un fiore all’occhiello per gli ufologi di maggior rango, nonché per lo sfortunato Sir Eric Gary, deposto a tempi record mediante golpe finanziato dalla CIA.
Eppure, a quei sistemi che si oppongono attraverso il mantenimento della segretezza alla pubblica divulgazione della questione UFO e delle sue enormi implicazioni per il futuro stesso di questo pianeta, dovrebbe ormai apparire chiaro che il temuto crollo delle democrazie occidentali non potrà essere causato dall’UFO disclosure.
Il panico, i disordini sociali, la perdita di controllo sulle masse, da sempre paventati per giustificare la segretezza con ogni mezzo, da anni sono superati e sembrano irrisori di fronte ad altri problemi di portata globale.
Eliminando gli Stati Uniti per le molte ragioni su esposte, restano la Russia e la Cina – potenze terrestri in grado di proiettarsi nello spazio esterno – a poter dire qualcosa.
mauriziobaiata.net
Pubblicato da Catherine
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