lunedì 10 febbraio 2014

Amore cristiano, amore cattolico, amore dantesco, amore moderno, amore satanico.

Paolo Franceschetti

1. Premessa.
2. L'amore Cristiano.
3. L'amore per la Chiesa cattolica.
4. L'amore Dantesco e dei Fedeli d'Amore.
5. L'amore moderno.
6. L'amore satanico e l'amore per le società segrete che operano il sacrificio umano.
7. Letture consigliate.


1. Premessa.

Questo articolo è non solo lungo, ma anche abbastanza complicato, e presuppone la lettura (e l’assimilazione) di due articoli precedenti: quello sulla magia, e quello sul vero messaggio cristiano. Presuppone anche la conoscenza dei principali punti della storia dei Rosacroce, della massoneria e della Chiesa cattolica.
Diversamente ne è sconsigliata la lettura perché risulterebbe un articolo astratto e privo di senso razionale.
Nel precedente articolo sul vero messaggio cristiano avevamo spiegato la manipolazione spirituale della società, di come questa sia avvenuta sottraendo l’amore dalla società ad opera della Chiesa, e di come questo sistema sia stato nei secoli combattuto dalle società segrete.
Questa volta approfondiremo il concetto di amore.
Spiegheremo dapprima il concetto di amore che Cristo divulgava col suo insegnamento, per vedere come esso venne stravolto e manipolato dalla Chiesa cattolica al fine di distruggerlo ed estirparlo dalla società.
Accenneremo poi a come l’amore venne concepito da Dante e dalla organizzazione cui egli apparteneva (i Fedeli d’Amore), concezione che è poi la stessa dei Rosacroce: proseguiremo con il concetto di amore moderno, ripreso dalla New Age e da molti altri movimenti, cristiani o non, per finire con il concetto di amore che hanno i satanisti e chi si dedica al male.
Questo articolo quindi si salda con il precedente,

2. L’amore Cristiano.

Il messaggio fondamentale di Cristo è l’amore. Per amore però non deve intendersi un generico e smielato “voler bene” al prossimo, ma un concetto molto più ampio.
L’amore deve essere inteso come forza attrattiva, forza vitale, ciò che muove ogni cosa. Per intenderci: è solo grazie all’amore che nascono i figli; è grazie all’amore per un certo lavoro che nascono idee nuove, concetti nuovi, prodotti nuovi.
Quindi in primo luogo l’amore è la forza che ha generato il mondo e gli esseri umani, ma anche tutto il resto.
Lì dove non c’è amore, c’è la distruzione.

Il termine amore viene da a-mors, senza morte. L’amore è infatti il contrario della morte, perché solo dove c’è amore c’è vita; dove c’è morte, non c’è amore, ma c’è la distruzione, l’odio, o il nulla.
Quando una persona non si ama, o non ama la vita, entra in depressione, e muore. Se tutti gli esseri umani venissero privati della forza vitale e della voglia di vivere, cesserebbero anche di lavorare, amare, darsi da fare; e il mondo cesserebbe di esistere.
Ecco perché la creazione, si dice, è il frutto dell’amore di Dio: perché amore e creazione vanno di pari passo.
La creazione dell’universo, quindi, è frutto di un atto di amore.

Molti sostengono che esistano due soli sentimenti: amore e paura, che non sono l’uno l’opposto dell’altro, ma sono la stessa realtà su due piani diversi dell’essere. La paura è l’amore degradato, l’amore è la paura sublimata. Avere paura, infatti, significa avere la morte dentro; all’opposto, l’eroe, cioè l’uomo senza paura, è colui che ha sublimato la paura e che è vivo dentro. Eroe, non a caso, deriva dal termine greco eros, che significa, infatti, amore (D’Anna).
Un’altra definizione dell’amore è che esso sia quel sentimento che mi spinge a dare la vita per ciò che suscita. Se amo tanto una cosa o una persona, posso dare la mia vita per quella cosa o quella persona.
Anche in questo senso si può parlare di amore.

In secondo luogo, essendo noi figli di Dio, creati ad immagine e somiglianza di Dio, e quindi parti di Dio, simili a lui, abbiamo la sua stessa forza creativa e vitale.

L’amore per Cristo, quindi, è tutto ciò che ci muove, e deve essere inteso in vari sensi:
- amore per l’altro (“ama il prossimo tuo…”)
- amore per se stessi (“…come te stesso”)
- amore per le cose che facciamo (la parabola dei talenti, ad esempio)
- amore per Dio (il Padre Nostro; “come il Padre ha amato me, io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” Gv 15,6)
- amore per la vita (le beatitudini, l’atteggiamento di Gesù con i bambini, la parabola del convito nuziale, ecc.).
Il tutto, prendendo lui come esempio: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi, da questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35 e 13,12 e 13,17; si tratta cioè di un comandamento ripetuto addirittura tre volte nel Vangelo di Giovanni, il che indica che la sua importanza è al di sopra di ogni altro concetto).

Essenziale per lo sviluppo dell’amore (sia verso se stessi sia verso l’altro) è la forza di volontà: “la tua fede ti ha salvato”, dice Gesù alla donna che era convinta di poter essere guarita toccando il suo mantello; come dire: la tua fede (non io, non Dio) ti ha salvato.
In un altro passo esplicitamente si dice: e tutto quello che chiederete con fede nella preghiera lo otterrete (Mt 21,21).
Forza di volontà e amore vanno di pari passo, perché solo l’amore può spingerci a fare cose altrimenti impossibili.
Una cosa fatta con amore riuscirà sempre bene; una cosa fatta senza amore spesso è priva di vita, brutta, senza energia.
Non si tratta di concetti complicati; si tratta solo di concetti difficili da applicare nella realtà, ma esistono metodi e tecniche per sviluppare l’amore in noi stessi.
Tali metodi e tecniche non sono indicate nei Vangeli, ma erano ben conosciute e praticate dalla comunità essena da cui Gesù proveniva e in seno alla quale era stato istruito.

C’è un punto poi della dottrina cristiana che è chiarissimo leggendo i Vangeli, ma che è spesso trascurato negli studi sulla figura di Cristo: quello dei miracoli.
Cristo faceva grandissimi miracoli (la moltiplicazione dei pani e dei pesci, guarigioni, risuscitava i morti) e poteva farli in virtù del suo amore per Dio e per il prossimo.
Lo sviluppo della facoltà di amare al massimo livello porta alla possibilità di operare miracoli e chiunque può operarli. Cristo infatti invitava gli altri ad imitarlo, credendo possibile che una persona potesse imitarlo in tutto, compresa la sua capacità di operare miracoli.
Ovviamente molti storici della figura di Cristo, essendo atei (ma sarebbe più corretto dire che tale atteggiamento deriva da ottusità mentale, potendo ben esistere atei aperti di mente), devono negare i miracoli operati da Gesù spiegandoli come superstizioni di fedeli che ne volevano mitizzare la figura (come dice Bart Ehrman nel suo recente “Gesù è davvero esistito”); oppure li spiegano adducendo che essendo Gesù figlio di Dio era in grado di operare cose straordinarie, in tal modo creando una frattura tra Cristo, che diventa un Dio irraggiungibile, e gli esseri umani normali, e così troncando alla radice ogni tentativo di prendere la figura di Cristo come modello da seguire per la propria vita.

3. L’amore per la Chiesa cattolica.

La Chiesa cattolica ha operato una grandiosa operazione per distruggere in radice il messaggio cristiano.
In primo luogo non ha predicato l’amore assoluto, ad ogni costo, ma solo un amore condizionato al rispetto delle regole dettate dalla Chiesa, con l’odio e la giustificazione dell’omicidio per gli eretici, i non cattolici, i nemici in genere.
In linea di massima la Chiesa Cattolica, nel farsi unica portatrice dell’autentico messaggio di Cristo ha seguito questo protocollo:
- Ha omesso di spiegare in cosa dovrebbe consistere l’amore di cui parla Cristo.
- Ha spostato l’attenzione su temi assolutamente non centrali del pensiero di Cristo, se non addirittura inventati di sana pianta, come la trinità, la verginità della Madonna, l’ascesa al cielo, ecc., sì che per secoli non ci si poteva neanche proclamare “cristiani” se si metteva in dubbio la morte in croce o la resurrezione, cioè aspetti assolutamente non fondamentali per “portare il regno di Dio sulla terra” o per rendere felice un individuo, e appagato nel suo rapporto con Dio.
- Ha tolto l’amore dalla maggior parte delle manifestazioni della vita sociale e spirituale, spingendo le persone a preoccuparsi di seguire una serie di regole, ma senza amore o passione per queste regole.
- Ha evitato accuratamente di insegnare come sviluppare l’amore e la forza di volontà; anzi, ha cercato addirittura di distruggere la forza di volontà dell’individuo, e di soffocarne l’amore.
- Ha elevato Cristo al rango di un Dio. Non a caso, nonostante Cristo non fosse venuto per creare una nuova religione, nacque il “Cristianesimo”, al fine – come abbiamo spiegato – di distruggere la portata eversiva e rivoluzionaria del suo messaggio; Cristo in realtà era venuto per precisare le parole di Mosè da una parte (Gv 5,46: se infatti credeste a Mosè credereste anche a me), e non aveva una sua dottrina: “la mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato” (Gv 7,16); altrove si legge: “chi crede in me non crede in me, ma in colui che mi ha mandato, e colui che vede me, vede colui che mi ha mandato” (Gv 12,45).
- Ha fatto credere che i miracoli potesse compierli solo Cristo, in quanto figlio di Dio, o eccezionalmente, dei Santi particolarmente in comunione con Dio (e quando sono comparsi sulla scena personaggi particolarmente santi in grado di fare miracoli, ha fatto di tutto per distruggerne l’immagine, come è successo ad esempio per Padre Pio; se poi i miracoli provengono da uno yogi o da un monaco buddhista, questi non vengono minimamente presi in considerazione).
- Ha, in poche parole, spostato l’attenzione dal messaggio al messaggero, cosicché l’essenza del cristianesimo non è stato più l’amore con i suoi corollari, ma il “credere in Cristo”. Scrive Hans Kung che la sostanza della fede Cristiana è il “credere in Cristo”; non c’è religione cristiana senza la dichiarazione “Gesù è il messia, il Signore, il figlio di Dio”. E chi prova a parlare di amore, e di messaggio cristiano, viene tacciato spregiativamente di essere un “seguace della new age”.

Per capire come sia stata effettuata una sistematica e voluta manipolazione del messaggio di Cristo, basta pensare – come ho già notato in altre sedi – che la maggior parte dei testi sul cristianesimo non ha, spesso neanche nell’indice analitico, il termine “amore”, il che è un po’ come se in un’enciclopedia dell’automobile non ci fosse la voce “motore”. Il che non vale, ovviamente, per quei teologi dissidenti come Hans Kung che però si contano sulle punte delle dita e, soprattutto, per i loro insegnamenti “eretici” sono stati messi al bando dalla comunità cattolica.
La voce “amore” è completamente assente anche nei dizionari delle religioni.

Al fine di capire il concetto di amore cattolico, voglio riportare per intero la definizione (che trascrivo testualmente) di un prete, don Floriano Abrahamowicz, famoso per aver celebrato una messa in suffragio di Erich Priebke, con cui ho avuto un’interessante confronto durante un programma su Radio Ryar.
Essendomi stupito di come il prete giustificasse eventi come l’eccidio dei Catari o lo sterminio dei Nativi Americani, gli ho fatto notare che Cristo aveva predicato l’amore, e quindi a quel punto chiesi a quale concetto di amore lui facesse riferimento. La sua definizione è stata questa:
Non esiste amore senza conoscenza.
L’amore cristiano è quello che risulta dalla conoscenza di Dio, attraverso la fede, che è conoscenza, e in seguito a quello io vivo nei comandamenti e nei consigli del Vangelo, e così io amo Dio. Ma l’amore è una parola passepartout. Il vero amore è il potenziamento totale della nostra più nobile facoltà, che è la volontà, che attinge e desidera attraverso azioni, un Dio che si è rivelato, attraverso Gesù Cristo.
E’ questo l’amore, l’amore in Gesù Cristo. Ma questo amore è stato distrutto ed è stato rimpiazzato da un vago termine di amore.

Ora, a parte il dubbio accostamento tra fede e conoscenza, la cosa che colpisce è come l’amore, per costui, sia solo l’amore per Gesù; il che permetterebbe guerre, omicidi, ecc., se commessi per difendere la propria fede o per eliminare eresie. Tutto ciò, tra l’altro in palese contrasto col fatto che Gesù stesso parlò di “amare il proprio nemico”(Mt 5,43) e disse esplicitamente “se uno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; non sono venuto infatti per condannare il mondo, ma per salvarlo” (Mt 12,47).
La messa per Priebke, quindi, non è stata officiata da padre Abrahamowicz per i motivi che uno potrebbe pensare, cioè l’idea che chiunque, anche l’assassino, è un figlio di Dio, e che tutti sono strumenti di Dio; il motivo è invece molto più banale, ed è rintracciabile solo nel fatto che Priebke era un bravo cattolico.

Non c’è da meravigliarsi se con un simile concetto di amore, nei secoli, siano stati sterminati milioni di esseri umani.

Dal punto di vista simbolico, si può notare che Roma, che dichiarò il cristianesimo religione ufficiale e da cui nacque la Chiesa cattolica, ha nel suo nome proprio il contrario dell’amore cristiano; leggendo il sostantivo Roma al contrario, infatti, si legge amoR.
Roma cioè conteneva, anche nel nome, il contrario del messaggio cristiano. E non a caso la Chiesacattolica si chiama anche Chiesa cattolica e apostolica “Romana”, eleggendo in Roma la sua sede.
Chiunque sia esperto di esoterismo e di simbolismo capisce immediatamente la portata di questa osservazione.

Sempre non per caso, la Chiesa cattolica scelse come simbolo elettivo del cristianesimo l’immagine di Cristo in croce. Non scelse, cioè, l’immagine di Cristo che predica, di Cristo che è figlio di Dio, o di Cristo che risorge, ma l’immagine di Cristo torturato e sofferente. Sceglie, cioè, dei trentatré anni ufficiali in cui Cristo visse, proprio l’immagine riferentesi al momento in cui Gesù è risultato soccombente – sia pure per poco – alle forze del male.

4. L’amore Dantesco e dei Fedeli d’Amore.

I Fedeli d’Amore si chiamavano così non perché cantavano l’amor cortese, come ci tramanda la letteratura ufficiale, ma perché erano fedeli a quell’amore che costituiva la vera essenza dell’amore cristiano.
Questo concetto è ben espresso nell’ultimo verso della Divina Commedia, ove si dice”l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
In questo verso è chiarissimo il concetto di amore cui fa riferimento Dante e cui, a maggior ragione, non potevano non fare riferimento i Fedeli d’Amore.
Non quindi l’amore per la donna angelicata, umano e smielato, al limite del demenziale, che ci è stato insegnato a scuola, ma l’amore divino, di cui l’uomo ne costituisce una scintilla; l’amore come forza creativa, come forza di attrazione verso qualcosa o qualcuno.

Si spiega quindi, alla luce di questi concetti, anche il vero significato del simbolo dei Rosacroce (o perlomeno uno dei tanti).
La Rosa, che è simbolo d’amore, sta al centro della croce perché i Rosacroce vogliono riportare al centro del massaggio cristiano, non la morte in croce di Cristo, ma il suo messaggio, che è l’amore.
I cattolici, ponendo come principale oggetto di culto il crocifisso con la rappresentazione della morte di Cristo, hanno utilizzato un’immagine di morte.
I Rosacroce, volendo riportare alla luce il vero messaggio cristiano, pongono al centro della loro dottrinala Rosa, cioè l’amore. Sostituiscono quindi l’immagine di Cristo sofferente con l’immagine della rosa; la vittoria della morte e di Satana con un’immagine di vita e di amore.
Si può così capire anche il significato della Candida Rosa dei beati che Dante, arrivando in Paradiso, trova proprio al culmine del suo cammino: in pratica l’autore vuol dire che, alla fine del suo viaggio, egli si immerge nella Rosa, cioè nell’amore divino.
La Candida Rosa è costituita dai beati, perché essendo ogni uomo il riflesso e l’immagine di Dio, essendo cioè ciascun uomo una “particella di Dio”, Dio stesso può essere rappresentato come la somma di tutte le anime che hanno raggiunto un grado di elevazione spirituale tale da essersi ricongiunte alla fonte originaria di tutte le cose, cioè, appunto, Dio.

Si può a questo punto capire perché i Rosacroce praticavano la magia (e perché la Chiesa cattolicacercasse in tutti i modi di proibirla, anche oggi).
La magia, che potrebbe essere anche definita come l’arte di produrre miracoli, è possibile quando l’uomo ha realizzato se stesso e potenziato le sue facoltà, e riesce ad agire in accordo con la volontà di Dio. A quel punto il mago opera veri e propri “miracoli” sia nella sua vita che in quella altrui.
I Rosacroce quindi insegnavano (e insegnano) tecniche di meditazione, concentrazione, sviluppo della mente e dello spirito, idonei poi a produrre veri e propri miracoli nella propria vita soprattutto, ma anche in quella altrui.
Da questo punto di vista si può ben capire perché la Chiesa perseguitasse chi praticava la magia, che è stata quindi da sempre praticata in segreto, protetta dal silenzio iniziatico richiesto agli affiliati.

6. L’amore moderno.

In epoca moderna, dopo duemila anni, la Chiesa cattolica ha fallito nel suo intento di distruggere il messaggio di Cristo, perché l’amore, in altre forme e per altre vie, è comunque penetrato.
Quanto alla figura di Cristo, nonostante il continuo tentativo di distruggerne la vitalità, essa è più viva che mai; basti pensare che mediamente esce, nel mondo, un nuovo libro al giorno basato sulla sua figura, e molti di questi libri sono idonei, per il loro contenuto, a far scoprire il vero messaggio iniziatico da questi trasmesso.
Da questo punto di vista, quindi, sia il messaggio che la figura di Cristo sono più vivi che mai, specie nel momento in cui ci si accorge dei punti di contatto che essi hanno con le dottrine di altre religioni.

Anche Rosacroce e Templari – e quindi la Massoneria, che costituisce la più grande creazione di questi gruppi – hanno però fallito nel loro intento di contrastare il messaggio cattolico e riportare l’amore al centro della croce, essendosi trasformati in un’organizzazione che negli ultimi secoli tutto ha fatto, tranne che portare l’amore nella società.
Come ripete spesso Carpeoro, la massoneria cessa infatti di esistere e fallisce nella sua missione, nel 1717.
Quindi è vero, come ho detto altrove, che la massoneria detiene la verità sulla figura di Cristo, e che la lotta tra massoneria e Chiesa cattolica nei secoli è avvenuta anche tramite ricatti reciproci che avevano come oggetto la divulgazione o meno della verità su Cristo e sul suo vero messaggio; ma è altrettanto vero che questo messaggio la massoneria lo ha solo “detenuto”, non “divulgato” e soprattutto non “applicato”.
Per fortuna l’amore, come concetto, è universale; di conseguenza da ogni parte del mondo, nelle forme più svariate, esso viene introdotto e comincia a prendere piede ovunque.

Innanzitutto esso è stato portato avanti dai santi di tutte le religioni.
Nella religione cristiana si va da santi ufficiali come San Francesco, Santa Teresa D’Avila, Padre Pio, a persone non conosciute come tali, ma ugualmente sante, come Natuzza Evolo o alcuni preti di campagna.
Nella religione buddhista, santi come Milarepa, Nichiren Daishonin, Thich Nhat Hanh.
In quella induista Ramana Maharshi, Ramakrishna, Sri Aurobindo, Sri Yuktesvar, i fondatori degli Hare Krishna e della Brahma Kumaris, e tanti altri.
In quella musulmana Abu Nasr Al-Sarraq, Abu Isain Al-Nuri (che diceva “la conversione è che tu ti converta da tutto ciò che non è Dio”), Abu Quasim Al-Qusayri.

Il messaggio di amore cristiano è stato portato avanti poi da maestri spirituali in ogni parte del mondo; si va da maestri famosi, come Yogananda, Aivanhov, Osho, Krishnamurti, Steiner, a maestri meno famosi ma non per questo meno elevati spiritualmente.

Un grosso lavoro in tal senso è stato fatto anche ad opera della New Age.
Molti accusano la New Age di essere voluta dalla massoneria (accusa facile; la maggior parte dei fenomeni contemporanei in Occidente sono voluti o dalla massoneria o dalla Chiesa cattolica), ma l’accusa è ridicola, in quanto viene etichettato in questo modo tutto ciò che non rientra in una delle religioni tradizionali.
In sostanza, è new age tutto ciò che parla di amore e spiritualità senza etichette.
Da questo punto di vista, quando mi si “accusa” di essere “troppo new age”, rispondo “per fortuna, e me ne vanto”.
La verità invece è che la New Age ha l’immenso merito di aver introdotto il concetto di amore, sdoganandolo dalla pastoie cattoliche che lo volevano relegato solo all’amore per il cristiano.

Di recente poi si sta espandendo sempre di più la cosiddetta Legge dell’Attrazione, che altro non è se non uno degli aspetti del messaggio cristiano, ma comune anche ad altre religioni come il buddhismo e l’induismo. La legge dell’attrazione è chiamata infatti anche “Legge dell’Amore”.
Non a caso Rhonda Byrne, colei che più ha diffuso la legge dell’attrazione con il capolavoro “The Secret”, ha pubblicato in sequenza altri due libri: “The Magic” (sull’arte del ringraziamento al divino) e “The Power”, un libro interamente dedicato all’amore, che ingloba anche i concetti dei due libri precedenti.
Scrive l’autrice che è l’amore il motore dell’universo, proprio come dice Dante (citato infatti dalla Byrne, insieme a – guarda tu che caso – Bernardo di Chiaravalle).

Questi libri, e queste correnti, nate come volgarizzazioni di concetti spirituali, quasi come una spiritualità da supermarket, hanno però il grandissimo pregio di avvicinare le persone alla spiritualità, lì dove le religioni tradizionali, per l’ottusità dei loro aderenti e per la complessità delle loro dottrine, che hanno reso impossibile enuclearne i tratti essenziali, hanno fatto allontanare la gente dalla vera spiritualità.
In pratica, la legge dell’attrazione, diffusa soprattutto in America ad opera di scrittori come Joe Vitale, Bob Proctor, Mel Gill e tanti altri (ma soprattutto da Rhonda Byrne), è solo apparentemente materialista, ma in realtà introduce gradualmente dentro al complesso mondo della spiritualità, facendo fare il primo passo a coloro che ne sono a digiuno.
Viene permesso così a molti “profani” di conoscere in forma semplice e accessibile alcuni dei segreti fondamentali che fino ad oggi erano appannaggio solo degli iniziati. Non a caso il secondo libro della trilogia di Rhonda Byrne si intitola “The Magic”, probabilmente per contrapporlo e richiamare “Magick” di Aleister Crowley.
Diffusi in questo modo, i concetti di amore e forza di volontà sono penetrati un po’ ovunque, perché non sono stati “fermati” dai poteri forti, non essendo stati riconosciuti come messaggi pericolosi; tutto questo ha permesso che tali libri fossero divulgati per il mondo in milioni di copie.

Ricapitolando, “The Secret” e tutta la letteratura sulla legge di attrazione, possono essere quindi il primo timido approccio di persone completamente atee verso un mondo diverso rispetto a quello presentatoci ufficialmente dalla cultura dominante, prima tappa di un percorso spirituale il cui fine ultimo è quello che Gustavo Rol chiamava “il vivere in completo accordo con Dio”.

Anche in corsi che, apparentemente, non c’entrano niente con l’amore o la spiritualità, si parla in realtà sempre di amore. Il concetto di base della formazione motivazionale in campo lavorativo è infatti la passione e l’amore per ciò che si fa.
In un bell’esempio che ha fatto Roberto Re, un formatore motivazionale italiano, il cui scopo è motivare la gente nel proprio lavoro, si parla dell’amore in questi termini: se una donna non riesce a fare una cosa, vedete però che forza tira fuori nel momento in cui la stessa cosa la deve fare per difendere il figlio; allora potrete scoprire che quella donna che non aveva la forza di reagire potrà diventare una tigre. Lui non lo chiama espressamente amore, ma di quello si tratta. L’amore, cioè, può muovere una persona a fare quel che normalmente non riesce a fare.
Senza amore non c’è forza vitale. Con l’amore, si può fare qualsiasi cosa.

Anche la psicologia e la psicanalisi, pur con tutti i loro limiti e difetti, possono comunque introdurre le persone alla spiritualità. Abituando il paziente all’amore per se stesso, si pone spesso la prima pietra per poter poi costruire l’amore per gli altri, per il proprio lavoro, per la famiglia, e per il mondo circostante.
La psicologia abitua le persone al fatto che possano funzionare solo i rapporti di coppia basati sull’amore; che rendono bene e producono le persone che lavorano per amore del proprio lavoro; e che in generale fanno bene le cose, quelli che amano l’attività che svolgono.
Il primo presupposto per poter amare il proprio lavoro, gli altri, il mondo, è però l’amore per se stessi, concetto troppo spesso trascurato e messo da parte, quando addirittura non vene insegnato fin da piccoli il contrario.
Dall’amore per se stessi e per gli altri, il passo per la scoperta dell’amore di Dio, che muove il sole e l’altre stelle, è abbastanza breve.

Quanto al problema dei miracoli, chiunque viva secondo principi spirituali, è abituato ad essi. L’esoterista è abituato ai miracoli, come il mago, e non se ne stupiscono.
In certe culture li si dà per scontati e chi li vive non tende neanche a sottolinearli. Uno dei libri spirituali più importanti mai pubblicati, “Autobiografia di uno Yogi”, parla continuamente dei miracoli fatti, visti, e subiti dall’autore Yogananda; tali miracoli sono stati confermati a centinaia di persone che in alcuni casi sono tuttora viventi, ma essi vengono considerati assolutamente normali e non vengono raccontati in modo particolarmente enfatico.
Una corrente spirituale cristiana americana ha pubblicato addirittura “Un corso in miracoli”, per trasformare completamente la propria vita e operare miracoli nella propria vita e nella altrui.
La tecnica hawaiana dell’Ho-Oponopono ha lo stesso fine.
Formatori motivazionali come Joe Vitale hanno scritto libri dal titolo “Expect miracles” o “Corso di risveglio”, dove si dice esplicitamente che il risveglio e l’illuminazione avvengono quando si raggiunge l’unione col divino.
Chiunque applichi costantemente i principi di questi libri, o di altri similari, sa perfettamente che vedere operare miracoli a un certo punto del proprio cammino diventa la normalità.
Ovviamente la scienza ufficiale contrasta tutto questo e fa di tutto per ridicolizzare persone, come Sai Baba, che operavano miracoli giornalmente.
L’ottusità della scienza e del razionalismo può essere esemplificata con questo episodio; un giornalista di intelligenza eccezionale come Tiziano Terzani, recatosi a smascherare i trucchi di Sai Baba e non essendoci riuscito, concluse che “non gli era stato possibile capire dove era il trucco”.
In altre parole, pur di fronte a miracoli palesi, si arriva a negare l’evidenza e concludere che il trucco deve esserci senz’altro.
Gustavo Rol (per chi non lo conoscesse, era un personaggio famoso in certi ambienti torinesi, che materializzava o smaterializzava oggetti, e guariva spesso persone) nel 1986 disse: “Piero Angela ha mentito su quanto mi ha veduto fare, nel modo che l’ha veduto fare e su quanto mi ha sentito dire. Io sono convinto che egli abbia agito col deliberato proposito di distruggere in me la dimostrazione di tutto ciò che lo spirito umano può compiere quando si ispira a Dio.”
Riconoscere la possibilità che persone come Natuzza Evolo, Maria Valtorta, Teresa Neumann, Padre Pio, e tanti altri, facessero normalmente miracoli, ma che miracoli li facciano normalmente anche yogi indiani, monaci buddhisti o persone comuni, porterebbe molta, troppa gente, a interrogarsi sul rapporto tra l’uomo e Dio.
E questo, per l’élite al potere, non deve essere permesso.
La gente deve rimanere razionale, scettica, scientifica, perché solo in questo modo, tenendola nell’ignoranza e blindando questa ignoranza con la superbia della conoscenza scientifica, si ha la certezza di avere le masse in pugno.

Per concludere, il concetto di religione universale, di cui tanto si parla, non è – come sostengono ottusamente molti cattolici – una religione satanica imposta dall’alto con regole uniche per tutti.
E’ la religione dell’amore universale, ove si riconoscerà che se esiste un Dio, questo è unico per buddhisti, induisti, cristiani, come per indigeni dell’Amazzonia o Pellerossa, dove si riconoscerà che le varie religioni sono solo strade diverse, adeguate alla cultura del soggetto, per arrivare al rapporto con Dio, e dove si riconoscerà finalmente all’altro lo stesso diritto, la stessa libertà, la stessa dignità, che si riconosce a se stessi. Dove cristiani, musulmani, ebrei, induisti, saranno finalmente convinti del valore identico che hanno le varie religioni.

6. L’amore satanico e l'amore per le società segrete che operano il sacrificio umano.

A questo punto si può rispondere ad una domanda che nella mente mi è risuonata per anni, e che è stata l’oggetto della mia ricerca per tutti gli anni dal 2005 ad oggi.
Come è possibile che un Ordine come quello della Rosa Rossa possa rifarsi a concetti cristiani e utilizzare la rosa come simbolo; come è possibile che nei libri di magia nera si possa fare riferimento a Cristo, ai santi, e spesso all’amore?
Come è possibile che anche Aleister Crowley potesse parlare di “amore” e avere come motto “amore sotto il dominio della volontà”?
Tempo fa ho parlato al telefono con un personaggio di spicco della Rosa Rossa, entrato anche nelle cronache giudiziarie ufficiali grazie ai suoi scritti e al suo lavoro. La cosa che mi ha colpito era il fatto che stesse in (parole sue) “ritiro spirituale in un monastero buddhista”, e nella conversazione mi colpì molto quando si rallegrò della morte di Gabriella Carlizzi definendola “una buona cosa”. Mi sono domandato per anni come fosse conciliabile il fatto di praticare il buddhismo ed essere vegetariano col praticare sacrifici umani e rallegrarsi della morte altrui (peraltro una persona che crede nella reincarnazione come lui, dovrebbe essere consapevole che non si muore semplicemente con la morte del corpo fisico).

La ragione è questa.

I concetti esoterici e spirituali sono uguali per tutti, per buoni o cattivi, santi o malfattori. Per credere in Satana occorre credere anche in Dio. Un famoso detto dice infatti “credere in Dio non ti salverà; anche Satana crede in Dio, anzi, nessuno crede in Dio come Satana”.
Il potere della forza di volontà e i principali concetti esoterici sono utilizzabili in senso positivo o negativo. Tant’è vero che Crowley aveva in una delle sue case due stanze, una per i riti di magia nera e una per quelli di magia bianca.
La meditazione può essere utilizzata per rafforzare il proprio potere di fare il bene o di fare il male.
Quanto all’amore, come forza di attrazione, può essere indirizzato verso il bene o verso il male.
Il serial killer, in qualche misura, “ama” quello che fa; ama il delitto, si sente attratto da esso.
Chi fa un sacrificio umano spesso non odia la vittima; ama il sacrificio, ama quello fa, ama l’organizzazione cui appartiene e che gli dà forza, ma non “odia”. Nessuno fa il male per il gusto di farlo, ma solo perché pensa che quello è per lui un bene, sia pure solo per se stesso; e ovviamente pensa che non ci sia altro bene migliore rispetto a quello che persegue lui.
Tempo fa parlando con una persona particolare, questa spiegava a me e Stefania come un certo personaggio considerato un serial killer è invece una persona buona; “talmente buona – disse – che quando uccide la vittima insieme agli altri, la uccide perché è costretto, ma usa delle sostanze per addormentare la vittima e non farla soffrire, dicendo agli altri che in qualche modo quella sostanza prolungherà l’agonia della vittima. Così tutti sono convinti di prolungarne il dolore, mentre invece la verità è che la persona prescelta soffre meno”.

Il satanista, quello vero e spirituale, “ama” Satana. Ricordo ad esempio un satanista che ho conosciuto tempo fa che mi ha detto: “Amare Satana è la cosa più bella che ci sia”.
Va detto che molti satanisti sono tali perché ritengono che la Chiesa cattolica sia il vero regno del male sulla terra e rappresenti la vittoria del demonio sulla società occidentale, quindi il loro richiamo a Satana è un richiamo all’avversario della Chiesa cattolica, e in tal senso rappresenta l’instaurazione del vero regno di Cristo, ma a questo punto il discorso si complica troppo; per semplificare rimaniamo all’equazione Satana=male.

A questo punto, venendo al problema dei “miracoli”, la domanda è: perché la magia nera (che altro non è che la produzione di miracoli cattivi, destinati a distruggere anziché creare) funziona?
La risposta è che anche il mago nero è in armonia col divino e opera in accordo con le leggi divine; si tratta di divinità infernali, nere, negative, ma pur sempre vere e proprie divinità.
Come il mago bianco impara a guarire e a fare il bene, quando capisce alcune delle leggi divine, il mago nero impara a uccidere o a far ammalare tramite la magia nera, sempre grazie alle conoscenze delle leggi della natura.

Ciò fa nascere spontanea un’altra domanda: ma se è sempre amore, che differenza c’è tra seguire gli insegnamenti del Vangelo, o quelli della Bibbia di Satana di Anton LaVey?
Perché uno dovrebbe cercare di imitare Cristo anziché Satana?
Perché dovrebbe aiutare gli altri a guarire, anziché praticare magia nera per distruggere i propri nemici?
Perché dovrebbe volere il bene dell’altro, anche del proprio nemico, e non il male dell’altro?
Perché scegliere gli insegnamenti e i libri di Yogananda o Steiner, e non quelli di Michael Aquino o Anton LaVey?

La risposta la dà Swami Kriyananda in un suo libro bellissimo, “Supercoscienza”: chi segue la strada del male non è mai felice. Fare il bene, e seguire la strada dell’amore, rende felici. Fare il bene dell’altro, inoltre, fa stare bene l’altro e quindi aumenta anche il nostro benessere. Farlo star male, al contrario, significa scatenare anche contro di noi un’ondata di negatività. Scatenare una guerra significa scatenare una reazione a catena che scatenerà altre guerre e che alla fine si riverserà su di noi, sui nostri figli, sui nostri amici. Fare il bene dell’altro significa invece scatenare un’onda di bene che si propaga nell’ambiente circostante e fa stare bene anche noi.
Il serial killer non è felice, non irradia gioia, non si gode la vita. Le persone potenti non danno mai l’impressione di persone felici.
Totò Riina emana un’impressione di potenza, di forza, di autorevolezza, ma non di felicità.
Molte delle persone con cui in questi anni mi sono rapportato, e che erano interne ad organizzazioni criminali, erano ricche, potenti, famose; ma non erano felici.
Arthur Edward Waite era una persona sapiente, era potente, ma non era felice.
Leggendo la biografia di Crowley si è spinti a cercare altre strade ed altri modelli, perché la sua vita può anche essere letta come la vita di un uomo infelice, che ha sempre cercato la felicità senza mai trovarla.
Vedendo le vicissitudini, i volti, e ascoltando le parole di molti personaggi politici, si è spinti istintivamente a non prenderli come modelli positivi.
E’ sufficiente invece sentir parlare il Dalai Lama o Yogananda, per essere presi dalla voglia di seguire il loro esempio e scoprire il segreto della loro felicità.

Inoltre, il serial killer, l’assassino, pur amando l’omicidio, la strage, il sangue, non amano né loro stessi né gli altri; quindi finiscono per distruggere tutto, compresi loro stessi.
Amano, insomma, un oggetto sbagliato, che produce più morte di quanta vita possa produrre; e dunque la morte, l’odio e la distruzione che col loro comportamento producono, finiscono per ritorcersi anche contro loro stessi.
Per fare un paragone, il serial killer è come il piromane che ama il fuoco e quindi incendia i boschi; dopo un po’ però, se tale forza incendiaria non è canalizzata, finirà per restare senza materiale da incendiare, e finirà anche in galera.
Il serial killer, quindi, soddisfa un impulso momentaneo e lì per lì è appagato; fa quel che fa perché non può essere diverso da come è, e malgrado tutto cerca il bene, anche se magari solo il “suo” bene.
Ma genera un’ondata di odio e negatività che si ritorce contro lui, i familiari e le persone attorno, e generalmente poi ciò lo porta ad avere una vita infelice, nel continuo tentativo di dissimulare, nascondere, e soprattutto nell’impossibilità di essere appagato sempre, in ogni momento.
Il serial killer e l’omicida professionista sono quindi persone in cui è totalmente assente l’amore nelle principali manifestazioni della vita quotidiana, profondamente infelici, incapaci di amare, amarsi ed essere amati.
Scrive Daniel Givaudan che la cattiveria è semplicemente l’impossibile richiamo dello sconforto, il tentativo di un essere umano infelice di vedere se può raggiungere la felicità distruggendo ciò che ha accanto, come i bambini quando, non sapendo cosa li rende insoddisfatti, iniziano a distruggere i loro giocattoli.

Ecco quindi perché tra il bene e il male bisognerebbe scegliere il bene.

Affinché l’umanità migliori, dobbiamo prima di tutto diventare felici noi e poi propagare questa felicità agli altri, facendo il bene dell’altro.
Non bisogna però dimenticarsi che per migliorarci, e per fare il bene dell’altro, il male è comunque necessario, perché non si potrebbe percepire il bene senza il male, non possiamo capire cosa ci fa stare bene se non proviamo anche ciò che ci fa stare male, ed è solo grazie alle prove che il male ci mette davanti che possiamo spingerci sempre di più verso il bene e migliorare noi stessi.
Solo grazie alle guerre si troverà un giorno la pace.
Solo grazie a Satana, talvolta, si può scoprire Dio, e da un certo punto di vista può dirsi che “Satana è quella parte di Dio che non si è ancora riconosciuta come tale”.
E solo grazie alla Rosa Rossa è stato possibile fare questo percorso di ricerca e conoscenza, per me e per tutti quelli che, da queste letture, hanno tratto un qualche insegnamento, riflessione, o conoscenza in più.
Era anche questo che voleva dire Cristo quando diceva “ama il tuo nemico”: non significa un generico e smielato dare un bacetto a colui che ti vuole uccidere, ma significa ringraziare il destino che ti ha messo davanti un’opportunità di crescita, ricordandoci che se tutto si deve alla volontà di Dio, anche il nostro nemico è uno strumento di Dio (il termine Satana, ricordiamolo, significa l’avversario); per poter concludere, alla fine, che non esiste alcun nemico tranne noi stessi.

Ogni giorno di più, mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità.
- Gustavo Rol -

7. Letture consigliate.

Rhonda Byrne: The secret, The magic, The power
Salvatore Brizzi, Il bambino e il mago
Sri Aurobindo, Le religioni
Paramahansa Yogananda, La scienza della religione
Dalai Lama, Le religioni sono tutte sorelle

Per capire la figura di Gesù dal punto di vista spirituale:
22QMasiach Il giusto perfetto, di Carmelo Maria Carlizzi, Mondeditori
Daniel Givaudan, Le strade di un tempo - Memorie di un esseno vol. 1 e 2

Ama liberamente ogni creatura secondo il tuo cuore
Ama allo stesso modo gli animali, i fiori, le stelle, ospitandoli nel tuo cuore
Liberati dalla schiavitù del pensiero e affida tutto te stesso al tuo cuore
Purifica il tuo cuore dalle ombre della ragione
Cammina sulla strada del cuore se vuoi raggiungere il regno dell’amore
E’ il cuore che ti porta al tuo Dio, onorane la magnificenza
Vivi le emozioni del cuore poiché esse annunciano l’amore
Dona agli altri ciò che più ami, e riceverai da Dio il dono dell’amore
Apri la tua porta con la chiave del cuore e vi troverai l’amore
Rispetta il linguaggio del tuo cuore e rispetterai Dio, il Dio dell’amore

Dalla legge dell’amore, canalizzata da Gabriella Carlizzi in Terra Santa (anno 2010)
Tratta dal libro: 22QMasiach Il giusto perfetto, di Carmelo Maria Carlizzi, Mondeditori.

Il dovere senza amore rende uggiosi
Il dovere compiuto nell’amore rende equilibrati.

La responsabilità senza amore rende spietati
La responsabilità esercitata con amore rende equilibrati

La giustizia senza amore rende duri
La giustizia praticata con amore rende coscienziosi

L’educazione senza amore rende contraddittori
L’educazione praticata nell’amore rende pazienti

La saggezza senza amore rende scaltri
La saggezza esercitata nell’amore rende comprensivi

La gentilezza senza amore rende ipocriti
La gentilezza con amore rende buoni

L’ordine senza amore rende meschini
L’ordine esercitato nell’amore rende magnanimi

La competenza senza amore rende prepotenti
La competenza esercitata nell’amore rende degni di fiducia

Il potere senza amore rende violenti
Il potere esercitato nell’amore rende disponibili all’aiuto

L’onore senza amore rende superbi
L’onore praticato nell’amore rende moderati

Il possesso senza amore rende avari
Il possesso praticato nell’amore rende liberali

La fede senza amore rende fanatici
La fede praticata nell’amore rende tolleranti

Hans Kung, Cristianesimo, pag. 66-67.
paolofranceschetti.blogspot.it

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